18 agosto 2017

IL 18 AGOSTO DI OGNI ANNO, RICORDIAMO 4 EROI D’UNA GUERRA IMPARI : I CADUTI DEL FUOCO DI MITOGIO IN AGRO DI CASTIGLIONE DI SICILIA NEL 1993




di Enzo Crimi, (Commissario del Corpo Forestale, dalla pagina Facebook)

In questi giorni di fuoco infernale per il nostro territorio naturalistico, ci siamo oramai abituati a leggere e sentire sui giornali, in radio e televisione, le varie opinioni e i pseudo rimedi riguardo gli incendi boschivi, come se le battaglie del fuoco possano essere vinte con la cultura logorroica della parola sterile. Con scarsa proprietà di linguaggio e competenza tecnica, sono tutti presenti, quasi facessero a gara: mass-media, associazioni, accademici, gente comune e persino qualche saccentone appartenente ai vertici Istituzionali incompetente in materia. Tutti a volere spiegare le cause e i perché di questo grave dramma che puntualmente ogni anno colpisce la collettività, certamente non solo isolana e nazionale. Tutti coinvolti appassionatamente nell’arte dell’apparire e in cerca di visibilità mediatica, tentano di rappresentare goffamente la tematica antincendio con argomenti e parole vane e vuote. Tutti tuttologi ed esperti del settore, tutti preoccupati ad elargire colpe agli altri… persino alla mafia, tutti ambientalisti e detentori di sapienza e non meglio specificate soluzioni, tutti sempre pronti a criticare e forse mai scesi in campo in modo diretto ad operare per il bene comune. Non credo che la stragrande maggioranza di questi soggetti si siano mai trovati coinvolti, in quei momenti di caotica tensione, nello spegnimento di incendi boschivi ed esposti ai rischi che questi comportano. Non credo che abbiano mai sentito il fumo acre stringergli la gola, non credo che durante lo spegnimento abbiano mai percepito il crepitio e l’energia delle fiamme accalorargli o peggio bruciargli la pelle. Non credo abbiano mai provato la sensazione che l’acqua non possa placare la sete o cercare rapidamente una via di fuga dal fuoco, non credo che possano comprendere chi a fine intervento, con le labbra inaridite dal calore, possa bisbigliare: grazie a Dio, anche questa volta c’è l’abbiamo fatta. Dunque, solo il potere della parola, parlano, parlano, parole vuote prive di sensata competenza volte a snaturare la vera pericolosità degli incendi boschivi e a sminuire il lavoro degli addetti, sempre attivi senza limitazioni di tempo e luogo, nonostante il rischio immediato, inteso come motivo di ricerca dei sistemi di lavoro, dei mezzi sempre precari, degli uomini insufficienti, delle attrezzature obsolete, delle vaste aree interessate al fenomeno, del rispetto civico del territorio e cosi via.
Ma non siamo arrabbiati per queste loro colpevoli mancanze, d'altra parte, non ci aspettiamo nulla da loro, la collera e la delusione degli addetti ai lavori come me, scaturisce dal non aver mai letto o sentito da parte di costoro, un pensiero di gratitudine rivolto verso chi quotidianamente rischia la vita nello lotta contro il fuoco, uomini veri, dileggiati, strumentalizzati e persino accusati da qualche bieco personaggio che con consapevole dolo, non riesce a comprendere che la battaglia del fuoco si vince soprattutto con la prevenzione. Persino nessuna riconoscenza nei confronti dei caduti nel corso degli anni durante l’impari lotta alle fiamme, personale in divisa del Corpo Forestale e operai dell’antincendio, come i nostri eroi che voglio oggi ricordare: Francesco Manitta, giovane e promettente sottufficiale del corpo forestale della Regione Siciliana e 3 coraggiosi operai addetti alle squadre di spegnimento incendi: Zumbo Vincenzo (capo squadra antincendio), Mineo Benedetto (operaio antincendio) e Manitta Giuseppa (operaia antincendio), tutti rei di credere nel proprio lavoro al servizio della natura. Uomini valorosi caduti mentre con grande abnegazione e sacrificio intervenivano sugli incendi boschivi, persone che possono essere definite davvero “Angeli custodi” del creato e commemorate quale luminoso esempio di difensori del bene naturalistico, per il quale non hanno esitato a dare la vita, consapevoli delle scarse risorse ad essi assegnate. Eppure, le Istituzioni li hanno dimenticati, Eroi perfino vilipesi da questa bassa e becera politica del potere temporale, la quale, invece di onorarli come coraggiosi caduti, li ignora e con intollerabile e lesiva noncuranza, cerca di svilire anche la dignità di quello che rimane del Corpo Forestale, dei suoi pochi uomini rimasti e dell’intero dispositivo antincendio siciliano, unico baluardo contro gli incendi boschivi che, in questi ultimi siccitosi e roventi anni, stanno devastando gli ecosistemi di questa martoriata Regione sfregiata dalla politica del nulla, trasformista e priva di sensibilità Istituzionale. Un muro di gomma innalzato dall’indifferenza politica verso le problematiche del comparto antincendio, dove servono coraggiose decisioni di intelligenza individuale e ambientale che, ahimè, non é a dotazione di alcuni nostri politici. Forse connettendosi oniricamente alla soppressione del Corpo Forestale dello Stato, e quindi reiterando il macroscopico errore del governo Statale, i vertici e gran parte della politica regionale che gode di totale autonomia amministrativa in materia, invece di sostenere e potenziare il Corpo Forestale Regionale e tutto il dispositivo antincendio, ad esso assegnato dai dettami normativi (Legge Regionale 6 aprile 1996, n. 16, coordinata alla L.R.13/99 e alla L.R. 14/2006), con prerogativa miope, cercano di darsi alla fuga e pensano di scaricare per delega ad altre Istituzioni (Vigili del fuoco – Carabinieri - Protezione Civile etc.), l’intera tematica di settore, ritenuta ostica e ingestibile.
La difesa dell'ambiente dagli incendi ha le sue specificità di intervento che in Sicilia sono culturalmente innate nel Corpo Forestale e negli uomini appartenenti al dispositivo antincendio, come bagaglio intellettivo e formativo, che viene attivato in modo costante ed efficace, per fare fronte alle continue sofferenze dell’ambiente. Con tale presenza, il territorio viene capillarmente e sistematicamente controllato in forma perfettamente consolidata, attraverso la dettagliata conoscenza ultradecennale delle sue caratteristiche fisiche e cartografiche, antropiche e orografiche. Con i cambiamenti climatici in atto, senza la vigilanza permanente e professionalmente specifica del Corpo Forestale e delle squadre antincendio, che dovrebbero essere impiegate anche preventivamente, non è chiaro come si manterrà e si esplicherà in modo ottimale la conoscenza e memoria storica di un territorio, i suoi bisogni e le sue necessità, come si tuteleranno le aree protette e demaniali: che futuro hanno i Parchi e le Riserve, i sistemi fluviali e le aree umide, insomma, l’intero territorio extraurbano, pedemontano e montano, corrono gravi rischi di devastazione.



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