Dal sito www.telesudweb.it
di Mario Torrente - 12 Gennaio 2025
Se regolarmente aperti, potrebbero diventare dei punti di accoglienza da destinare alla fruizione, anche in chiave turistica, di escursionisti, ciclisti, camminatori e di quanti, andando per i sentieri ed i vari itinerari si aspetterebbero di trovare nelle aree montane siciliana servizi paragonabili a quelli dei rifugi sparsi tra Alpi ed Appennini. Del resto le montagne siciliane, in termini di bellezza e patrimonio naturalistico, non hanno nulla da invidiare alle Terre alte del resto del territorio nazionale, potendo contare anche su un carico di storia e di biodiversità unico. Ma il turismo verde, che si va diffondendo sempre più nel mondo, va strutturato con un’offerta che passa anche da tutta una serie di servizi, a partire dai punti di accoglienza come bivacchi e rifugi.
Eppure le strutture da destinare al “turismo lento” ci sono. E parecchie anche. Peccato che sono chiuse e di fatto inutilizzate. In alcuni casi si tratta di edifici ristrutturati con risorse arrivate dai fondi europei destinati allo sviluppo delle aree interne, come ricordato dal Cai Sicilia che ha promosso una campagna di sensibilizzazione dal titolo “Rifugi aperti e gestiti in Sicilia, contro l’abbandono delle Terre alte, per un turismo amico della natura”. Ed in base ad un primo censimento, in corso di ulteriore implementazione, effettuato dalla Commissione regionale di tutela ambiente montano del Club Alpino Sicilia, nei quattro parchi regionali dell’isola, risultano presenti ben 129 edifici di proprietà pubblica, di cui 43 adibiti a bivacchi forestali. Altri 86 sono invece immobili di proprietà pubblica, ovvero di Regione, enti parco ed enti locali, in parte a servizio dell’amministrazione regionale ed in parte già teoricamente destinati a rifugio montano. Ma nessuna delle strutture in questione, ha sottolineato il Cai, risulta attualmente stabilmente gestita per consentirne la fruizione turistica.
Anche nelle montagne del Trapanese ci sono molti immobili, sempre di proprietà pubblica, che non sono utilizzati. In alcuni casi del tutto abbandonati, quando invece potrebbero essere aperti e riconvertiti in veri e propri rifugi da destinare agli escursionisti, così come ai ciclisti ed a tutte quelle attività che rientrano in quel turismo “amico della natura” che si va diffondendo sempre più anche in Sicilia. L’intera isola può contare su un territorio dal potenziale enorme per quel che riguarda l’outdoor. E la provincia di Trapani non è da meno.
A Monte Erice, per esempio, ci sono diverse belle strutture che potrebbero essere utilizzate e valorizzate, a partire dalla Casa Forestale che si incontra lungo il sentiero di Sant’Anna, così come nel bosco del Giacolamaro, a Monte Sparagio, o a Montagna Grande. Per fare qualche esempio nell’area trapanese. La questione riguarda quindi davvero tutta la Sicilia, dove continuano ad affermarsi gli itinerari sempre più apprezzati da camminatori e ciclisti. E lungo questi percorsi c’è un lungo elenco di immobili pubblici esistenti nei territori demaniali, ed in particolare nelle aree montane. Nella lista delle cose da fare, oltre a cosa destinare questi edifici in futuro, c’è anche l’aspetto, altrettanto importante, che rimanda alla loro manutenzione. Il tutto passa, ovviamente, dall’affidamento di queste gestione, in modo da tenerle aperte stabilmente, e da una gestione mirata che guardi allo sviluppo del turismo verde. Ma non solo. C’è anche da tenere presente tutte le attività a livello locale che aiuterebbero a fare vivere di più e meglio le nostre montagne.
Il Cai Sicilia ha così lanciato una mobilitazione per chiedere alla Regione rifugi aperti e gestiti in maniera stabile, così come avviene in tutte le montagne italiane. La richiesta del Club Alpino Italiano è di rendere fruibili i numerosi immobili di proprietà pubblica, tra l’altro a suo tempo ristrutturati con costi a carico della collettività, in alcuni casi anche con fondi europei. La Commissione tutela ambiente montano del Cai ha così deciso di puntare i riflettori su questa realtà, tenendo delle escursioni e sit-in in modo da segnalare alcune delle tante porte sbarrate ad escursionisti e ciclisti. E non solo ai camminatori e a chi va in bici. Manifestazioni sono in programma nell’Etna, nelle Madonie, nei Nebrodi e nei monti Sicani proprio davanti ad alcune delle strutture che potrebbero costituire una preziosa risorsa per il turismo verde.
Anche nel Trapanese ci sono diversi immobili pubblici, a suo tempo realizzati o ricavati da vecchie strutture preesistenti, al momento inutilizzati ma che potrebbero diventare dei rifugi o delle baite a servizio dei frequentatori delle montagne che guardano verso il mare, come nel caso della Casa Forestale che si trova a Monte Erice lungo il sentiero di Sant’Anna. Da qui, tra l’altro, passa il Sentiero Italia del Cai ed è un itinerario sempre più battuto da camminatori e ciclisti con panorami davvero mozzafiato sulla città di Trapani, le isole Egadi e la cuspide della Sicilia occidentale. Ed è davvero un luogo di una bellezza spiazzante, incastonato nel verde scampato a decenni di incendi. A volte quasi miracolosamente. Ed una sosta da queste parti è un toccasana per il corpo e per la mente.
La Casa Forestale sopra le Rocche del Calderaro venne realizzata negli anni novanta dall’allora ispettorato delle Foreste attraverso il recupero e la ristrutturazione di quelle che al tempo erano chiamate “Case Bulgarella: per molti anni ospitò l’ufficio lavoro del demanio di Erice-Sant’Anna. Era praticamente il quartiere generale del personale dell’Azienda Foreste che prestava servizio in questo angolo del Monte, facendo lavori di selvicoltura necessari per la cura e la difesa del patrimonio boschivo. Al suo interno, oltre alla cucina con tanto di forno antico, c’è pure un grande salone con un caminetto ed una grande tavola in legno che ricorda una baita alpina. Al suo interno si respira davvero aria di montagna, in un’atmosfera particolare, mentre all’esterno c’è una grande veranda con vista grande bellezza su Trapani e dintorni mentre tutt’attorno gli alberi ed il verde circostante si presterebbero anche ad ospitare un’area attrezzata. Tra l’altro c’è anche un piccolo barbecue. Lo spezio non manca.
Da qui passa anche il sentiero che da Mischi porta al Castellazzo. Insomma, si tratta di una struttura sicuramente dall’altissimo potenziale per le attività outdoor che si potrebbero sviluppare nella montagna di Erice, con i suoi itinerari che negli ultimi anni hanno visto aumentare esponenzialmente la presenza di camminatori e gruppi di escursionisti. Anche le attività legate alla mountain-bike si sono andate incrementando. E probabilmente il futuro sarà sempre più all’insegna del turismo verde e delle attività all’aperto in contesti di montagna o di campagna.
Ma quella delle Rocche del Calderaro, ad Erice, non è l’unica struttura che potrebbe diventare un rifugio per camminatori, ciclisti e frequentatori, a vario titolo, della montagna. Nel versante opposto del Monte, quello di San Matteo, lungo il sentiero di Visconti c’è un’altra Casa Forestale, anche questa inutilizzata, che venne sistemata tra la fine degli anni novanta e gli inizi del duemila. Qui le prospettive sono invece tutte sul mar Tirreno, il golfo di Bonagia e la montagna di Cofano. Ma la struttura nella zona di Visconti è in condizioni di abbandono. Il suo recupero permetterebbe di valorizzare questo bell’edificio, tra l’altro piuttosto grande, e questo itinerario tutto da scoprire strada facendo.
A Monte Sparagio, nel bosco del Giacalamaro, a circa 500 metri di quota, c’è poi una struttura che assomiglia, in tutto e per tutto, una vera e propria baita alpina tutta in legno. Il solo fatto di vederla da fuori catapulta gli escursionisti nelle “Terre alte” in chissà quale catena montuosa. Ed invece il mare è ad un tiro di schioppo e la vista è tutta sulla Sicilia occidentale con i panorami che caratterizzano quella che con i suoi oltre 1110 metri di altezza è la cima più alta della provincia di Trapani. Anche questo immobile per anni è stato un ufficio lavori per il personale della Forestale. Adesso è chiuso, inutilizzato, così come l’invaso antincendio che si trova proprio davanti i due livelli con tetto spiovente di quella che sembra fatta a posta per diventare un bivacco di montagna, come se ne trovano in tutta Italia. Anche in Sicilia se ne contano un bel po’.
Un’altra struttura in mezzo agli alberi si trova a Montagna Grande, anche se l’incendio di quattro anni addietro ha compresso quella che, fino al 2020, era un’autentica oasi naturalistica avvolta dal verde. Ma questa “Casa Forestale”, con tanto di legnaia, tavolo coperto da un gazebo ed un capanno, scampò alle fiamme. Sempre a Montagna Grande ci sono anche le Case Patti. Un po’ ovunque, andando per i monti, ci sono immobili come questi, purtroppo non più utilizzati come un tempo.
Gli edifici di proprietà pubblica inutilizzati, secondo quanto riportato dal Cai, sarebbero centinaia, sia all’interno di aree protette che dei terreni demaniali. Ed il Club Alpino targato Sicilia, con la campagna lanciata in questi giorni, ha chiesto di mettere a disposizione dei frequentatori della montagna queste strutture, dandole in concessione “a cooperative, associazioni e privati per garantirne finalmente la loro effettiva, pubblica fruizione. Crediamo in una rete di rifugi per sviluppare il turismo verde. Per promuovere la conoscenza delle aree interne della Sicilia e per diffondere l’educazione ambientale”, si legge in un documento del Cai, in cui viene ribadita la necessità di puntare sulla presenza di giovani, camminatori, ciclisti e pellegrini lungo i sentieri e le piste forestali in modo da “attivare finalmente un circuito virtuoso che serva a garantire rinnovato impulso alle aree naturali protette regionali e sostegno agli abitanti delle nostre Terre Alte”.
La Casa Forestale sopra le Rocche del Calderaro, a Monte Erice
Nella foto in copertina: la struttura forestale del bosco Giacalamaro, a Monte Sparagio.
(Foto Mario Torrente)
Fonte: www.telesudweb.it
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