06 novembre 2012

IMPOSSIBILE ASSUMERE SENZA CONCORSO


 
Impossibile assumere senza concorso
di Liliana Rosano

Consiglio di Stato, Corte dei Conti in sede di giudizio di parifica e Corte Costituzionale hanno più volte ribadito il principio. Crocetta si preoccupi di preservare il buon andamento e l’imparzialità (art. 97 Cost.) della Pa regionale

Palermo - Il neo presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, ha parlato di “rivoluzione” nella politica siciliana. Ha promesso un cambio di rotta rispetto alle politiche precedenti che hanno governato l’Isola. Ora vedremo quale sarà la sua posizione rispetto alle stabilizzazioni dei precari, una sorta di “spada di Damocle” della politica siciliana.

Un fardello che i governatori precedenti non sono riusciti a gestire e che anzi hanno incrementato e promosso con la politica tanto sbandierata delle stabilizzazioni che ha tanto assicurato un serbatoio di voti. La Costituzione è chiara e non lascia adito a nessun dubbio: “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione.

Nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari.
Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”. Concorso è la parola chiave: nella pubblica amministrazione il concorso assicura (o almeno dovrebbe) l’imparzialità e la buon andamento. Un concetto che è stato più volte ribadito e ripreso anche da altri organi istituzionali come la Corte Costituzionale, la Corte dei Conti ed il Consiglio di Stato.

Consiglio di Stato
Proprio i giudici quest’ultimo organo si sono pronunciati di recente nell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato n. 17/2012, avente come oggetto il ricorso di ricercatori e professori universitari che erano risultati idonei ad una procedura concorsuale per il passaggio di qualifica. L’Università ha adottato il cosiddetto “blocco delle assunzioni” per il contenimento della spesa. L’organo, affermando l’assoluta contrarietà a qualunque modalità diversa dalla selezione pubblica, ribadisce ancora una volta il dettato costituzionale posto a fondamento del buon andamento e imparzialità della Pa. E ciò sia con riferimento all’assunzione in ruolo di nuovo personale, che ai passaggi a mansioni superiori (es. da funzionario a dirigente). In questo caso si legge, “il divieto dell’assunzione di nuovo personale non persegue solo lo scopo di evitare l’incremento di spesa, ma mira anche alla finalità di guidare l’ente universitario al rientro nei parametri, costringendolo a sospendere il reclutamento di personale e concorrendo a sostenere quella complessa opera di miglioramento qualitativo del servizio universitario che il legislatore si è prefisso”.

Si legge ancora nel testo del Consiglio di Stato: “il principio del concorso come strumento di accesso all’impiego pubblico (art. 97, comma 3, Cost) comprende sia le procedure preordinate all’ingresso ex novo di personale nei ruoli dell’amministrazione sia quelle finalizzate al passaggio dei dipendenti ad una qualifica superiore. La regola del concorso pubblico si atteggia, in definitiva, a principio costituzionale, passibile di deroga solo nell’ipotesi in cui la progressione non determini la novazione, con effetti estintivo-costitutivi, del rapporto di lavoro preesistente. La Corte costituzionale, in sede di interpretazione della portata della regola del concorso pubblico, ha altresì sottolineato che la facoltà del legislatore di introdurre deroghe al principio del concorso pubblico aperto è stata delimitata in modo rigoroso, potendo tali deroghe essere considerate legittime solo quando siano funzionali esse stesse alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione e ove ricorrano peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico idonee a giustificarle (ex plurimis, sentenze n. 52 del 2011 e n. 195 del 2010)”.

Corte Costituzionale
Una delle ultime sentenze (42/2011) della Corte Costituzionale, ha bocciato più volte i tentativi di stabilizzazione nel campo sanitario del governatore Nichi Vendola, dichiarando l’illegittimità dell’atto di stabilizzazione. I giudici hanno motivato la loro decisione dichiarando che “la stabilizzazione del personale così detto precario può rappresentare una scelta di carattere discrezionale del legislatore come misura rispondente a criteri di politica sociale e, quindi, un’ammissibile deroga al predetto principio fondamentale dell’impiego con le Amministrazioni pubbliche, ma non può arrivare a sovvertire in toto la normativa positiva vigente espressione di principi costituzionali consolidati”. Importante ed illuminante è un passaggio della sentenza in questione in cui la Corte ricorda che: “Non può, tuttavia, ritenersi sufficiente, a tal fine, la semplice circostanza che determinate categorie di dipendenti abbiano prestato attività a tempo determinato presso l’amministrazione (sentenza n. 205 del 2006), né basta la «personale aspettativa degli aspiranti» ad una misura di stabilizzazione (sentenza n. 81 del 2006”).

Corte dei Conti Sicilia
Anche la Corte dei Conti, Sezioni riunite in sede di controllo per la Regione siciliana, ha più volte espresso chiaramente la sua contrarietà alla pratica delle stabilizzazioni nella pubblica amministrazione siciliana. Lo ha fatto anche nel Giudizio di Parifica al Rendiconto consuntivo della Regione Siciliana per l’anno 2011 dove si legge:  "Tra le cause che hanno contribuito all’incremento della spesa merita attenta riflessione merita il fenomeno delle c.d. stabilizzazioni. La Corte, già in passato, ha rilevato come il diffuso fenomeno del precariato all’interno del pubblico impiego ha radici profonde, legato com’è all’irrisolta questione di profonda difficoltà economica e di declino di tutto il Mezzogiorno e derivante dall’incapacità del tessuto produttivo di assorbire la forza di lavoro espressa nella Regione; di talché il settore pubblico è stato utilizzato per arginare il relativo disagio sociale attraverso politiche assunzionali di portata superiore alle effettive esigenze. Ha anche ricordato che l’avvio dei processi di stabilizzazione, pur tenendo conto delle peculiarità del contesto socio economico, deve coniugarsi con i principi costituzionali di buon andamento e di selettività nell’accesso, come richiesto dalla legislazione più recente e dalla giurisprudenza costituzionale, nonché con le effettive necessità funzionali degli enti in relazione ai propri fabbisogni programmati e all’assetto complessivo dei servizi erogati. Inoltre, l’attuazione delle stabilizzazioni non può prescindere dal rispetto dei vincoli generali di finanza pubblica, e dalle esigenze di salvaguardia degli equilibri di bilancio, in un più generale quadro programmatico che tenga conto della sostenibilità dei relativi oneri nel medio – lungo periodo".
 
 
I precari, un esercito di più di 75 mila persone
 
Cosa farà il neo presidente Rosario Crocetta con l’esercito dei precari siciliani?
Un esercito che conta 75.746 privilegiati che lavorano in tutti i rami della pubblica amministrazione. A cominciare dagli enti locali dove i precari ammontano a 22.500. Per non parlare poi dei forestali, su cui non sono mai mancate le polemiche. L’esercito dei “guardiani dei boschi siciliani” fino ad  oggi ha reclutato fino a 27 mila precari  che si uniscono ai 1800 degli sportelli multifunzionali e ai 1446 dei consorzi di bonifica.
Anche nella formazione si fa incetta di precari. In questo settore strategico si contano fino a 10 mila precari mentre i lavoratori socialmente utili sono 7 mila. Chiudono i 6 mila occupati che svolgono attività socialmente utili. E mentre i precari aumentano, anche i disoccupati avanzano. Questi ultimi, secondo la fonte Istat 2009, in Sicilia sono 248.094 esclusi perché non privilegiati nell’accesso alla pubblica amministrazione.
Ora il presidente Crocetta che ha parlato di cambiamento e di rivoluzione durante la sua campagna elettorale e che ha promesso, non appena eletto, che “taglierà” fuori dirigenti e consulenti di troppo, dovrà fare i conti anche con loro: l’esercito dei precari.
 
06 Novembre 2012



1 commento:

  1. Gaetano, operaio della manutenzione6 novembre 2012 alle ore 20:42

    Potete far sapere alla signora Rosano che noi non siamo, e non siamo mai stati, dei guardiaboschi, ma che, soprattutto nella manutenzione, ci viene fatto assoluto diniego per eventuali interventi in caso di incendio e poi, soprattutto non apparteniamo alla pubblica amministrazione e che quindi non possiamo, e soprattutto non vogliamo, essere annoverati tra i precari di tale settore. Non mi è stato possibile scrivere questo direttamente nell'articolo perchè mancava la sezione commenti, qundi lo scrivo qui.

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