Aggiornata con due nuove schede la sezione curata da Salvino Carramusa (a sinistra del blog): "Sicurezza forestale. Valutazione dei rischi e partecipazione dei lavoratori".
Scheda n. 37. Incendi boschivi e tecniche di estinzione - Corso di specializzazione di 1° livello. Clicca quì
Scheda n. 38. BREVE COMMENTO AL “CORSO DI SPECIALIZZAZIONE DI 1° LIVELLO PER OPERATORI VOLONTARI ANTINCENDIO BOSCHIVO”
“GLI INCENDI BOSCHIVI E LE TECNICHE DI ESTINZIONE”
Le riproduzioni delle slides del corso per operatori antincendio ( ricche di schede, foto ed illustrazioni) le ho trovate in rete. Sono state elaborate dal Dott. Marco Mozzi (Protezione Civile Antincendio Boschivo Comunità Montana Valle Sabbia). Riguardano “GLI INCENDI BOSCHIVI E LE TECNICHE DI ESTINZIONE “. Sono finalizzate alla formazione professionale degli operatori. La formazione professionale è sempre intimamente connessa sia alla qualità ed efficacia degli interventi, sia alla sicurezza degli operatori (quest’ultima deve essere completata con una formazione specifica).
Viene preliminarmente definito il concetto di incendio boschivo. Poi né vengono descritte e commentate le varie tipologie in rapporto alla vegetazione, alla orografia, alla meteorologia (da pag. 4 a pag. 57). Da pag. 58, le” slides “ si riferiscono ai sistemi ed alle tecniche di estinzione ed all’attacco diretto ed indiretto al fronte del fuoco.
Due modalità - tra le altre – hanno attirato in particolare la mia attenzione: l’uso di atomizzatori e di soffiatori (scheda pag. 64 e fotografie) per l’attacco diretto al fronte del fuoco quando la vegetazione e l’altezza delle fiamme sono compatibili (le compatibilità a mio avviso sono maggiori di quelle indicate nel testo; tra l’altro, gli interventi possono essere attuati anche in combinazione con attrezzi manuali come i flabelli) e l’uso di motoseghe e decespugliatori per l’attacco indiretto (strisce tagliafuoco realizzate al momento ed in determinate occasioni per frenare l’avanzamento delle fiamme). Entrambe hanno una altissima efficacia nella repressione degli incendi (lo affermo anche per esperienza diretta).
Inoltre - e non è affatto di secondaria importanza – il soffiatore è impareggiabile nella bonifica successiva allo spegnimento. Le ripartenze, in molti casi, provocano più danni dell’incendio originario: sia alla vegetazione che agli operatori (anche con conseguenze letali).
Queste specifiche modalità di attacco diretto ed indiretto, a mio parere, aumenterebbero del 50% l’efficacia degli interventi e ridurrebbero la necessità di intervenire con altri mezzi. Compresi quelli aerei.
Contrariamente a quanto si pensa, l’uso del soffiatore e dell’atomizzatore non comportano rischi gravi legati al carburante contenuto nei serbatoi ed alla vicinanza col fronte del fuoco. Il preventivo controllo di eventuali perdite, la compresenza di altri operatori, una minima distanza di sicurezza , l’addestramento per liberarsi immediatamente della macchina in caso di principio di incendio, l’uso obbligatorio dei D.P.I. e soprattutto la compresenza di atomizzatori e di una riserva di acqua miscelata con il ritardante, riducono l’indice dei rischi ad un livello molto più basso rispetto ad altri metodi e tecniche di intervento. Questa è la mia personale e sintetica valutazione dei rischi e delle misure di prevenzione.
In ogni caso la scheda di pag. 64 e le foto di pag. 60, 68, 84, 85, 86, 87, 91 (nelle quali non vedo però atomizzatori ma solo soffiatori o motoventilatori) stanno a dimostrare che queste macchine in altre realtà vengono usate. Purtroppo non da noi. Buona lettura.
Palermo lì - 10 Aprile 2016
Salvino Carramusa
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