28 ottobre 2015

QUANDO SONO LE MASSE A SOFFRIRE LE CATENE DELLO SFRUTTAMENTO, IL RICORSO ALLA RIBELLIONE PUÒ DIVENTARE L'UNICA SOLUZIONE PRATICABILE. MA SE NON CI RIBELLIAMO, CI FARANNO SEMPRE DI PEGGIO


Ricevo e pubblico
da Rocco Boccadifuoco


Quando sono le masse a soffrire le catene dello sfruttamento, il ricorso alla ribellione  può diventare l'unica soluzione praticabile. Ma se non ci ribelliamo, ci faranno sempre di peggio



Signori colleghi, oramai è più che evidente la totale inerzia ed incapacità della nostra classe politica che da troppo tempo gioca sulla nostre teste con inutili promesse mai mantenuti, proteggendo ovviamente i loro interessi, non curanti dei nostri. Vogliamo  fare solo il nostro dovere, lavorare e poter crescere i nostri figli con un minimo di degnità. Oggi, i nostri politici sono numerosissimi e insaziabili del nostro denaro: sono i politici che abbiamo votato e i loro compari imbucati nel settore pubblico. Con mezzi legali non è possibile cacciarli dal potere, perché costoro hanno “occupato” la legalità: si aumentano gli stipendi “per legge” (la votano loro), rigettano i tagli “per legge”,   tormentano  noi cittadini con la burocrazia, ci perseguitano chiamandoci evasori, ed è tutto legale.  Noi cittadini, che li paghiamo, siamo sottoposti a soprusi, punizioni arbitrarie  intollerabili. La democrazia di fatto non esiste più: i nostri politici hanno ceduto la sovranità popolare che gli avevamo delegato,  all’eurocrazia di Bruxelles e alla Bce, entrambi organi non-eletti, fatti di individui cooptati non sappiamo come. E alla fine hanno ceduto il loro “dovere” di governare ad un  gruppo di “tecnici” guidati da un presidente della Commissione Trilaterale e da banchieri, a loro volta agli ordini di uno speculatore di  Goldman Sachs, Mario Draghi, e di governi stranieri (Berlino), poi Enrico Letta anche lui membro  della Trilaterale, e oggi Renzi , tutti uomini non eletti dal popolo. Logica e giustizia voleva che i nostri politici, dopo aver così auto-certificato la loro nullità e inutilità, se ne tornassero a casa. Invece, hanno mantenuto per sé una sola “sovranità”: quella di aumentarsi gli emolumenti a piacere, e di arraffare “contributi elettorali” e “ai gruppi” che costano miliardi. Con voto unanime, quindi del tutto “legale”. Il supremo tempio del diritto, la Corte Costituzionale,  come abbiamo visto, ha dichiarato incostituzionale il taglio degli stipendi  loro (400-600 mila euro annui) e degli altri miliardari di stato. La magistratura   gode di una totale impunità, e può ommettere gravissimi soprusi  contro la libertà dei cittadini. Quando la volontà del popolo s’è espressa con  inequivocabile  chiarezza con il referendum”, dichiarando la sua volontà di votare col sistema di voto maggioritario, la responsabilità civile dei giudici, l’annullamento del finanziamento pubblico dei partiti – tutto il sistema “democratico” e “legale” s’è adoperato per calpestarla. Eppure  il referendum è il mezzo più legale e legittimo della volontà popolare, scritto nella Costituzione. Chi doveva farlo rispettare? Il presidente della repubblica, la Corte Costituzionale. Non hanno fatto nulla. La volontà popolare espressa costituzionalmente è stata calpestata, e loro l’hanno lasciata calpestare. Ebbene: questo avviene perché siamo stati troppo passivi. Perché a molti di noi faceva comodo, molti hanno ricevuto qualche beneficio dalla “legalità sequestrata”, la maggioranza per paura. Molti cittadini, probabilmente, pensano sia “illegale” sbattere fuori con la forza questi mascalzoni. E’ un dovere. C’era un articolo (art.50 secondo  comma) che lo dichiarava, nella bozza della nostra Costituzione: “Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino”.  Questa frase fu proposta dai democristiani, Dossetti e Moro, nel 1947. Fu in seguito cancellata.
Ma ciò non significa che la resistenza all’oppressione sia diventata illegale. Al contrario, è una conseguenza diretta della sovranità popolare: chi ha  “occupato” i poteri pubblici e li gestisce in modo da violare i diritti fondamentali dei cittadini, deve essere cacciato. Spogliati da un occupante, che non ha il minimo interesse alla prosperità comune, alla giustizia e all’equità. 
Quando sono le masse a soffrire le catene dello sfruttamento, il ricorso alla ribellione  può diventare l'unica soluzione praticabile. Ma se non ci ribelliamo, ci faranno sempre di peggio.

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