di Antonino Lomonaco
Quando si vivono i momenti storici, non se ne ha una chiara coscienza, questa arriva col tempo e con una prospettiva di distanza. In questo momento sembra che tenti ad imporsi una mentalità politica eversiva nei confronti di quella Costituzione “fondata sul lavoro”, che è la nostra Costituzione, nata come sappiamo, da una storia che sappiamo. Chi lo avrebbe detto, fino a qualche decennio fa, che avremmo vissuto una regressione economico-sociale come quella che stiamo vivendo? Fino a qualche decennio fa condividevamo un’ idea di continuo progresso, ed ogni traguardo civile raggiunto sembrava fosse impossibile rimetterlo in discussione. Invece, persino la nostra stessa Costituzione ha rischiato, solo un anno fa, di essere stravolta e reindirizzata verso posizioni meno democratiche. Persino la storia che, come dicevo, sappiamo abbia portato ad essa, è sottoposta a delle critiche, alcune certamente risibili, ma contro le quali ci dobbiamo impuntare in una posizione tale che quel sapere diventi un “voler sapere”, affinchè sia chiaro da dove veniamo e, soprattutto, dove vogliamo andare: la nostra Costituzione, infatti, nasce da una lotta partigiana, popolare e democratica. Una lotta valorosa che ha salvato la dignità del nostro popolo di fronte alla legge dell’arbitrio sull’Uomo, che una ideologia di natura vigliacca e rancorosa aveva imposto per una ventina d’anni. E’ attraverso questa lotta che la condizione di sudditanza dei nostri nonni e dei nostri padri si è trasformata nell’odierna condizione di cittadinanza. Quel “voler sapere”, perciò, assume il significato di una volontà a perpetuare la dignità di cittadinanza. La quale significa, semplicemente, lealtà verso ogni uomo capace di lealtà verso gli altri uomini. Eppure, è soprattutto questo concetto di cittadinanza che viene messo in discussione, proprio con un operato sleale, furbesco e truffaldino: dalle banche, dalle istituzioni, dalle organizzazioni criminali, ecc. Tutto quanto sembra un groviglio sociale che cerca di autofagocitarsi. Il risultato di questo groviglio, certamente, è l’annichilimento di ogni “valore” morale e non a caso qualche “vecchio furbacchione”, ultimamente, si è permesso di dire che la politica, la quale è l’arte di gestire la convivenza fra gli uomini, non sia un fatto morale, bensì attiene alla governabilità. Per cui anche una gestione criminale della società sarebbe valida, qualora permettesse la governabilità. Ma, in questo caso, di quale governabilità si tratterebbe? Se la morale riguarda i principi, i valori, della convivenza fra gli uomini come farebbe la politica a non essere morale se è, essa stessa, l’arte che gestisce questa convivenza? A me sembra evidente che attraverso queste parole si tenti nuovamente di giustificare l’avanzamento di quella legge dell’arbitrio contro cui si sono battuti i nostri nonni e i nostri padri. Poichè non si tratta solo delle parole di un “vecchio furbacchione”, assieme a queste vi sono le leggi immorali che sono state già approvate e che colpiscono gravemente i diritti del lavoro, dell’istruzione, della sanità, dell’anzianità. Sono queste disposizioni, questi indirizzi, che stanno mettendo con le spalle al muro le famiglie, e che, oltre ad aggravare le loro condizioni di vita, li angosciano con la paura dell’incertezza portata dal nuovo e dall’ “altro”. Leggi immorali perchè da un lato reclamano la revisione della spesa pubblica, con un conseguente irrigidimento che colpisce, appunto, le famiglie dei cittadini comuni, mentre dall’altro si continuano a permettere sprechi e privilegi a fasce sociali elitarie, sempre più lontane dalla vita, dai problemi, dalle difficoltà, dei normali cittadini. I “radical-chic” che nei salotti televisivi si battono il petto perchè la sinistra si è divisa, perchè mai non hanno fatto la stessa cosa quando quella caricatura di sinistra, che vi è al Parlamento, votava le leggi contro i lavoratori, l’istruzione, ecc.? La sinistra non si è divisa! La sinistra di partito è stata suicidata! La fortuna è che le posizioni che fanno una politica di sinistra non sono relegate in un partito ma sono nella capacità che la gente ha di capire, di trovare in sè stessa il valore che fonda il valore delle cose: il valore dell’autostima, del rispetto reciproco in quanto uomini leali. Questa è la nostra parte, il nostro partito: la lotta sindacale! La lotta in difesa della dignità del lavoro, la quale è la medesima cosa che la lotta per la dignità di cittadinanza! Questa è la grande intuizione di Marx, che seppe andare oltre la rivoluzione liberale dell’uguaglianza formale, quindi falsa, fra i cittadini: se non vi è autonomia economica, fra i cittadini, non vi può essere autonomia di giudizio, soprattutto politico! Riferirsi alla libertà e all’uguaglianza è sterile se non ci si riferisce anche al valore del lavoro, in tutti i suoi aspetti. Ecco perchè onoro nel sindacato della C.G.I.L., nel mio sindacato, la coerenza che sta mantenendo, malgrado tutto e malgrado tutti, con i suoi principi in difesa del lavoro e dei lavoratori: in difesa del diritto di cittadinanza! Un diritto prezioso, che ci fa stare a testa alta nel passaggio di questa vita. Dobbiamo stare attenti e curarlo questo diritto: le multinazionali, ed a ruota tutti gli altri, stanno facendo precipitare le condizioni del lavoro a quelle di oltre cento anni fa! Con orari prolungati, paga ridotta, e divieto di protesta! Mentre la politica, anche quella che si “veste” di sinistra, demolisce i baluardi a difesa dei lavoratori e utilizza termini in modo da ammaliare e assopire: dice “flessibilità” del lavoro, come a dire modernità, perciò bontà, quando, invece, si tratta del riproporre condizioni di precarietà elevati a sistema: perchè di questo si tratta e di nient’altro! Credo che il nostro sindacato, noi, dobbiamo renderci conto che in queste mutate condizioni cambia anche il nostro ruolo: si torna a quello che era il ruolo del sindacato di cento anni fa! Il sindacato deve tornare a diventare scuola di diritto oltre che di difesa istituzionale dei lavoratori. Il sindacato deve tornare a formare lavoratori nella loro consapevolezza, umana, di cittadini. Proprio quest’anno, in questa nostra amata e amara terra, il cui ricco territorio viene abbandonato all’incuria e ad ogni sorta di parassitismo, ho fatto l’esperienza, sulla mia pelle, delle fiamme di un incendio che mi veniva addosso. Morto per morto, l’unica soluzione per salvarmi era quella di andare incontro alle fiamme e attraversarle d’impeto. Se aspettavo, o scappavo, le fiamme mi avrebbero divorato senza darmi alcuno scampo. Solo affrontandole, attraversandole, sono ora quì a poterne parlare. La nostra organizzazione deve preparsi a fare qualcosa di analogo, e sarà dura! Ma cento anni fa era ancora più dura, eppure, i nostri padri sono riusciti a donarci i diritti di cui abbiamo, giustamente, fino ad ora, usuffruito. Per essere davvero all’altezza di questi diritti, ora dobbiamo ricominciare! Forse è meglio così! Perchè un diritto non è mai qualcosa di scontato ma è un “privilegio” a cui si arriva con la lotta. Guai a quelle culture che si assopiscono! Solo chi è capace di ricominciare, di rialzarsi, può dirsi davvero un Uomo libero: perchè è in questo modo che si acquisisce il valore delle cose. Solo chi è capace di affrontare l’imprevisto con lo spirito combattente può aspirare a superarlo. Si tratta di una lotta che si realizza insieme, organizzati, motivati, coordinati. Questa non è scienza ma etica. Marx, a riguardo, probabilmente, non sarebbe stato d’accordo. Egli, come molti del suo tempo, pensava di poter governare l’imprevisto con la Scienza. Ma in questo si sbagliava, e le esperienze reali, purtroppo, gli hanno dato torto: la Scienza non è predizione ma volontà a capire. Anch’essa è un’etica. Le rivoluzioni possono essere solo etiche, così come le economie. Senza uno spirito etico le cose umane si corrompono: il capitalismo, oltre che sfruttamento dell’uomo sull’uomo, diventa distruzione dell’ambiente in cui vive ogni uomo: il socialismo diventa fascismo: Gramsci diventa, grossolanamente, Scalfari. L’Etica è la volontà di quel tipo umano votato alla convivenza e alla solidarietà. Non è un caso se Berlinguer, a suo tempo, sollevò la questione morale...
Intervento al direttivo della Flai-Cgil di Catania, 22-12-2017
Un caloroso saluto a Nino Lomonaco che quest'anno ha davvero rischiato di lasciarci la pelle. I nostri più sinceri auguri di Buon Natale e felice Anno Nuovo
Castiglione, ancora roghi su terreni Parco dell'Etna. Forestale rimane ustionato, bruciano pure castagneti. La nota del responsabile del Blog, Michele Mogavero
Un operaio forestale, Nino Lomonaco, nell’adempimento del proprio dovere, è rimasto ustionato combattendo la quotidiano battaglia contro le fiamme che bruciavano i nostri boschi
Il collega Nino Lomonaco, finalmente fuori dall'ospedale! E' stato ricoverato per 24 interminabili giorni. Era rimasto gravemente ustionato in un incendio
Tra le fiamme. Il racconto di chi ha rischiato la vita
Il Commissario Crimi: mi piacerebbe che la nota-resoconto di Antonino Lomonaco, venisse letta da quei soggetti "tuttologi" e persino da qualche saccentone appartenente ai vertici istituzionali incompetente in materia
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni commento anonimo sarà cestinato, verranno pubblicati tutti tranne quelli offensivi e/o volgari, si ricorda che commentare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si dice. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Quelli con profilo Anonimo DEVONO essere firmati alla fine del commento altrimenti saranno cancellati. Il titolare del blog declina ogni responsabilità per i commenti rilasciati da terzi. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro rimozione.