I forestali escono quasi di scena dal procedimento per la strage.
Nel rogo dell'agriturismo di Litto Santo persero la vita sei persone
Santino Franchina
PATTI
Passaggio importante nel procedimento giudiziario sulla tragedia del Rifugio del Falco. Il giudice delle indagini preliminari, Onofrio Laudadio, ha infatti deciso sull'archiviazione delle accuse di omicidio a carico di alcuni dipendenti forestali indagati nell'ambito di un'inchiesta parallela sull'incendio che il 22 agosto del 2007 distrusse l'agriturismo di località Litto Santo provocando la morte di sei persone. Inchiesta che si era conclusa con la richiesta di archiviazione dell'accusa di omicidio colposo nei confronti di quattro indagati, e il rinvio a giudizio solo per il reato di falso e per omissione. Tutti i forestali sono difesi dall'avvocato Carmelo Vinci.
Il gip ha ora deciso sull'opposizione all'archiviazione proposta dall'avvocato Tommaso Autru Ryolo per conto di Santi Anzà, titolare dell'agriturismo, già rinviato a giudizio per omicidio colposo, lesioni gravi e inosservanza delle disposizioni di legge riguardanti la prevenzione, la sicurezza e la salute sul posto di lavoro. Il giudice Laudadio ha rigettato il ricorso confermando quindi l'archiviazione del reato di omicidio colposo. Fondamentali sono state le conclusioni di due distinte perizie e in particolare l'ultima redatta da Veca La Meca incaricato per accertare se ed in quali termini e con quali modalità, l'intervento di un Canadair avrebbe potuto incidere sullo sviluppo e sulla propagazione dell'incendio che raggiunse l'agriturismo trasformandolo in una trappola mortale.
Tra le considerazioni del gip gli eventi accaduti il 22 agosto del 2007 quando al Centro operativo aereo unificato (Coau) arrivarono 27 richieste di concorso aereo salite a 48 a fine giornata. Fu una giornata di fuoco in tutta la Sicilia ed è stato accertato che 32 richieste di intervento furono evase con l'utilizzo di tutti i mezzi della flotta aerea statale e del personale al massimo dell'orario consentito, dando priorità agli incendi che minacciavano il centro abitato e l'ospedale di Cefalù, e i comuni di Montagnareale, San Marco d'Alunzio e Borgetto . "In tale contesto- sostiene il gip- appare impossibile affermare che, ove anche fosse pervenuta al Coau richiesta di intervento aereo a Moreri Soprani (da dove partì il fuoco che poi arrivò all' agriturismo, n.d.r.), la stessa sarebbe stata esaudita, per giunta mediante un dispiego di mezzi, in termini numerici e di tempo, idoneo ad influire significativamente sul progredire dell'incendio.
Da un lato, infatti, la valutazione da compiersi da parte del centro operativo, pur legata a precisi parametri, sconta un inevitabile margine di discrezionalità tecnica, incensurabile, e di conseguente imponderabilità. D'altro canto la gravità e le caratteristiche degli altri incendi contemporaneamente in corso erano tali da far ritenere che ben difficilmente sarebbe stato possibile distogliere parte della flotta aerea, impegnata a tempo pieno, per il tempo necessario a domare il fuoco che avrebbe poi (con velocità e virulenza imponderabili) raggiunto il Rifugio del Falco". Peraltro nelle stesse perizie emerge che «un intervento aereo ( e, dunque, la relativa richiesta) prima di mezzogiorno, in considerazione delle caratteristiche dell'incendio e del territorio dallo stesso interessato, non appariva giustificato, attesi i parametri di priorità».
Il processo a carico di Anzà e di Mariano La Mancusa ( imputato solo per un altro incendio), ha avuto inizio a luglio e dopo le prime fasi dibattimentali è stato rinviato al 14 ottobre prossimo e unificato con il procedimento nato dall'indagine parallela nei confronti dei forestali Giuseppe Giordano e Gaetano Galletta che dovranno rispondere di omissione in atti d'ufficio Antonio Carro per il reato di falso in atti pubblici.
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