06 aprile 2016

LA VERITÀ DI GIUSEPPE CAMPANELLA DOPO L’ARENA DI GILETTI. CAMPANELLA È UN OPERAIO FORESTALE CHE VUOLE LAVORARE E VIVERE LA SUA VITA NORMALMENTE MA, A CAUSA DEL SUO PASSATO, QUESTO GLI È IMPOSSIBILE


La verità di Giuseppe Campanella dopo L’Arena di Giletti


Campanella è un operaio forestale che vuole lavorare e vivere la sua vita normalmente ma, a causa del suo passato, questo gli è impossibile




Abbiamo cercato e incontrato Giuseppe Campanella, il lavoratore forestale di Pioppo colpito dal provvedimento Crocetta che, per difendersi dalle accuse uscite durante la trasmissione, ha voluto dire la sua.
L’Intervista ha assunto da subito una linea pesante e davvero difficile da spiegare; Giuseppe Campanella è profondamente colpito dal messaggio passato durante il programma televisivo.


G.C.: Queste ultime ore sono state terribili. Ho dovuto dire ai miei genitori anziani e alla mia famiglia che in trasmissione avevano detto delle falsità.”

– La sua famiglia è la famiglia mafiosa di cui parlava Giletti?

G.C.: “Assolutamente no, la mia famiglia non ha niente a che vedere con il tipo di famiglia che ha descritto Giletti. Nella mia famiglia non ci sono state mai persone che hanno avuto problemi con la giustizia a parte me”.

– Quindi quello che si è detto in trasmissione non è vero?

G.C.: “No che non è vero. Hanno montato solo pezzi di intervista, quando ho incontrato il giornalista ho parlato di tutta la mia storia lavorativa ma loro questo non l’hanno trovato interessante perché a loro interessa solo fare vedere che alla forestale le cose sono tutte sbagliate. Si è visto solo un piccolo pezzetto. Io invece avevo detto al giornalista di metterla tutta l’intervista e poi quel giorno erano presenti altri forestali che hanno detto la loro e c’era pure un rappresentante sindacale dei forestali che ha rilasciato l’intervista. Perchè le loro interviste non le hanno mandate in onda? Come facevano a sapere il mio nome quando ancora non mi era arrivata la notifica del provvedimento?”.

– Alla luce di queste cose, ha pensato di rivolgersi ad un legale per tutelare la sua immagine?

G.C.: “Certo, ho già contattato il mio avvocato che vedrò presto per capire come agire in difesa mia e della mia famiglia. Oltre alla trasmissione di domenica, esistono delle dichiarazioni di Crocetta nei giornali su internet, che mi mettono vicino alle famiglie Bagarella e Brusca; sto controllando se in tutti i distretti della forestale esistono altri Campanella che hanno avuto problemi con la giustizia. Se non fosse cosi provvederò anche nei loro confronti”.

– Possiamo sapere quali sono i reati a lei imputati?

G.C.: “Io negli anni 90 avevo un’officina, a causa della mia patente smarrita mi sono ritrovato dentro una disgrazia. Mi arrestarono e mi processarono per concorso esterno in associazione mafiosa con l’interdizione ai pubblici uffici. Ho scontato la mia pena e quando sono uscito ho iniziato a lavorare alla forestale. Lavoro lì da quasi 20 anni, con 78 giornate lavorative, 4.300,00€ di stipendio e 2.000,00€ di disoccupazione annui… e quando non arrivo a portare avanti la mia famiglia mi
aiutano i miei genitori”.


– Quindi lei dopo quel fatto accaduto negli anni ’90 non ha più avuto problemi con la giustizia?

G.C.: “Assolutamente no, ho vissuto con un lavoro stagionale campando una famiglia di 4 persone. Solo di questi soldi sono andato avanti. Noi di quest’acqua (la mafia) non ne abbiamo mai bevuto e non mi interessa berla. Ho 58 anni e se questo provvedimento rimarrà così per com’è, come farò a portare avanti la mia famiglia?”.

Con questo quesito si chiude l’intervista. E’ difficile continuare a parlare. Dietro questa storia ci sono intere famiglie che devono comunque andare avanti e non è facile ritrovarsi ad una certa età a doversi rimettere in discussione. Sicuramente questo è un problema che riguarda tutti quelli che sono stati inclusi nel provvedimento e di queste persone in qualche modo bisognerà occuparsi.

Viviamo in una terra difficile, sotto tutti i punti di vista, dove trovare lavoro è difficile anche ai più giovani e dove purtroppo per i tessuti sociali più deboli, la mafia a volte può sembrare l’unica soluzione. C’è bisogno dell’impegno di tutti, partendo dal Governatore, che se vuole agire ed essere ricordato come esempio di legalità, anziché intervenire colpendo chi comunque ha già scontato una pena, dovrebbe trovare soluzioni alternative ed efficaci per contrastare la cultura mafiosa.

06 Aprile 2016
 Filodiretto Monreale News







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