15 dicembre 2024

UNA FINANZIARIA DI CARTAPESTA. PER GLI OPERAI FORESTALI IN ATTESA DI UNA LEGGE DI RIFORMA, PROMESSA DA ANNI. TUTT’AL PIÙ SI METTERÀ QUALCHE PEZZA, AUMENTANDO LE GIORNATE DI LAVORO, E SPERANDO DI SCAMPARE ALL’IMPUGNATIVA DA PARTE DI PALAZZO CHIGI (SEMPRE DIETRO L’ANGOLO)


Dal sito www.buttanissima.it

La manovra è piatta e senza futuro. L'aula si prepara al maxi emendamento per l'assalto finale alla diligenza


Alberto Paternò 14/12/2024

Non si fa che parlare di contributi alle associazioni e di come, i 70 parlamentari dell’Ars, troveranno il modo di foraggiare gli amici di sempre. Della restante parte di questa Finanziaria, invece, non v’è traccia. Le notizie sono poche e obsolete: la prima è che il valore della manovra 2025, stando alle indicazioni del governo che l’aveva approvata a inizio novembre, è di circa 650 milioni di euro; l’altra è che è stato stralciato l’articolo 1, cioè la creazione di un’Agenzia regionale per gli investimenti con l’obiettivo di “promuovere, agevolare e attrarre investimenti nazionali e internazionali nel territorio della Regione, contribuendo allo sviluppo dell’economia e alla creazione di nuove opportunità di lavoro”. Un tema, l’unico, che ha creato bagarre in commissione Bilancio: l’articolo – che mette in palio un milione e la creazione di nuove poltrone, a partire dal Cda – è al centro di una contesa fra l’assessore all’Economia, Alessandro Dagnino, e le opposizioni. Se ne riparlerà in aula.

Prima però c’è il concerto della Ricciarelli. La manovra è già stata incardinata a Sala d’Ercole e oggi scadono i termini per gli emendamenti, anche se il dibattito non comincerà prima di mercoledì prossimo (e difficilmente si concluderà entro Natale). La domanda resta: a parte i contributi per le attività di “promozione turistica e culturale”, che verranno assorbiti dal testo grazie alla solita furbizia del maxi emendamento, di cosa si occupa questa Finanziaria? In pochi lo sanno… Forse perché c’è poco da sapere: si va dall’ormai “rituale” stabilizzazione degli Asu impiegati nel settore dei beni culturali, alle maggiori garanzie – anche questo un rituale – per i lavoratori dei Consorzi di Bonifica e per gli operai forestali (piccolo inciso: entrambe le categorie sono ancora in attesa di una legge di riforma, promessa da anni). Tutt’al più si metterà qualche pezza, aumentando le giornate di lavoro, e sperando di scampare all’impugnativa da parte di Palazzo Chigi (sempre dietro l’angolo).

E per il resto? Ci si affida alle rivelazioni spente dei giornali: i fondi per le devianze giovanili e per le giovani coppie (la legge sul crack, finanziata con 23 milioni di euro lo scorso settembre, è ancora in attesa dei decreti attuativi); quelli per gli Ato o per la manutenzione degli edifici popolari; i 10 per incentivare la presenza dei medici nei presidi ospedalieri delle Asp che presentano maggiori carenze di organico. E poi una nuova edizione dello straccia-bollo auto, 50 milioni per contrastare la siccità e gli stanziamenti nei confronti dei Comuni, che stando alle premesse di Palazzo d’Orleans, dovrebbero “coprire” 550 milioni sui 650 complessivi del Ddl. Dovrebbero. Il Movimento 5 Stelle, che negli ultimi giorni ha cercato di placare – almeno sulla carta – le tentazioni del centrodestra, ha evidenziato che “il testo trasmesso dal Governo all’aula ricorda la banana di Cattelan: è un documento senza alcun valore reale, è solo scena, dentro non c’è nulla, è solo un veicolo cui agganciare il maxiemendamento che è la prova dalla debolezza di Schifani che cerca di mettersi al riparo dai colpi dei franchi tiratori della sua stessa maggioranza che sono pronti a fare a pezzi la Finanziaria”.


Quella esitata dalla commissione Bilancio, in realtà, è una manovra talmente snella – una ventina di articoli – che non c’è stato neppure bisogno di litigare. La proposta della coalizione di governo è passata con l’astensione dei deluchiani e col voto contrario di Pd e M5s. Nel frattempo – in deroga al principio di non assegnare finanziamenti diretti alle associazioni – è stata ripristinata la dotazione per la fondazione Mandralisca, la fondazione Sciascia, l’Istituto Pio La Torre, l’Istituto Gramsci, i Consorzi tra comuni che si occupano di beni confiscati “e le associazioni antiracket riconosciute”. Inoltre sono stati assegnati nuovi fondi all’assessorato al Turismo – tutto grasso che cola – per l’organizzazione di ‘grandi eventi’ (3,5 milioni) e, in commissione Cultura, è stato incrementato da 6,5 a 14,5 milioni il Furs, il Fondo unico regionale per gli spettacoli. In palio 750 mila euro, invece, per l’organizzazione di festival cinematografici, rassegne, premi e convegni (un anno fa erano 485 mila).

Le misure territoriali, e più marcatamente di competenza dei singoli deputati, verranno catapultate nel maxi emendamento che prenderà forma soltanto in aula. Il M5s ha chiesto di leggerlo con almeno 24 ore d’anticipo, e con le firme dei proponenti in calce a ogni proposta; mentre il Pd è spaccato tra chi vorrebbe accettare l’offerta del governo (si parla di 700 mila euro per ogni deputato d’opposizione) e il rigore richiesto dalla segreteria nazionale, che ha raccomandato ai propri rappresentanti nell’Isola di tenersi distanti da qualsiasi inciucio.

Questa Finanziaria è una bella gatta da pelare, un appassionante B-movie con un finale già scritto (ma da decifrare). Tuttavia, gli interrogativi non mancano: se davvero ci fosse un tesoretto per ogni onorevole – ad esempio – anche l’on.Carlo Auteri, transitato da poco al gruppo Misto, riceverà la strenna senza colpo ferire? E con quale discrezionalità i sindaci, che verranno investiti da un fiume di denaro (meglio loro delle singole associazioni), potranno “smistare” queste risorse sul territorio? Non c’è molto da fare: l’unico tema spendibile, durante quest’attesa, è quello delle mance. Non c’è un progetto di riforma, un processo di sviluppo o una visione da alimentare. Solo spesucce parcellizzate: tra chiese da ristrutturare, piazzette da inaugurare, sagre da organizzare e pagnottisti da sfamare. Ma davvero la Sicilia non merita di meglio?




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