Incendi boschivi: affidare
la lotta solo alla Forestale
Lo propone la Corte dei conti per razionalizzare le risorse. Competenze e ruoli oggi troppo frammentati
MILANO - Accentrare le responsabilità alla Forestale, dimezzando il numero dei soggetti coinvolti e razionalizzando le risorse a disposizione, per riuscire a diminuire il numero degli incendi nei boschi italiani. È questa la proposta avanzata dalla Corte dei conti, a seguito dell’indagine Interventi del Corpo Forestale dello Stato per la lotta contro gli incendi boschivi, effettuata per verificare l’attività antincendio svolta nell’ultimo triennio. Inchiesta che ha portato alla luce una situazione talmente drammatica per cui, secondo l’organo giuridico, bisognerebbe cercare di porre rimedio. Con svolte legislative, finanziarie e strutturali da effettuarsi il prima possibile e senza indugi.
DATI - Molti, infatti, i dati contenuti nel rapporto che risultano allarmanti, tra cui il vertiginoso aumento, rispetto al 2010, del numero dei roghi: cresciuto in un anno del 73%, con il 23% in più delle superfici percorse dal fuoco. Anche il numero degli incendi boschivi, del resto, appare più che significativo con un totale di 8.419 incendi che hanno interessato una superficie di 57.230 ettari, di cui 32.070 boscati. Un fenomeno preoccupante, quello dei roghi, non solo sotto l’aspetto ecologico ma anche per le tasche del Paese, e che vede per lo più coinvolte, a livello di numeri e statistiche sugli incendi, le medesime regioni. Prima nel 2011 la Campania con 1.491 incendi e 4 mila ettari di boschi cancellati dalle fiamme, seguita dalla Calabria con 1.425 roghi, dalla Sicilia con 1.097 incendi e dalla Sardegna. Tra i problemi più persistenti, secondo il rapporto, quello degli incendi dolosi. Nel 2008 i roghi accesi di proposito sono stati più di 3 mila, il 65% del totale degli incendi. Un fenomeno che non solo non è calato nel corso del triennio, ma che continua a crescere. Infatti, nel 2009 il numero degli incendi dolosi è passato al 67,2% per arrivare al 67,9% nel 2010.
LE CAUSE - A contribuire al disastro, secondo la Corte dei conti, il numero elevato di soggetti coinvolti nella gestione dell'attuale sistema italiano, basato sulla frammentazione delle competenze e dei ruoli piuttosto che sul coordinamento delle forze antincendio, e che richiederebbe, secondo la Corte, di una drastica semplificazione delle strutture. E dove l’accentramento del potere al corpo Forestale dello Stato e una riorganizzazione del sistema di coordinamento, sembrano essere possibili soluzioni. L’organo giuridico, infatti, nonostante la gravità della situazione sottolineata dall'indagine, ha lodato l’elevata professionalità del Corpo e ha più volte precisato che il problema risiede principalmente nel coordinamento delle risorse e degli sprechi sui mezzi e i materiali destinati ai roghi.
OTTIMIZZARE - «È ovvio che», dice Fabrizio Bardanzellu, responsabile del servizio operativo della Forestale, «fino a quando sarà in vigore, noi ci atteniamo all’assetto normativo attuale, ma ben vengano le revisioni se possono migliorare la situazione. Ottimizzare la macchina burocratica e accentrare le responsabilità, tuttavia, non è un'impresa semplice perché, con la legge 36/2004 che stipula la convenzione con le Regioni, per la gestione dei boschi è difficile pensare un riassetto politico e di competenze totale. Senza contare le Regioni a statuto speciale dove tuttora è diversa la nostra possibilità d’intervento. Per questo pensiamo che il sistema attuale possa essere aggiustabile e che non sia pensabile poterlo cambiare del tutto».
TAGLI – «In più», prosegue Bardanzellu, «mi sembra più grave la situazione dei tagli che, negli ultimi anni, il nostro, come molti altri corpi statali si trova a fronteggiare. Dal 2000, infatti, abbiamo subito un taglio del 50%, non tanto per quello che riguarda le risorse umane, ma soprattutto sui mezzi e sulle dotazioni strumentali degli uffici, come le apparecchiature che ci permettono il monitoraggio dei territori e anche degli automezzi dedicati».
ANALISI DEL TERRITORIO – «Anche sui dati portati alla ribalta dalla Corte dei conti per far luce sul problema degli incendi, poi, sarebbe necessario fare un approfondimento delle criticità specifiche. Con analisi regionali incentrate su un decennio invece che anno per anno. Infatti, in questa maniera», sottolinea Bardanzellu, «i numeri sono ballerini e non tengono conto di fattori variabili come la siccità, oppure tipiche di alcuni territori come l’abbondanza di zone dedicate alla pastorizia e la morfologia del territorio, che si rivelano fondamentali per un’indagine utile a capire in profondità i veri problemi presenti in una regione. In quelle dove il monitoraggio del territorio avviene su lungo periodo, infatti, come ad esempio in Toscana, riusciamo a coordinare in maniera proficua e utile i nostri sforzi per garantire delle ottime misure antincendio».
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