18 settembre 2018

AREE PROTETTE, LA SICILIA NON LE UTILIZZA


Dal sito www.qds.it

di Rosario Battiato
Nel resto d’Italia Parchi e zone sotto tutela riescono a diventare moltiplicatori di ricchezza. Nell’Isola la valorizzazione si scontra con visioni che non riescono a guardare al futuro. Dati ministero Ambiente e Unioncamere confermano una tendenza che condanna il territorio


PALERMO – Le chiamano Aree protette, ma in realtà liberano la parte sana del territorio. È un modello che fa convergere crescita sana e sostenibile con attenzione alla dimensione umana e alla tutela della comunità, senza dimenticare il ripopolamento dei centri e delle aree del Paese in abbandono. Migliori risultano, inoltre, i tassi di sviluppo imprenditoriali e quelli di imprese giovanili e femminili, così come decisamente superiori alla media sono i valori legati alle imprese turistiche, in rapporto ai comuni della stessa tipologia ma che non hanno aree protette sul territorio. Per una Sicilia ricchissima di patrimonio naturale è una via che molti Comuni dovrebbero seguire, con programmazione e meticolosità.

Non è necessariamente vero che la protezione ambientale complichi la vita del tessuto produttivo. L’effetto moltiplicatore quantifica l’impatto economico dell’economia dei parchi in termini di valore aggiunto: per ogni euro investito se ne attivano 0,8 sull’intera economia, determinando, in questo senso, che i 9,9 miliardi di euro di valore aggiunto prodotti dall’economia dei 24 parchi analizzati riescono ad attivare oltre 8 miliardi di euro (fonte ministero dell’Ambiente e Unioncamere).

Una grande mano, in altri termini, per spingere su quei Comuni isolani che vogliono contribuire al rilancio dello sviluppo economico del proprio tessuto produttivo, considerando che attualmente nell’Isola c’è un solo Parco nazionale (Pantelleria), peraltro limitato da diversi problemi gestionali, tre Parchi in attesa di riconoscimento da oltre un decennio (Egadi e del litorale trapanese, Eolie e Iblei), ma anche sei Aree marine protette (Capo Gallo-Isola delle Femmine, Ustica, Ciclopi, Egadi, Pelagie e Plemmirio), cinque Parchi regionali (Etna, Alcantara, Madonie, Monti Sicani e Nebrodi) e 238 siti nell’ambito della Rete Natura 2000. Numeri che coinvolgono centinaia di Comuni isolani, circa 70 mila 

L’economia dei Parchi corrisponde a un “valore aggiunto prodotto direttamente che è pari allo 0,7% dell’economia complessiva nazionale, considerando anche l’attivazione si arriva all’intera filiera (valore aggiunto diretto + attivato) che pesa per l’1,2% del totale, pari a 18,2 miliardi di euro”. L’effetto moltiplicatore registrato da Unioncamere e ministero dell’Ambiente vale 0,7 a Pantelleria, dove il Parco, istituito nel 2016, è rimasto in stallo per diverso tempo e soltanto lo scorso aprile ha visto il decreto che definisce i componenti del Consiglio direttivo. Nel 2015 lo studio ministeriale ha registrato comunque per Pantelleria un valore aggiunto da 145,8 milioni di euro, con 105,8 milioni di euro di effetto moltiplicatore e un totale di 251,5 milioni di euro. Un parco dormiente, così come ci sono molte altre aree protette siciliane non adeguatamente valorizzate.

Non solo economia. Si parla genericamente di “effetto parco” perché le attività economiche localizzate sono in grado di “generare valore misurabile non solo in termini meramente economici (per esempio attraverso i livelli e la dinamica del valore aggiunto pro capite) ma anche in relazione alla capacità di produrre beni comuni, fruibili dall’intera collettività, anche al di fuori dei parchi stessi. Le imprese che operano all’interno di queste aree non puntano alla massimizzazione dei profitti, ma offrono servizi ecosistemici e valori culturali.

Lo dimostra il confronto effettuato, all’interno dello studio, tra territori simili dal punto di vista territoriale e produttivo e differenziati soltanto dalla presenza o meno al loro interno di un’Area protetta (Parco nazionale, Parco regionale o siti di Rete Natura 2000). Risulta che l’effetto parco non riguarda la componente produttiva, lievemente inferiore alle stesse aree senza siti protetti, ma altri passaggi come una produzione di rifiuti “pro capite inferiore del’8,7%, una quota di zone boscate del 42,1% a fronte di 33,5% (e un differenziale particolarmente ampio per le conifere) e una quota di zone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea (in particolare aree a pascolo naturale e praterie) del 23,9% contro 17,2%”. E soprattutto risulta che anche se le aree parco si connotano per una “età media e una presenza di anziani superiore” registrano “una quota rilevante di popolazione al di sotto dei 30 anni e un saldo migratorio di stranieri superiore”, una dimensione “dinamica” che “ritorna nella sfera delle potenzialità di impresa”.

I tassi di sviluppo imprenditoriale migliori si associano, inoltre, ai numeri positivi di imprese giovani e femminili e ai dati del turismo con una presenza relativa di imprese di alloggio che è di “quasi tre volte”, anche la quota di valore aggiunto prodotto da alloggio e ristorazione, rapportata stavolta alla totalità delle attività economiche pubbliche e private è decisamente superiore per i comuni “protetti”, 7,6% contro il 4,8%, con una spesa turistica che vale 1,6 volte rispetto all’altro campione.

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Pantelleria: tutto fermo per due anni. Ecco perché i progetti non decollano

PALERMO – È l’unico Parco nazionale siciliano. Si chiama Parco nazionale dell’Isola di Pantelleria ed è stato istituito con decreto del Presidente della Repubblica del 28 luglio 2016, ma da allora ben poco è stato fatto a causa di una serie di ritardi che non ne hanno reso possibile l’immediata esecutività.

Criticità evidenziate anche da fonti interne al Comune di Pantelleria, punto su cui torneremo nei prossimi giorni con un’intervista al sindaco Vincenzo Campo, anche perché a oggi, a fronte dei potenziali benefici relativi alla presenza di un Parco naturale, l’isola sta vivendo di rendita, senza attivare quegli strumenti che, data la presenza di un’area nazionale protetta, potrebbero contribuire a ravvivare il tessuto produttivo.


Una condizione di stasi da attribuire a una lunghissima attesa, visto che il Parco è stato istituito più due anni fa, ma si è dovuto attendere lo scorso aprile per la nomina dei componenti del Consiglio direttivo dell’Ente, che ha fatto segnare l’avvio del funzionamento in ordinario dopo il periodo del commissariamento. In attesa dei presunti benefici, a oggi ci sono tantissimi progetti interessanti, si resta anche in attesa degli impatti reali sul territorio.

Un destino certamente migliore degli altri tre ipotetici Parchi mai nati che avrebbero dovuto avere casa nell’Isola, come specificato in “provvedimenti normativi a carattere regionale e nazionale emanati nel 2007”, si legge sul sito del ministero dedicato alle Aree protette (areeprotette economia.minambiente.it).

18 Settembre 2018 - © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: www.qds.it






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