29 ottobre 2012

PROBLEMI VERI COME IL LAVORO


Tanti show, molti veleni, ma poche proposte concrete per affrontare la crisi

Outing, insulti, inciuci, fuorionda e querele battono il default



Giovanni Ciancimino
Palermo. Oggi giornata di riflessione (si fa per dire). In altri tempi la vigilia era considerata giornata di «raccolta», mobilitazione porta a porta. Oggi chissà. Ieri si è conclusa una maratona frivola. Non sarebbe fuori luogo il richiamo alla famosa trasmissione televisiva «chi l'ha visto? ». La massa certamente no. Anche perché è stata una campagna elettorale, fiacca, deludente, priva di particolare attenzione sui reali problemi della Regione a rischio default: delle partecipate, veri carrozzoni mangia soldi, che ne sarà?; e dei 100 mila precari?; come si farà fronte alla voragine di 6 miliardi di debiti e ai buchi dei comuni che passeranno nel conto in rosso della Regione?; come e quando saranno pagati i crediti per 5 miliardi alle imprese? E ci sono problemi come il lavoro, le regole, i fondi europei, aiuto alle famiglie, i tagli alle spese della politica.
Ben 25 mila forestali e 7 mila operatori della formazione professionale hanno protestato riversandosi davanti ai palazzi della Regione, protetti dai blindati di polizia e carabinieri. Rivendicazioni avanzate anche dai 18 mila precari degli enti locali, gran parte dei quali tra due mesi sarà rispedita a casa. Destino simile ai 2.200 operai della Fiat e dell'indotto che a fine anno perderanno l'assegno di cassa integrazione. Poi l'incubo del licenziamento.
Sfiorato il problema della raccolta dei rifiuti: la chiusura degli Ato che hanno accumulato debiti per un miliardo di euro.
Quale risposta al tasso di disoccupazione del 20% (tra i giovani è vicino al 60%). E tanti altri problemi della vita quotidiana.
Di questi problemi in campagna elettorale si è parlato molto superficialmente. Semmai ci si è distinti per le gaffes, il cortile, le amenità che nascondono superficialità politica. Non sono stati attenzionati a sufficienza gli scettici.
Ripetiamo, amenità e cortile. L'esordio è stato di Rosario Crocetta (candidato del centrosinistra), omosessuale dichiarato: «Se diventerò presidente della Regione dirò addio al sesso e mi considererò sposato con la Sicilia. «Guidare la cosa pubblica è come entrare in un convento e non ho neanche più l'età per certe scorribande».
A fare outing ci ha pensato Gianfranco Miccichè (candidato Gs, PDS; Fli): «Da giovane ho fumato qualche canna» ammetteva ai conduttori de La Zanzara su Radio24, rivelando di avere provato anche le droghe pesanti e aggiungendo di essere favorevole alla legalizzazione della prostituzione.
A Giovanna Marano (Sel, Idv e Federazione della sinistra) sono arrivati insulti e veleni. Crocetta le ha dato della «scema» per avere affermato che non farà accordi post-voto con Pd e Udc, mentre Miccichè ha definito «animale» e poi «bugiardo» Angelino Alfano. Ma c'è stata una novità: la carta bollata. Non ricordiamo precedenti. Nello Musumeci (centrodestra) ha querelato Crocetta che lo averva accusato di inciucio con Miccichè per realizzare i termovalorizzatori in Sicilia che «fanno tanta gola alla mafia». Altra querela è stata annunciata dal leader del Pid Saverio Romano nei confronti di Miccichè che durante una conversazione fuorionda, registrata da una telecamera, ne faceva il nome sempre in tema di termovalorizzatori.
In compenso c'è stato il colore di Beppe Grillo che ha esordito con la traversata a nuoto dello Stretto.
Può bastare? Vedremo cosa succederà domani. Con l'auspicio che, al di là della poco convincete retorica dei candidati, senso civico spinga gli scettici a votare scegliendo il meno peggio.

27 Ottobre 2012 



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