16 agosto 2015

L’ADDIO AI FORESTALI E LA GUERRA DELLE DIVISE. DI ANTONIO SATTA. MILANO FINANZA



L’addio ai forestali e la guerra delle divise. di Antonio Satta. Milano Finanza




Alessandro Margiotta


Tra gli effetti del ddl Madia di riforma della pubblica amministrazione c’è anche la soppressione del Corpo Forestale dello Stato, i cui componenti verranno per lo più assorbiti dall’Anna dei Carabinieri, andando a rafforzare i nuclei che contrastano i reati ambientali, mentre una parte minoritaria entrerà nei ranghi dei Vigili del Fuoco. Una soluzione contro cui si sono battute inutilmente le opposizioni di destra e di sinistra, ma che oggettivamente ha dietro di sé molte ragioni di buon senso, a cominciare dal superamento dell’assurda coesistenza di ben 5 corpi nazionali di polizia, facenti capo a tre ministeri diversi e comunque non coordinati fra di loro. Alla luce dei fatti questa soluzione rende pero ancora meno comprensibile una vicenda rapidamente scivolata nell’oblio anche se si è conclusa solo quattro anni fa. Si tratta di quella che è passata, se non alla storia, certamente alla cronaca, come «la guerra delle divise e che ha visto contrapposte la Guardia di Finanza e appunto il Corpo Forestale. Tutto è cominciato nel 2004, quando qualcuno ai vertici della Fiamme Gialle si è accorto con disappunto che le divise dei forestali erano troppo simili a quelle dei finanzieri. Passi la foggia e il taglio (sono divise e non è che gli stilisti militari possano sbizzarrirsi troppo), ma tessuto e colore erano effettivamente molto simili: lana Cordellino e un punto di grigio chiaro tendente al verde per entrambi. Ora, a essere puntigliosi si potrebbe ricordare che tessuto e colore erano identici da tempo, quasi da un centinaio di anni, da quando cioè tutto il Regio Esercito e le sue articolazioni avevano optato per il grigio verde Ma tanté; superato il nuovo millennio, alla Finanza questa uniformità stilistica era sembrata insopportabile. Non fosse mai che qualcuno, vedendo un forestale girare per i boschi, lo confondesse con un finanziere alla ricerca di scontrini. Così è partito un ricorso al Tar per stabilire a chi toccasse cambiare il colore delle divise Certo, in un Paese dove regnasse il buon senso, la questione sarebbe stata rapidamente archiviata a disputa da baro, se si vuole, da circolo ufficiali. In Italia no. La questione è risalita per li rami fino al Consiglio di Stato e ha coinvolto non solo giuristi ma anche storici militari. Si è discusso innanzitutto di quale corpo fosse nato prima. La Finanza vanta radici, per esempio, nella Legione truppe leggere, creata da Vittorio Emanuele HI nel 1774. Certo, si può obiettare che quel Corpo è stato disciolto con la caduta del regno sardo a seguito della vittoria delle truppe napoleoniche, ma anche così la GdF può rivendicare comunque un’antica nascita, potendo risalire al Corpo delle Guardie doganali, costituito nel 1861 e trasformato in Corpo della Regia Guardia di Finanza vent’anni dopo. Pure i forestali, perà in quanto a nobili e antiche origini non scherzano, potendo riallacciarsi all’Amministrazione forestale per la custodia e la tutela dei boschi, costituita da Carlo Felice di Savoia nel 1822. Ma le origini antiche non sono state l’unico criterio di giudizio; gli storici si sono confrontati su chi aveva optato prima per il colore Disputa ardua risalendo le scelte a un universo militare, come detto, uniformemente colorato all’epoca in grigio-verde. L’unico argomento che invece non ha mai sfiorato giudici e convenuti è quello che qualsiasi padre di famiglia avrebbe messo al primo posto: ammesso e non concesso che qualcuno, per non confondersi, debba cambiare colore d’abito, è più intelligente rinnovare il guardaroba di chi ha 8 mila effettivi (Forestale) o di chi ne ha 64 mila (GdF)? E così nel mondo fatato della burocrazia nessuno si è stupito quando nel 2008 la sentenza definitiva ha stabilito la primogenitura della Forestale con la conseguenza implicita che a cambiare divise doveva essere la Finanza, che non ha perso tempo, avviando un bando di gara per la fornitura (il primo lotto l’ha vinto la Marzotto) e nominato una commissione per la scelta del tessuto (fresco di lana Batavia), del colore (grigio scuro tendente all’antracite) e del nuovo look. E così tutto, ma proprio tutto, dalle tute da sci dei finanzieri che vigilano sulle piste innevate fino ai giubbotti dei motociclisti, è stato cambiato. E alla nuova tonalità cromatica non sono scampati nemmeno i mezzi in dotazione dalle gazzelle ai furgoni, dalle motociclette ai motoscafi. Le vecchie dotazioni? In parte riciclate alla polizia afgana e a quella palestinese (ma si erano fatti avanti pure i poliziotti di Haiti), il resto è finito al macero. Ora, è vero che le Fiamme Gialle hanno sempre sostenuto che il ricambio del materiale è in fondo fisiologico e che loro hanno proceduto per tappe completando lo swap in qualche anno (si è chiuso nel 2011), ma resta la sgradevole sensazione che la spending review sia una pratica valida solo in altre latitudini. Sensazione che si fa ora più spiacevole, pensando che al macero stanno per andare anche tutte le altre divise grigioverdi rimaste I forestali infatti stanno per cambiare abito e così stanno per mutare livrea anche i loro mezzi, destinati a dipingersi di blu carabiniere o di rosso pompiere. Colori che almeno hanno un pregio; per confonderli devi essere proprio daltonico.

15 Agosto 2015
http://www.sicurezzacgs.it/laddio-ai-forestali-e-la-guerra-delle-divise-di-antonio-satta-milano-finanza/





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