Lettera aperta a Sua Eminenza Cardinale Paolo Romeo
Foto flaipalermo.it
In questi mesi i lavoratori forestali sono stati al centro di una campagna di denigrazione in quanto il settore e’ considerato fonte di sprechi e di attivita’ assistenziale.
Qualsiasi ragionamento sul tema,inizia sempre con il luogo comune:” l’esercito dei lavoratori forestali bla,bla,bla…”.
Si sa che nell’epoca dell’apparire e non dell’essere, combattere i luoghi comuni e’ difficile anche se si portano a sostegno della propria tesi ragionamenti seri ed approfonditi.
Francamente non ci saremmo aspettati un discorso così duro verso i lavoratori forestali.
Per questa ragione alle argomentazioni, scegliamo di far parlare i numeri.
La Sicilia proprio perché non possiede le foreste, detiene il 77% del territorio a rischio di dissesto idrogeologico e una vasta area e’ destinata alla desertificazione;
La Regione interviene su circa 500000 ettari di superficie forestale e gestiste 288.000 ettari di aree boscate che essenzialmente trattasi di boschi storici con compiti di salvaguardia ambientale e difesa del suolo;
La Regione gestisce 5 Parchi ( Parco delle Madonie,Parco Dei Nebrodi,Parco dell’Etna,Parco dell’Alcantara,Parco dei Sicani) e 79 Riserve Naturali esistenti nelle 9 provincie siciliane. Solo per citarne alcune più conosciute: Monte Cammarata,Sughereta di Niscemi,Bosco Santo Pietro,le Isole Eolie,Bosco di Ficuzza,Oasi faunistica di Vendicari,la Riserva dello Zingaro.
Sono esattamente 16 anni che per effetto di una Legge regionale, nel settore forestale non avvengono nuove assunzioni,determinando la riduzione del numero degli addetti da 35000 agli attuali 26000. Di questi 7000 impiegati nell’attività dell’Antincendio e 18000 nelle attivita’ di costruzione,manutenzione e prevenzione dei boschi.
Di tutti gli addetti, 10000 effettuano 78 giornate di lavoro annuo, 10000 effettuano 101 giornate annuo, 5000 effettuano 151 giornate annuo e un migliaio circa sono a tempo indeterminato. Se si rapportassero in numero totale delle giornate di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato si avrebbero circa 6000 lavoratori salariati fissi.
Un luogo comune diffuso difficile da sradicare, e’ dovuto dall’idea che sono i forestali a bruciare i boschi, perché in questo modo si assicurano il lavoro o lavorano di piu’.
A tale riguardo bisogna sapere che i lavoratori effettuano sempre lo stesso numero di giornate per la fascia occupazionale di appartenenza,indipendentemente dagli incendi o da altri fattori.
Sul fronte degli incendi vogliamo sottolineare due aspetti:
- che mediamente ogni anno 2/3 lavoratori perdono la vita durante le operazioni di spegnimento degli incendi nei boschi,con irreparabile danno per le loro famiglie
- che tra tutte le persone arrestate in flagranza di reato di incendi dolosi,nessun operaio forestale e’ stato arrestato.
Così come e’ giusto che si sappia che ad intervenire per sgomberare i luoghi da fango e dai detriti dei disastri ambientali di Giampilieri e Saponara, sono stati proprio gli operai forestali e i lavoratori dell’Ente di Sviluppo Agricolo,lavorando gratis perché il rapporto di lavoro era terminato.
Si potrebbe continuare nel dire che un euro speso in prevenzione e difesa del suolo nel territorio, ne farebbe risparmiare nove, che si stima servirebbero per la ricostruzione,senza calcolare l’inestimabile perdita di vite umane,che nessuno e’ chiamato a pagare.
Si potrebbe controbattere che mentre la Banca Centrale Europea ha destinato 100 miliardi di euro al sistema bancario,vero artefice della crisi,perché se no tutto crolla, e non si trova motivo di scandalo, mentre circa 300 milioni di euro ( questa probabilmente sarà la spesa per tutto il settore) serviranno per una vita appena dignitosa di 26000 famiglie e’ si invocano gli sprechi.
Si potrebbe argomentare che ci sarebbero valide motivazioni anche se si esamina l’intervento nel settore sul piano sociale: primo, si e’ evitato lo spopolamento del territorio di Comuni destinati a scomparire e secondo, si e’ evitato di ingrossare le fila dei disoccupati in una terra in cui ancora oggi la criminalità organizzata cerca di esercitare il controllo del territorio.
Il sindacato confederale nel difendere il diritto al lavoro e della dignità umana, non ha fatto mai come lo struzzo, e in diverse occasioni e ai diversi Governi ha presentato proposte scritte per la riforma dell’intero settore,al cui centro ci sono il territorio,la difesa del suolo e la salvaguardia ambientale per creare sviluppo produttivo e lavoro stabile.
Una cosa pero’ crediamo: che le vere riforme debbano essere portatrici di innovazione e di crescita. Sarebbe troppo facile pensare che i processi di riorganizzazione la debbano pagare solo i lavoratori in termini di diritti e di occupazione,perché alla fine sarebbe come dire che a pagare i costi della crisi sono sempre gli stessi: gli ultimi e i più deboli.
Quando questo accade la gente si smarrisce,non ha più punti di riferimento validi e a pagarne le conseguenze e’ sempre il vivere civile,la democrazia.
Palermo, 02 Novembre 2012
02 Novembre 2012
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