Dal sito www.tp24.it
18/06/2021
E' davvero un'estate strana, quella di San Vito Lo Capo. Il piccolo borgo è ormai da anni la meta turistica per eccellenza della Sicilia occidentale. Un successo costruito un po' per fortuna, un po' per un'attenta pianificazione di alcuni grandi eventi - su tutti, il Cous Cous Fest - un po' per una comunicazione basata sul mix di esotico/tipico che in Sicilia porta sempre bene. Quest'anno, poi, si è aggiunta anche la serie tv, Makari, che ha portato i paesaggi da cartolina di San Vito, del golfo di Castellammare, e di altri luoghi della provincia, direttamente in prima serata su RaiUno.
Macari è anche il nome della borgata che si trova prima di San Vito Lo Capo. Per gli italiani è una nuova "Vigata". Ma, a differenza del luogo dove sono ambientati gli sceneggiati tratti dai romanzi di Camilleri, Macari è un luogo reale. E come tale, ha i suoi, tanti problemi.
E quindi, a fare da contraltare ai tramonti e al mare cristallino, il simbolo di cos'è oggi il territorio di San Vito Lo Capo si può sintetizzare nel cartello che vedete in questa immagine.
L'avviso, a modo suo, è emblematico e significativo. Avverte una parte significativa della popolazione della località turistica più richiesta della provincia di Trapani, che è meglio non dormire in camere "rivolte alla montagna", perchè ... non si sa mai: "Non utilizzare camere da letto esposte sul versante di monte" è la prescrizione del Comune. Il pericolo è che venga giù tutto, anche se non si dice. Però, sempre il cartello recita che "nel caso di un rumore violento proveniente da monte" (e cosa potrà mai essere?), meglio correre a valle, o spostarsi dalle camere da letto di cui sopra. Meglio andare via anche in caso di pioggia, anzi, come dice il burocratese, di "eventi pluviometrici". La chiusura è un capolavoro: "In ogni caso, al manifestarsi di ogni evento che potrebbe essere valutato come presagio per un incipiente crollo, mettersi al riparo e possibilmente abbandonare la zona".
Sembra uno scherzo, questo avviso, ma non lo è. E', invece, la testimonianza di un territorio fragile, preso nella morsa degli incendi e delle frane. I due fenomeni sono collegati. L'estate in provincia di Trapani non è cominciata nel migliore dei modi. Siamo a metà giugno e già due incendi hanno devastato prima Monte Bonifato, ad Alcamo, e poi un versante del Monte Erice. Sulla natura dolosa di questi incendi ci sono pochissimi dubbi. E, come abbiamo raccontato su Tp24, si assiste ad uno scaricabarile di responsabilità, con tanti proclami ma pochi fatti concreti. I cittadini non si attengono alle prescizioni dei Sindaci sulla cura dei terreni o sui viali parafuoco, i Sindaci non presentano progetti contro il dissesto del territorio e se la prendono con la Regione, la Regione non è in grado di organizzare una dignitosa campagna antincendi (quest'anno, mossa disperata, si ricorre anche alla pubblicità ...) e se la prende un po' con Roma, un po' con i "forestali", un po' con fantomatiche organizzazioni criminali che agiscono nell'ombra ...
La morale è che tra gli incendi, la mancata cura del territorio, l'assenza di ogni pianificazione, la montagna frana, e quella di San Vito non fa eccezione. Per gli abitanti di Makari, che sta sotto la montagna e ha davanti il mare, l'ansia sale con lo scirocco. Il vento caldo che rende tormentata l'estate dei siciliani, infatti, è una specie di camera di amplificazione per gli incendiari. Basta un nulla, e da una piccola scintilla partono lingue di fuoco incontrollare e difficili da domare. L'ultimo grosso incendio è stato lo scorso 29 Agosto. Fu una notte d'inferno. Ne abbiamo parlato qui. Agli incendi segue il diboscamento, al diboscamento, il terreno che frana. Con il senno di poi i dati sono clamorosi: dal 29 al 31 Agosto sono stati 600 gli incendi che hanno distrutto 4000 ettari di macchia mediterranea, gran parte all'interno della Riserva dello Zingaro.
Ma chi sono gli incendiari? E' giusto chiamarli piromani? C'è un'organizzazione criminale dietro? E perché? Sugli incendi in provincia di Trapani sappiamo tantissimo circa le conseguenze, pochissimo sulle origini. Ogni tanto gli incendiari vengono scoperti e denunciati (per loro non è previsto l'arresto). E si scopre quanto, come sempre, tutto il male sia più semplice di come lo si racconta. Qualche giorno fa sono stati individuati i due uomini ritenuti responsabili di aver appiccato numerosi focolai tra Custonaci, Valderice, Monte Cofano, sempre alla fine di Agosto 2020. Hanno appiccato l'incendio in diversi punti, lanciando degli inneschi dalle auto. L'incendio che ne è scaturito è stato devastante. I due sono allevatori. E hanno creato un disastro ambientale, dicono dalla Procura di Trapani, per "alcune controversie con altri allevatori, per ragioni di pascolo", utilizzando le spirali antizanzare, o i cubetti accendi fuoco. Ecco le "armi" sequestrate.
Che fare contro gli incendi? "Noi facciamo tutto il possibile - dice il Sindaco di San Vito Lo Capo, Giuseppe Peraino - e quest'anno abbiamo anche istituito il servizio dei volontari". Le hanno chiamate le "sentinelle del fuoco". Ma l'idea è stata un flop. Infatti all'avviso del Comune non ha risposto quasi nessuno. Peraino allarga le braccia: "Abbiamo risorse limitate, e i cittadini che si lamentano, poi, non danno il contributo quando vengono chiamati a ruoli di responsabilità". E mentre la Regione punta sui droni, al Comune aspettano le "telecamere ad infrarossi". Sono, in pratica, delle telecamere sensibili alle alte temperature. Appena avvertono un calore anomalo, lanciano l'allarme. Ma se ne parla non prima di Settembre, quindi, di fatto, per la prossima stagione estiva. Sono, in totale " 8 telecamere ad alta risoluzione di cui 3 sistemi di posizionamento Bi-Spectrum per la rilevazione degli incendi". Costo totale: 180.000 euro.
Al momento l'unica novità per la zona di San Vito e per tutta la Sicilia è rappresentata dall'elicottero nuovo di pacca dell'Aeronautica Militare messo a disposizione per gli incendi boschivi in Sicilia. Si tratta di un HH139B, utilizzato dall' 82° Centro C. S.A.R. (Combat Search And Rescue) di Trapani Birgi.
Oltre all'esposto sono state inviate lettere in Prefettura, e alla Protezione Civile, con un via via di missive, prescrizioni, inviti, impegni. Tutto il traffico di carte ha finora prodotto tante buone intenzioni, ma, di fatto, quel famoso cartello. Magari è ignifugo.
Fonte: www.tp24.it
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