14 agosto 2012

LA SICILIA VA ALLE ELEZIONI CON CROCETTA (PD)

 

La Sicilia va alle elezioni con Crocetta




Cos’è la Sicilia, oggi? Cos’è agli occhi d’Italia, d’Europa? Le fiamme dolose che devastano la riserva naturale dello Zingaro, i roghi alla diossina su Palermo infestata dai rifiuti, non sono tristi paradossi nell’isola dei trenta mila forestali, indecifrabili metafore di bellezza e d’inferno nella nostra Grecia, ma la fotografia – virata scirocco – del degrado civile e morale che sempre si accompagna a quello economico, sociale.

Poi viene la politica siciliana, la Regione. Con le sue eccezioni e anomalie, le sue leggi speciali e  l’Autonomia tradita, i suoi bilanci dissestati, il ricatto e il servaggio nei confronti del potere centrale, ora si prepara alle elezioni anticipate del 28 ottobre. Raffaele Lombardo, in fondo alla sua peculiare esperienza (che qui abbiamo provato a raccontare), si è dimesso perché chiamato a rispondere, in sede giudiziaria, di rapporti con dei mafiosi. Ha risparmiato ai siciliani il processo in cui Cuffaro li trascinò. Con tutte le diversità tra i due (di personalità, e soprattutto di esperienza di governo), è questa prossimità, anche temporale, di destini ciò che colpisce e rimane. E cosa può essere la politica siciliana agli occhi degli altri? Questa politica dove accade di tutto, ma che nella concezione di fondo del potere è rimane uguale a se stessa, consolidando un modello sociale e amministrativo insostenibile sul piano finanziario, per di più incapace di incidere sulle condizioni di vita della maggioranza dei siciliani – gli esclusi da rendite e privilegi pubblici e privati, chi troppo fatica per avviare un’impresa, i lavoratori colpiti dalla crisi e privi di tutele sociali, le nuove generazioni  costrette nell’alternativa tra inoccupazione e emigrazione.

È nella difficile condizione finanziaria, economica, sociale, civile, della Sicilia, la sua centralità per l’Italia intera. È questo che bisogna tener presente a queste regionali, in vista delle politiche del 2013. La candidatura di Rosario Crocetta, appoggiata dai democratici e dai moderati dell’UdC “decuffarizzata”, non può essere un’ennesima “eccezione siciliana” – stavolta felice, pur nell’agosto riarso e disperante. Nasce da un bisogno diffuso di discontinuità, da un’urgenza di rottura di fasce sempre più ampie della popolazione. È un sentimento che forse precede la consapevolezza delle riforme coraggiose, a partire dalla macchina regionale. Non è una domanda – “semplicemente”, vorremmo dire e non possiamo – di buona rappresentanza politica, ma di rappresentazione: la voglia di riconoscersi, e di essere riconosciuti, in una figura schietta, che ha fatto della lotta alla mafia la sua scelta di vita, la sua esperienza politica e  amministrativa, a fianco dei più deboli. Un uomo, e una certa idea di Sicilia.

Nel clima di sfiducia generalizzata, la forza di Crocetta, eurodeputato del PD e già sindaco in trincea a Gela, è la sua capacità di coniugare “rottura” e “governo”, l’essere a un tempo un “simbolo” e un “politico” vero. È questa miscela isolana che alla fine si è imposta e si imporrà sui troppi tatticismi. La radice popolare e “sociale”, la connessione sentimentale con gli elettori, e insieme il dialogo e il governo con vasti mondi, a partire dagli imprenditori siciliani, è il nucleo politico essenziale di Crocetta. Le simpatie e i suffragi che fin qui ha saputo raccogliere però non bastano. Una forza “elettorale”, per diventare forza “politica”, deve avere un progetto chiaro e condiviso, una visione a cui concorrono i singoli, le forze intellettuali, le forze sociali organizzate e i partiti. Perché il Sud ha visto troppe personalità forti che, rimaste sole o isolatesi per scelta e vanità, non sono riuscite a sfuggire alla parabola dei masanielli d’ogni epoca. Un progetto di rilancio dell’Autonomia come leva di sviluppo, e non come riserva di privilegi e rendite. Uno sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile per l’isola è ciò che l’Italia deve chiedere e dare alla Sicilia, non solo uno “schema di gioco” per il 2013 – da Sel all’Udc, con al centro il PD – che pure è utile. L’apporto politico di Sel è indispensabile in questa trama politica e programmatica. E non per un’astratta logica di alleanze, ma perché il voto siciliano dovrà accendere una speranza, forse l’ultima, per costruire un fronte largo per cambiare lo stato delle cose. Con Crocetta, questo impegno assume un volto “radicale”, ché laggiù è tempo di andare alla radice delle questioni: la natura minacciata e la vita umana offesa dalla spirale di arretratezza. Un sussulto di orgoglio, nell’isola che brucia.

13 Agosto 2012

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