24 gennaio 2015

ANCHE UN CONFLITTO DI INTERESSI DIETRO IL MAXI-AFFARE DELLA GABBARA



Ringrazio il Responsabile Conservazione Natura 
di Legambiente Sicilia, Angelo Dimarca,
per avermi segnalato della notizia

 

Anche un conflitto di interessi
dietro il maxi-affare della Gabbara





Vengono fuori i primi retroscena sul disboscamento della Gabbara, la grande area verde che si distende tra le province di Enna e Caltanissetta. La storia è nota. C’è un accordo tra la Regione siciliana e la Sper, società a partecipazione tedesca, che gestisce una centrale alimentata da biomasse da 21,7 Mw di potenza. In base a tale accordo, la centrale dovrebbe bruciare gli eucalipti di questo angolo della Sicilia (circa 10 mila ettari di verde). Cosa, questa, che ha suscitato le vivaci proteste del Movimento 5 Stelle all’Ars.
La vicenda sta suscitando aspre polemiche tra chi – come i citati grillini – parla di scempio ambientale e di “acquiescenza” del governo Crocetta, e chi, invece, sottolinea che gli eucalipti si prestano a questo genere di utilizzazione perché ricrescono in tempi brevi. Al di là delle divisioni, emerge un particolare che viene fatto notare da Angela Barone, dirigente del Pd siciliano, che nella vita svolge l’attività di avvocato amministrativista. “Nel 2010-2011 – spiega Angela Barone – l’ingegnere Salvatore Giglione ricopriva, contemporaneamente, gli incarichi di dirigente generale dell’Azienda foreste demaniali e di vicepresidente della Spi, la Società patrimonio immobiliare della Regione siciliana. La particolarità di questa storia sta nel fatto che Giglione, nella veste di dirigente generale dell’Azienda foreste, non si è attivato per rilevare le inadempienze delle società concessionarie rispetto ai precisi oneri contrattuali di concessione di aree demaniali forestali e, anzi, ha avallato la posa della prima pietra della centrale a biomasse per lo sfruttamento, privato, dell’energia prodotta degli eucalitteti demaniali”.
Insomma, in questa storia un po’ controversa ci sarebbe anche un palese conflitto di interessi. “Il tutto – osserva ancora la dirigente del Pd siciliano – con gli incredibili risultati denunciati dalla stampa: ovvero la prospettiva di una totale deforestazione di aree demaniali, anche grazie all’inattività dei dirigenti generali dell’Azienda foreste demaniali suoi successori: Pietro Tolomeo, Enzo Di Rosa, Pietro Lo Monaco e Felice Bonanno”. Per la cronaca, Giglione oggi è il dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali e, contemporaneamente, presidente del consiglio di gestione della Spi.
Intanto, del caso dei boschi della Gabbara – su proposta dei deputati regionali del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri e Matteo Mangiacavallo – si occuperà la commissione Attività produttive dell’Ars. I parlamentari che fanno parte di tale commissione si recheranno in questa area verde nei primi giorni di febbraio (è ancora da stabilire la data precisa) “per sviscerare – si legge in un comunicato diffuso da M5S – lo scandaloso abbattimento di alberi in una estensione di 10 mila ettari, programmato nei prossimi anni”. All’incontro, oltre ai deputati grillini, “saranno presenti – osserva la nota – l’eurodeputato Ignazio Corrao, che ha denunciato il fatto anche a Bruxelles, i sindaci dei comuni coinvolti, l’assessore regionale all’Agricoltura, Nino Caleca, i vertici della società delle biomasse che gestisce l’impianto di Dittaino, le associazioni ambientaliste e, ovviamente, la locale amministrazione comunale”.
I grillini hanno già predisposto una mozione all’Ars per bloccare quello che definiscono “uno scempio ambientale, con l’abbattimento sconsiderato in 10 anni di una infinità di eucalipti, con inevitabili conseguenze nefaste per la Sicilia”. I danni, sempre a detta dei grillini, consisterebbero nella “distruzione dei paesaggi” e nel “serio rischio di dissesto idrogeologico”, fino “alla liberazione di massicce dosi di anidride carbonica nell’aria causata dalla combustione dell’enorme quantità di legname prevista. Inoltre la Società corrisponde alla Regione solo 12 milioni di euro per i dieci anni di utilizzo, mentre la società ne ricava ogni anno un fatturato di 40 milioni di euro”.
Ma c’è anche chi non la pensa come i grillini. Su Facebook l’ex parlamentare regionale della sinistra, Domenico Giannopolo, scrive: “Viva l’ignoranza e la demagogia . Circola in queste ore una presa di posizione di ambientalisti non meglio identificati contro il taglio dell’eucalipteto di Piazza Armerina finalizzato all’alimentazione di una centrale di biomassa di circa 18 Mw. La motivazione sarebbe che non si possono tagliare i boschi. Giusto. Ma definire un eucalipteto come bosco significa definire una gallina come tacchino. L’eucaliptus ricresce perfettamente nel giro di 20 mesi dal taglio e la sua funzione non è naturalistica e paesaggistica, ma ambientale nel senso della tutela e salvaguardia dei pendii (fattispecie non presente a Piazza Armerina) vista la sua caratteristica di pianta idrovora. Sarei preoccupato se si procedesse con l’eradicazione dell’albero, ma trattandosi solo di taglio che ben venga la centrale di biomassa che brucia solo scarti vegetali. Con buona pace dei finti ambientalisti”.

23 gennaio 2015


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