di Rosario Battiato
In Italia il sistema del riciclo vale 1,4 mld e permette di tagliare un milione di tonnellate di CO2 Nell’Isola scarsa raccolta differenziata e un prelievo energetico che vale un quinto dell’Umbria. Manca una filiera competitiva in grado di valorizzare il patrimonio boschivo e creare posti di lavoro
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PALERMO – Dalle case al riciclo alla produzione energetica passando per un prelievo sostenibile e rispettoso del patrimonio naturale. I temi legati allo sfruttamento del legno sono molteplici e indirizzati unicamente verso una strada che conduce verso lo sviluppo economico. Eppure i numeri siciliani dicono che l’Isola resta ai margini del grande affare, con prelievi bassissimi, differenziata minima e una filiera del legno e del riciclo del legno che stenta a farsi spazio nel mercato nazionale.
UN AFFARE MILIARDARIO. Ammonta a 1,4 miliardi di euro l’impatto economico della filiera del riciclo e recupero del legno in tutta Italia, secondo quanto riportato dalla ricerca “Il sistema circolare della filiera legno per una nuova economia”, realizzata dal Politecnico di Milano per Rilegno e Federlegno Arredo. I numeri, presentati nei giorni scorsi, registrano anche un risparmio nel consumo di Co2 pari a quasi un milione di tonnellate (circa il 2% dell’anidride carbonica prodotta complessivamente in Italia) e un indotto in cui lavorano oltre 6mila persone.
Del Consorzio Rilegno, motore della filiera nazionale, fanno parte 400 piattaforme distribuite in tutta Italia che complessivamente hanno recuperato oltre 2,5 milioni di tonnellate di legno derivati da come pallet, cassette per la frutta, bobine per cavi ora pronti a tornare sul mercato del legno e del mobile, risparmiando così l’utilizzo di legno vergine e materia prima. Nicola Semeraro, presidente di Rilegno, ha spiegato che in Italia si recupera il 60% degli imballaggi di legno, cioè, a livello statistico, il doppio rispetto a quanto avviene mediamente in Europa (30%).
LO SPRECO SICILIANO: BASSA DIFFERENZIATA. Nel 2017, cioè l’ultimo dato messo a disposizione dall’Ispra nel catasto annuale dei rifiuti, la Sicilia ha registrato una raccolta differenziata del legno che è pari a 19.606 mila tonnellate, cioè l’undicesimo dato in valore assoluto tra le regioni italiane. Il vero e proprio record lo realizzano la Lombardia, che sfiora le 200 mila tonnellate, e l’Emilia Romagna che arriva a 157 mila tonnellate.
IMBALLAGGI RIGENERATI. Gli ultimi dati del rapporto Rilegno 2018, riferiti all’anno precedente, confermano che in Italia ci sono 2,9 milioni di tonnellate di imballaggi di legno immesse al consumo in Italia e che 1,7 milioni sono le tonnellate di legno raccolte e riciclate, con 725 mila tonnellate di imballaggi rigenerate e reimmesse al consumo.
Il dato regionale registra la presenza di 114 consorziati in Sicilia con l’immissione a consumo di 41.135 tonnellate, pari all’1,69% del totale nazionale, e appena 1.800 tonnellate di pallet rigenerati, che vale lo 0,26% del totale nazionale. Senza spostarci troppo lontano, in Campania, a fronte di 63 mila tonnellate immesse al consumo, sono 21 mila i pallet rigenerati (2,93% del totale nazionale). A fornire la misura più compiuta della rigenerazione è la Lombardia che immette al consumo 705 mila tonnellate e che si configura a 247 mila tonnellate di pallet rigenerati, pari al 34% del totale nazionale. Numeri importanti anche in Veneto (120 mila tonnellate di pallet rigenerati, pari al 16,52% del totale).
L’ISOLA CHE RICICLA (POCO). Il quadro nazionale, secondo la mappa del consorzio Rilegno, vede circa 400 piattaforme per 1,7 milioni di tonnellate di legno raccolto e avviato al riciclo. La Sicilia contribuisce con pochissimo: solo 35 piattaforme e appena 37 mila tonnellate di legno raccolto e avviato a riciclo che vale il 2,06% del totale nazionale. Il dato statistico è appena la metà di quello campano (79 mila tonnellate e 4,44% del totale nazionale) e resta lontanissimo dai numeri registrati nel resto d’Italia. La Lombardia si conferma come la regione che fa da traino: 442 mila tonnellate avviate al riciclo che valgono un quarto di quanto realizzato in tutta Italia.
PRELIEVO AI MINIMI TERMINI. I boschi sono fondamentali per arginare il rischio naturale, anche se non bisogna dimenticare, come ha ricordato Federlegno Arredo che ogni anno l’Italia preleva soltanto un quarto dell’incremento naturale. In altri termini, spiegano, “per ogni ettaro di alberi tagliati crescono tre ettari di nuove piante”. A definire il peso del prelievo isolano sono stati gli ultimi dati Istat relativi alle “utilizzazioni legnose forestali per tipo di bosco e per destinazione”.
Considerando il periodo che va dal 2013 al 2015, in Sicilia il prelievo per finalità energetiche o da lavoro è passato da 42 mila a 30 mila e poi a 36 mila metri cubi. Nel complesso resta abissale la distanza che corre con le altre regioni che, a parità o con porzioni inferiori di superficie forestale (circa 340 mila ettari quella isolana, dati Infc), la superano di gran lunga come prelievo: Umbria (390 mila ettari, 182 mila ettari di prelievo) e Puglia (179 mila ettari, 63 mila metri cubi di prelievo). Non sono poi paragonabili i numeri che riguardano quelle regioni che hanno una superficie boscata maggiore: la Toscana, ad esempio, preleva oltre 600 mila metri cubi.
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Protezione civile regionale: in quarant’anni a fuoco 500 mila ettari
PALERMO – Meglio a fuoco che produttivo. Sembra questo il mantra che circola in Sicilia quando si parla di boschi e di messa a reddito. I dati della protezione civile regionale, che hanno preso in considerazione il periodo compreso tra il 1978 e il 2016, evidenziano, nel periodo di tempo considerato, la presenza di quasi 23 mila incendi e di 532 mila ettari di superficie percorsa dal fuoco (boscata e non boscata), che valgono 5 mila metri quadrati, cioè un quinto dell’intera superficie regionale. Il dato medio annuale registra pertanto ben 589 eventi per quasi 14 mila ettari (5.818 di superficie boscata e 7.841 di superficie non boscata).
Il bosco bruciato costa non solo in termini di gestione dell’emergenza, ma anche nella composizione degli interventi. Lo evidenzia uno studio dei Verdi che hanno messo assieme diversi elementi che riguardano il patrimonio andato a fuoco, il costo degli spegnimenti e il costo per il ripristino della situazione. Nel 2017 queste combinazioni hanno raggiunto 2,5 miliardi di euro di danni in tutta Italia, un terzo si è registrato in Sicilia. Si tratta di 819,5 milioni di euro, più a distanza la Calabria (656 milioni) e la Campania (363 milioni).
Va dato atto, però, al Governo Musumeci di avere invertito il trend di incuria e abbandono registrato negli anni passati. In una conferenza stampa di ottobre, il presidente ha fatto il punto sull’attività antincendio nel corso dell’estate 2018: “Abbiamo operato 6.992 interventi, ridotti del 35 per cento. E la superficie bruciata è stata di 4.200 ettari, il 73 per cento in meno dello scorso anno - dice - ogni incendio ha bruciato 0,62 ettari, il 59 per cento in meno rispetto al 2017. Rispetto agli anni precedenti abbiamo avuto più aerei ed elicotteri con sistemi moderni di controllo del territorio in maniera preventiva”.
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Italia leader nella filiera: “Recuperiamo il 60%”
PALERMO – Su tutto il territorio nazionale, considerando il Consorzio Rilegno, ci sono 400 piattaforme, solo 35 in Sicilia, e circa 2 mila aziende di imballaggi. “In Italia recuperiamo oltre il 60% degli imballaggi di legno, mentre l’Europa si accontenta del 30% – ha spiegato Nicola Semeraro, presidente di Rilegno –. Come dimostra lo studio condotto dal Politecnico il sistema del recupero e del riciclo ha creato, in poco più di 20 anni, una nuova economia che ha risultati importanti si in termini ambientali che per la capacità di creare sviluppo e occupazione”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Emanuele Orsini, presidente di Federlegno Arredo, che ha spiegato: “la nostra filiera è la migliore al mondo per percentuali di riciclo: oltre il 95% del legno raccolto viene riciclato nella filiera, i pannelli sono costruiti quasi totalmente da materiale recuperato, una particolarità che rende la filiera italiana unica al mondo”.
Secondo Orsini, parlare di economia circolare in riferimento al settore significa anche guardare ai “tanti materiali innovativi e riciclati: la circolarità dell’economia e il costante investimento in Ricerca stanno aprendo nuove frontiere che consentono di pensare anche i prodotti in maniera diversa”. Chiusura dedicate alla proposta: “per sostenere il sistema del riciclo e dell’economia circolare servono interventi importanti sulla fiscalità che incentivino realmente le imprese al cambiamento”.
02 Marzo 2019 - © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: www.qds.it
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