24 luglio 2013

I FORESTALI PRONTI A TUTTO, MA PRIMA SALVAGUARDIAMO I NOSTRI BOSCHI


Anche i forestali pronti a ripulire al più presto
l'immondezzaio-Sicilia

«Ma prima di tutto evitiamo i roghi», avvisa il Sifus


Andrea Lodato
Catania. Reagire. Agire e reagire, perché se altrove c'è una consolidata cultura del turismo, della pulizia, dell'organizzazione, dei servizi offerti, la Sicilia non può rassegnarsi ad essere bella e impossibile. Così, partendo da quel parallelismo ovvio ed azzardato con le Dolomiti, patrimonio dell'Unesco come l'Etna che da poco ha guadagnato questo sigillo, si prova ad andare avanti, oltre. Giusto nel giorno in cui, tra l'altro, sull'Etna è stata in visita l'amministratore delegato di Rai pubblicità, Lorenza Lei, ospite del Parco dell'Etna e, alla fine, entusiasta, ovviamente, della bellissima esperienza nel cuore della montagna.
Certo, per superare i problemi bisogna conoscerli e riconoscerli. Basta, allora, dare un'occhiata al biglietto da visita con cui si presenta questo pezzo di Sicilia che ha in Catania il punto di arrivo che smista a Taormina, sull'Etna, nella Val di Noto con il suo Barocco. E' il distretto del Sud Est, con l'appendice straordinaria di Taormina. Bene, che cosa trovano i turisti che arrivano a Catania? Lo vedete nelle foto accanto di Davide Anastasi. Barboni e zingari all'aeroporto che dormono e chiedono l'elemosina tra cumuli di rifiuti. Una piazza inguardabile quella della stazione ferroviaria tra immondizia, immigrati nelle aiuole, auto e moto parcheggiate ovunque. E anche all'uscita del porto non va meglio, va malissimo. Partiamo così, nella vergogna. Che impressione possono farsi i turisti? Anche perché dopo questo impatto sconcertante, quando vanno in giro accanto alle bellezze naturali, ai monumenti, a quel che s'è di unico e di bellissimo, si finisce con il confrontarsi ancora con disorganizzazione, sporcizia, discariche, approssimazione.
Agire. Reagire. Partiamo dalla pulizia e al di là di quel che può fare l'amministrazione locale, che ha il carico di rappresentare, come detto (e come il sindaco Enzo Bianco ama, giustamente, ricordare spesso) il centro nevralgico del Distretto, ci vogliono interventi straordinari.
Ieri il consigliere del parco dell'Etna, Ettore Barbagallo, ha parlato di pulizia eccezionale per l'Etna e del mantenimento successivo dello status da acquisire. E ha parlato del ruolo che potrebbero avere i forestali. Bene, la Regione ha di fatto approvato il decreto attuativo della legge 25 che svincola proprio i 23 mila forestali dal poter lavorare soltanto nei confini del demanio. C'è dell'assessore, adesso si attende la firma del presidente Crocetta. Come abbiamo detto qualche settimana fa, in sostanza, i forestali potranno essere utilizzati anche per altre attività, da interventi per il controllo del dissesto idrogeologico, al miglioramento dell'attrattività del paesaggio rurale ed ambientale, sino alla manutenzione delle aree verdi pubbliche e dei siti archeologici, sino alla cura e alla pulizia del verde pubblico dei comuni.
Allora, approvato questo decreto, la domanda è: possono i nostri forestali diventare quel valore aggiunto di cui si parla? Possono svolgere un ruolo fondamentale in un nuovo progetto di pulizia e di monitoraggio e controllo del territorio? Secondo il segretario catanese della Uila, Nino Marino, potrebbe funzionare: «L'approvazione di questa decreto assessoriale che adesso dovrà essere recepito dal governatore è un passaggio importante, adesso, però, si tratta di accelerare, perchè per sottoscrivere le convenzioni c'è tempo adesso sino al 30 settembre. Insomma margine per il 2013 ridottissimo, che deve fare accelerare ogni intervento, ogni iniziativa degli enti locali d'intesa con la Regione. Quel che va chiarito è che questa legge non deve essere interpretata come un'occasione per far lavorare qualche giornata in più i forestali, ma per dare loro un'occupazione alternativa, per utilizzare al meglio chi può svolgere un ruolo nel controllo del territorio, nella, pulizia, nella tutela dei nostri beni naturali».
Insomma, secondo il sindacalista della Uil adesso che la Regione ha firmato il decreto attuativo si attivino gli enti locali per cominciare a fare qualcosa di concreto. Ma cosa ne pensano i diretti interessati, cioè i forestali, di questa legge e, soprattutto, di questa idea di coinvolgere questo esercito nella tutela della Sicilia? Il segretario siciliano del Sifus, il sindacato che punta da anni alla stabilizzazione dei forestali precari (che sono la maggior parte dei 23 mila), Maurizio Grosso, non esclude nulla, ma precisa un paio di cose.
«Noi siamo pronti a fare qualsiasi lavoro, non è questo che ci preoccupa. Qualunque lavoro, si capisce, che rientri in qualche modo tra le nostre competenze. Ma va anche detto subito e senza equivoci che non vorremmo che questa legge possa essere utilizzata da qualcuno per far fare ai forestali quel che non è prioritariamente tra le loro funzioni d'origine.
Perché siamo qui a parlare di occupazioni alternative, mentre ancora a fine luglio in Sicilia nel 70% dei boschi non ci sono i viali para fuoco. Avete idea di cosa possa accadere in queste condizioni? Potrebbe essere un disastro per i nostri boschi. Per questo ci viene difficile pensare ad altre attività da fare, quando la Regione non riesce a coprire le reali esigenze e a far lavorare i forestali per svolgere le proprie funzioni».
Insomma, dice Grosso, i forestali non dicono nessun no pregiudiziale ad eventuali utilizzazioni sul territorio legate a interventi straordinari di pulizia delle aree verdi, di quelle che hanno rilevanza turistica, e il monitoraggio e il controllo che dovrebbe seguire, per evitare che tutto torni come prima, cioè com'è adesso. Ma, spiegano i forestali, tutto va fatto dopo avere svolto la funzione di difesa dagli incendi e tutela del patrimonio boschivo. C'è un ragionamento da fare, insomma, ma c'è anche l'emergenza stringente, una Sicilia da pulire per poterla davvero vendere ai turisti, per esaltare le cose belle e non lasciarle sommergere tra i rifiuti.
Ieri abbiamo raccontato l'esperienza delle Dolomiti e proprio partendo da quell'area, utilizziamola come simbolo e come stimolo, la Sicilia deve provare a trarre forza. Partendo dalle città, come detto, perché se Catania è la capitale del Distretto, oltre ad avere i punti nevralgici delle comunicazioni, è inaccettabile che i turisti facciano slalom tra i rifiuti qui come a Siracusa, trovando lattine, cartacce, bottigliette di plastica, come abbiamo mostrato qualche settimana fa, persino nel tempo di Apollo.

23 Luglio 2013



 

 

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