25 marzo 2024

FUOCO SU FUOCO, LA SICILIA SEMPRE PIÙ DEVASTATA DAGLI INCENDI. ED IL 2024 SI È APERTO NEL PEGGIOR MODO. SE CONTINUA COSÌ, NON RESTERÀ DAVVERO PIÙ NULLA. MA OGGI, DI QUEI BOSCHI FRUTTO DEL LAVORO DEI FORESTALI E DEGLI INVESTIMENTI DELLA REGIONE SICILANA, RIMANE SEMPRE MENO. QUASI NULLA, SE GLI INCENDI CONTINUERANNO A LASCIARE SOLO CENERE E DISTRUZIONE...


Dal sito www.telesudweb.it

di Mario Torrente - 24 Marzo 2024
Praticamente sta bruciando tutto. E se continua così in Sicilia, quanto prima, resteranno davvero pochi “ciuffetti” di verde con una copertura boschiva a macchie di leopardo, sempre più diradata e sporadica. Con i pochi boschi rimasti che rischiano di scomparire del tutto. Definitivamente.

I dati sul trend degli incendi nell’isola sono a dir poco allarmanti. Decisamente da codice rosso, lasciando intravedere, tra una devastazione e l’altra, il rischio desertificazione, con montagne rese brulle dalla mancanza di vegetazione, con tutto ciò che ne deriva per ciò che riguarda gli aspetti del dissesto idrogeologico e per il conseguente pericolo di frane e smottamenti. In assenza di alberi viene infatti meno l’ancoraggio assicurato dalle radici delle piante che trattengono il terreno. Per non parlar degli enormi danni ambientali, con interi habitat e tutta la biodiversità incenerita dai roghi. Il patrimonio naturalistico, incendio dopo incendio, si va assottigliando sempre più.

I dati sugli incendi fotografano una situazione drammatica con una serie storica impressionate: dal 1978 al 2020 in Sicilia la superfice totale percorsa da fuoco in questi 42 anni è stata di 626.872 ettari, volendo fare paragone un’estensione più grande delle province di Trapani ed Agrigento messe assieme, registrando una tendenza in costante aumento degli incendi boschivi, che nel decennio 2010-2020 sono stati 10.166, divorando una superfice di 237.108 ettari, di cui 56.443 ettari di boschi.

Un’escalation che è andata aumentando nell’ultimo triennio. Nel 2023 il sistema Copernicus Emergency EFFIS ha rilevato 233 grandi incendi boschivi per una superficie totale di 15.348 ettari.
Un autentico bollettino di guerra con la natura ferita a morte dove le fiamme hanno lasciato distruzione e desolazione, praticamente in tutte le province siciliane, nessuna esclusa.

Nel Trapanese lo scorso anno, in base ai dati del Sif, il Sistema informativo forestale, sono andati a fuoco 2.995 ettari di superfice forestale, di cui 1234 ettari di boschi, praticamente il doppio rispetto al 2022, quando invece il totale della superfice percorsa era stato 30449 ettari, di cui 668 boscati. Comunque sempre di più rispetto al 2021, anno che in provincia di Trapani ha registrato 65 incendi che hanno ridotto in cenere 2.613 ettari. in questo caso il bilancio dei boschi divorati dalle fiamme è piuttosto alto, 391 ettari. Ma, volendo fare un po’ di statistiche, un terzo rispetto al 2023.

Gli incendi boschivi stanno dunque continuando ad aumentare, facendo sempre più danni e mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini, ma anche di chi è impegnato nelle operazioni di spegnimento. Lo scorso anno, non va dimenticato, ci sono state diverse vittime e ad ogni rogo tante persone rischiano la vita, a partire da chi è chiamato a domare incendi sempre più vasti che vedono vigili del fuoco, forestali e volontari di Protezione civile impegnati nelle difficili e impegnative operazioni di spegnimento, provando per quando possibile a salvare il salvabile. Purtroppo sempre meno a scorrere l’elenco delle montagne che puntualmente, spesso ad ogni soffiare di scirocco, si ritrovano avvolte dalle fiamme.

Nei 74 incendi divampati nel 2023 in provincia di Trapani ci sono i vasti roghi del 25 luglio nel territorio di San Vito lo Capo, ma anche quelli a Pantelleria, nell’area demaniale ericina di San Matteo, a Monte Sparagio, che ha bruciato per un’intera notte con la montagna avvolta per molte ore in un autentico inferno di fuoco. E poi c’è stata l’area archeologica di Segesta, con il tempio circondato dalle fiamme. Sicuramente una delle immagini che racconta lo scempio provocato dagli incendi e di una Sicilia dove il patrimonio naturalistico, e non solo quello, viene compromesso da chi appicca il fuoco, causando danni ingenti e mettendo in pericolo la stessa vita di tante persone. E colpendo a morte i pochi boschi rimasti. A volte anche un albero può fare la differenza. Ma purtroppo ci sono sempre meno chiome verdi, mentre i tronchi bruciati sono andati aumentando esponenzialmente.

Il 2022 è stato invece l’anno dell’incendio a Bosco Scorace, che era uno uno degli ultimi polmoni verdi rimasti in provincia di Trapani. Era, perchè l’incendio del 18 agosto di due anni fa si è preso oltre 600 ettari dei circa 700 di quell’autentico fiore all’occhiello che era Bosco Scorace, frutto di decenni di lavoro ed investimenti della Forestale. E quindi della Regione Siciliana. Ma il 2022 è stato anche l’anno dei roghi a Scopello, Pantelleria, Monte Polizo, Monte Sparagio e Martogna, il 5 maggio di quell’anno, con le fiamme che hanno distrutto mezzo bosco e l’intero versante compreso tra Sant’Anna ed il Castellazzo, nella montagna di Erice, che nel 2021 ha visto devastata l’area demaniale di San Matteo, altro gioiellino naturalistico, con il suo allevamento dell’asino pantesco ed i meravigliosi sentieri con vista grande bellezza sul golfo di Bonagia e tutto l’Agroericino. Anche questa oasi naturalistica è stata distrutta dal fuoco ed ancora oggi, a tre anni di quel terribile rogo, restano i segnali del passaggio della fiamme, con tanti alberi bruciati ed a terra, ostruendo sentieri e percorsi naturalistici.

Quell’estate fu fatta anche una marcia a San Matteo per dire basta ai roghi boschivi ed il vescovo Fragnelli qualche mese dopo celebrò una messa nella piccola chiesa rupestre in occasione della Giornata del creato. Ma nel 2021 bruciarono pure, per l’ennesima volta, Scopello, Castelluzzo, Macari, Pizzolungo, San Cusumano, Monte Bonifato, Polizo, Inici, Lisciandrini e tante altre località. Fuoco su fuoco. E nella lista, davvero lunga, ci sono anche le riserve dello Zingaro, di Monte Cofano e delle Saline di Trapani e Paceco. Luoghi che rappresentano il fiore all’occhiello nel panorama naturalistico e paesaggistico del Trapanese ma dove, una volta sì e l’altra pure, si continua a fare i conti con il fuoco che divora ettari ed ettari di patrimonio ambientale. Lasciando devastazione e distruzione.

Ed il 2024 si è aperto nel peggior modo, con un vasto rogo a Monte Inici, una delle più belle e alte montagna della provincia di Trapani con panorami mozzafiato su Castellammare del Golfo. Questo incendio, l’ennesimo scempio ambientale, porta le date del 9 e del 10 marzo, con la fiamme che hanno divorato qualcosa come 350 ettari di patrimonio naturalistico tra boschi e macchina mediterranea, arrivando anche a minacciare abitazioni e molte strutture. Ed anche stavolta tutto lascia pensare ad un incendio doloso, addirittura con diversi punti fuoco. Insomma, dietro c’è sempre la mano criminale di chi appicca gli incendi, causando danni immensi, compromettendo gli aspetti idrogeologici delle montagne ed interi habitat. E distruggendo biodiversità e delicati equilibri naturalistici.

Se continua così, non resterà davvero più nulla. E quel poco che è riuscito a sopravvivere andrebbe difeso con fermezza, provando ad aiutare Madre Natura a riprendersi i suoi spazi. Possibilmente iniziando davvero una capillare azione di riforestazione come quella avviata dalla Forestale dopo la seconda guerra mondiale e che riuscì a portare la copertura boschiva nell’isola ad oltre 500 mila ettari. Ma oggi, di quei boschi frutto del lavoro dei Forestali e degli investimenti della Regione Sicilana, rimane sempre meno. Quasi nulla, se gli incendi continueranno a lasciare solo cenere e distruzione, mettendo a rischio la stessa sicurezza delle persone e privando le future generazione dei boschi. Di cui oggi, con una crisi climatica sempre più evidente, c’è davvero un disperato bisogno. Gli alberi sono vita. E se bruciano la vita muore.


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