08 maggio 2013

LA STORIA DI UN FORESTALE CHE DA 25 ANNI FABBRICA MANUALMENTE STRUMENTI A CORDA


L'arte di creare strumenti musicali. La storia di un forestale che da 25 anni promuove la liuteria

«Viaggio» nella dimensione del suono

Giacomo Spalletta col figlio Giuseppe e Gaetano Capostagno
Foto lasicilia.it


Mazzarino. Il "maggio mazzarinese" tra folclore, fede, poesia, cultura, ma anche "artigianato musicale", ovvero l'arte di creare a mano strumenti musicali. Sono in corso fino all'8 maggio nei locali dell'oratorio salesiano diversi eventi (master, esposizione di lavori di liuteria, prova di strumenti) organizzati dal "maestro" di liuteria Giacomo Spalletta, il musicista Gaetano Capostagno, la Proloco, in collaborazione con la confraternita Signore dell'olmo, la Confcommercio e l'istituto Figlie di Maria Ausiliatrice diretto da suor Carla Monaca.
Un viaggio nella dimensione del suono per tanti musicisti e non, appassionati di musica o semplici visitatori. Giacomo Spalletta (54 anni, mazzarinese) un passato da pittore e scultore, è operaio forestale stagionale ma da oltre 25 anni fabbrica manualmente strumenti a corde e ad arco, e ne possiede una vasta collezione che ha deciso di uscire dal proprio laboratorio per far conoscere e promuovere la cultura della liuteria, un'arte e una scienza che richiede intuizione, tanta sensibilità e abilità manuale.
Ma come nasce questa passione?
«Per caso, circa 20 anni fa mi trovavo a Caltanissetta dove il mio primogenito Giuseppe studiava chitarra. Mentre passeggiavo sentii un suono di violino provenire da una finestra, incuriosito ho suonato il campanello e si affacciò un signore che mi accolse e mi accompagnò in una stanza dove una bambina di circa 12 anni suonava Bach. Quel suono mi è rimasto impresso nella mente. Passarono mesi e un altro incontro mi riaccese quel ricordo, un mio amico il dott. Gaetano Tisa teneva sotto braccio un libro dal titolo "come si costruisce un violino". Glielo tirai da sotto il braccio, lo sbirciai e decisi di approfondire la materia. Iniziai così a procurarmi utensili e legni per realizzare i primi violini ma insoddisfatto del risultato finale, distruggevo sempre le mie prime creazioni».
Questa sensibilità "ingenua e innata" dove lo porta negli anni?
«Volevo a tutti i costi capire dove avevo sbagliato. Andai a Cremona nella patria della liuteria, del sommo Stradivari, di Guarneri, Del Gesù e Antonio Amati. Mi documentai acquistando libri di tecnologia, di suono, fisica, chimica. Mi misi in contatto con alcuni maestri tra cui il grande Renato Scrollarezza, e iniziai a studiare queste complesse discipline».
E se dovessimo definire la liuteria?
«La liuteria è un'arte, è un misto di architettura, pittura, scultura che richiede genio creativo perchè consiste nel lavorare materiali vivi e diversi nella loro struttura organica come il legno. E quindi è anche meccanica, fisica, chimica. E' affascinante scoprire il suono dalla lavorazione di due pezzi di legno, è come assistere al miracolo della natura che si manifesta nella sua bellezza».
Che tipi di legni utilizza per costruire gli strumenti ad arco e a corde?
«L'acero marezzato dei Balcani che è un legno duro ideale per il manico, la chiocciola, per le fasce, il fondo e il ponticello, l'ebano dell'Africa per la tastiera e la cordiera, mentre per il coperchio si utilizza l'abete rosso delle Dolomiti, ideale anche per la tavola armonica che è la parte più importante del corpo».
Che tipo di vernici usa?
«Tutto influisce sul suono, anche le vernici e le colle, non quelle chimiche ma resine vegetali e animali. La voce e la timbrica dipendono anche dalle vernici che danno libertà alla tavola di vibrare e di propagare meglio il suono. Ho delle formule del 1600 che utilizzo ancora per creare questi composti utilizzando cenere come base».
Lei sostiene che ogni strumento ha la fisionomia del corpo umano, in che senso?
«Analizziamo bene il corpo umano, esso ha una testa, il collo, il petto, la schiena, i fianchi ecc. Se esaminiamo il corpo di un violino notiamo tutti questi elementi, la testa è la voluta o chiocciola, essa si prolunga verso il manico (collo) con una specie di cassettina dove dipartono le corde. Il manico dunque il collo unisce la testa al corpo che è rappresentato dalla cassa armonica, la parte più complessa perché contiene più organi proprio come il nostro corpo. E all'interno di questa tavola armonica, nel fondo troviamo l'anima, un bastoncino di abete di 6 cm circa che cambia a seconda dello strumento e che serve per la trasmissione del suono. Senza l'anima un essere umano non ha senso e lo stesso vale per gli strumenti, senza l'anima lo strumento non ha voce».
E' questa "anima" che lei va cercando quando costruisce i suoi strumenti musicali?
«Esattamente e la tavola armonica è l'organo più importante da cui dipendono il suono e la potenza dello strumento. Costruire uno strumento è come costruire un'opera architettonica che contribuisce a dare personalità allo strumento».
Insomma, da questa affascinante descrizione scopriamo che il signor Spalletta, da autodidatta, riesce a dare vita anche a strumenti musicali ormai sordi, rimettendoli in buona forma come si fa con un atleta in una vera e propria metamorfosi.
Ma in quanto tempo e qual è lo strumento più curioso che ha realizzato?
«Impiego circa 130 o 140 ore di lavoro in 1 mese. L'impresa più curiosa è aver trasformato un vecchio tavolo di oltre 100 anni in noce nazionale in una chitarra classica per mio figlio Giuseppe. Ho una grande collezione di strumenti barocchi, mandolini ispirati a modelli del 700 e 800, arpe ma anche un contrabbasso con l'immagine del principe Carafa, che fu un grande cultore di musica».
Come nasce la collaborazione con il liutaio Spalletta? Lo chiediamo al musicista Gaetano Capostagno, promotore del 1° Sicily guitar day nel 2011.
«Il liutaio non può vivere senza musicista e il musicista senza il liutaio e per questo insieme ad un gruppo di musicisti e appassionati di strumenti musicali vogliamo far conoscere quello che per noi rappresenta il top della liuteria e della chitarra moderna. Il signor Spalletta è generoso, regala i suoi strumenti e fa questo solo per passione e soprattutto va incontro alle esigenze dei musicisti. Quelli del liutaio Spalletta sono pezzi unici, non come lo standard industriale. Non è dunque il musicista che si adegua allo strumento ma è il liutaio che va incontro alle nostre aspettative creando prodotti personalizzati e ci permette di assistere alla progettazione dello strumento, sia classico che elettrico, fino alla prova del 9, cioè quella del suono. Dal 6 all'8 maggio i mazzarinesi e tutti i visitatori che si trovano qui per partecipare al mese dedicato al nostro Signore dell'olmo, assistono davvero a qualcosa di grande e unico».
Il liutaio Spalletta sostiene di andare alla ricerca dell'anima, del suono perfetto e di trascurare la forma, l'estetica. E' d'accordo in questo?
«Assolutamente no, da scultore e pittore il liutaio Spalletta dimostra grande abilità anche nell'estetica, basta vedere gli intarsi con cui dà il tocco finale allo strumento. Inoltre realizza anche i ponticelli e le mascherine per chitarre elettriche in legno o in osso piuttosto che in metallo. A Mazzarino ci sono piccoli futuri chitarristi ma anche il grande Giuseppe, affermato a grandi livelli, e Filippo, (entrambi figli di Giacomo) e anche grazie a questi talenti è doveroso avviare scambi "musicisti e liutai". E noi direi che realizziamo il suo sogno, cioè trasmettere i segreti di quest'arte e condividere la progettazione di uno strumento per ottenere insieme il risultato finale: "uno strumento con un corpo e un'anima"».
Co. S.

07 Maggio 2013






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