Mentre la discussione internazionale è incentrata sulla Catalogna/Catalonia, in Italia dovremmo tornare a parlare concretamente del divario tra Nord e Sud.
Mentre la discussione internazionale è incentrata sulla Catalogna/Catalonia,
dove spesso si parla senza cognizione di causa e soprattutto senza
studiare i motivi che stanno alla base dell’ira catalana nei confronti
di Madrid, sarebbe utile che ci si concentrasse anche
su un divario che raramente finisce nei dibattiti televisivi, forse
perché è meglio non occuparsene per evitare tensioni sociali anche in
Italia: quello tra Nord e Sud.
Uno dei giornalisti che da anni, non senza difficoltà, ha preso a cuore la verità su come stiano realmente le cose in Italia è Pino Aprile, 67 anni, di Gioia del Colle, Calabria.
Autore di libri illuminanti, come ‘Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali‘,
uscito nel 2010 e diventato un caso politico – letterario, Pino Aprile è
protagonista di un video che sta girando molto in questi giorni sui
Social Media.
Si tratta della sua partecipazione a Nemo – Nessuno escluso, talk show di Rai2.
Tema del monologo di Aprile è “il Nord sfrutta da sempre le risorse del Sud“, cominciato con questa domanda: “Se il Sud deruba il Nord da un secolo e mezzo, come mai il ladro è sempre più povero e il derubato è sempre più ricco?“.
In poco più di 3 minuti, Pino Aprile, da bravo giornalista qual è, non offre al pubblico opinioni ma fatti e numeri.
Ecco cos’ha detto:
“La questione meridionale nacque con l’annessione delle Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna con una guerra non dichiarata per unificare l’Italia: ci furono stragi, deportazioni, carcerazioni in massa per centinaia di migliaia di persone. E chiusero le più grandi fabbriche d’Italia che allora erano al Sud e cominciò l’emigrazione, che non era mai esistita in quelle terre.
Il Sud divenne così colonia del Nord. Il 66% dei soldi di tutta Italia erano nel Regno delle Due Sicilie e, insieme alla Banche del Sud, finirono al Nord per finanziare opere pubbliche e la nascita dell’industrie. Ci vollero, nonostante questo, 80 anni affinché tutte le Regioni del Sud divenissero più povere di quelle del Centro Nord, nel 1946.
Chi parla di residuo fiscale vi sta prendendo in giro, perché lo Stato italiano dà al Sud 85 miliardi di euro in meno, a parità di popolazione, rispetto ai cittadini del Nord. Mentre, per gli investimenti, 6 miliardi e mezzo di euro in meno all’anno. E in questa cifra inferiore ci sono anche i fondi europei, quindi vuol dire che l’Italia nel Sud non ci mette quasi niente.
Questo forse spiega perché il 100% degli alunni di Monza ha la mensa scolastica e a Reggio Calabria lo 0,7%. Per l’infanzia e la famiglia a Trieste si spendono quasi 400 euro pro capite e a Vibo Valentia meno di 10. E a Matera aspettano ancora il treno da un secolo e mezzo. E in Sicilia per fare 300 chilometri in treno ci vogliono 14 ore e mezzo. Ma, fra Torino e Milano, c’è una linea di alta velocità progettata per 400 treni al giorno (manco Pechino – Shangai) su cui corrono solo 40 treni. E questa linea è costata al chilometro 7 volte di quello che costa in Francia.
L’olio italiano (olio d’oliva), grazie all’allora ministro dell’Agricoltura Zaia e ai suoi successori, che potrà essere venduto in Canada, è solo quello veneto. Per accordi con la Cina, ci sono 13 nostri vini tutelati ma sono tutti del Nord. E le navi della della seta dovranno toccare solo i porti di Genova e Trieste, passando davanti a quelli meridionali.
E da Torino a Pechino partirà una linea ferroviaria che collegherà in treno le due città in 26 ore, esattamente il tempo che ci vuole da Torino ad Agrigento.
Il Nord vende al Sud ogni anno merci per 70 miliardi: è tre volte l’esportazione del Nord in tutto il resto del Continente europeo. E se il Sud smette di comprare?“.
Parole forti che dovrebbero far riflettere la classe politica
meridionale, spesso troppo accondiscendente nei confronti di quella che
siede a Roma.
E quanto sta avvenendo in Catalogna,
dove UE e gli Stati si sono affrettati a prendere posizione contro
Barcellona e in favore di Madrid, tralasciando l’aspetto della
democrazia e della volontà popolare, potrebbe accendere l’orgoglio
meridionale per cominciare davvero a sbattere i pugni sui tavoli
accentratori di Roma.
Fonte: www.cronacasocial.com
IL VIDEO:
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