"Le opposizioni ci criticano per il rispetto della legge? Surreale"
Dal sito livesicilia.it
di Salvo Cataldo - 19 Dicembre 2023
PALERMO – “Fiducia” è la parola più ricorrente nel vocabolario adottato dall’assessore all’Economia Marco Falcone, nella settimana che segna l’avvio della battaglia d’aula sulla Finanziaria. Falcone respinge al mittente le critiche delle opposizioni (“strumentalizzazioni con i piedi d’argilla”) ed è perentorio sull’obiettivo più volte annunciato dal governo: “La Finanziaria va approvata entro il 31 dicembre, non è questione di puntiglio ma di sostanza per il bene della Sicilia: significa mettere in circolo per il 2024 almeno 1,5 miliardi di impegni della Regione in più rispetto al 2023”.
Assessore, siamo nella settimana che segna lo sbarco della Finanziaria a Sala d’Ercole.
“Ci avviciniamo all’appuntamento con animo fiducioso dopo tanto e intenso lavoro, lungo diversi mesi. Siamo partiti già a giugno incontrando le associazioni e le categorie, poi le forze politiche e tutti gli stakeholder per costruire una Finanziaria che offra risposte a tante esigenze”.
Negli ultimi giorni tra lei e le opposizioni un botta e risposta molto duro.
“Trovo il dibattito di queste ore decisamente surreale. Il presidente Schifani, a inizio legislatura, aveva promesso che avrebbe regolarizzato i conti della Regione presentando il ddl di stabilità in tempo utile, per giungere al via libera definitivo entro la fine del 2023, come legge prescrive. Tuttavia le opposizioni gridano allo scandalo. E quale sarebbe questo scandalo? La nostra intenzione di non trascinare la Regione in esercizio provvisorio. Da non crederci. Riassumendo, il governo viene criticato perché vuole ricollocare la Regione nei binari della regolarità e dell’efficienza amministrativa. In realtà le minoranze farebbero bene ad agevolare l’approvazione della Finanziaria al più presto, per fare uscire la Sicilia da una condizione di cenerentola nella quale per troppi anni è stata relegata”.
Le opposizioni la invitano a guardare a quanto accaduto in commissione, sostenendo che lì le prove di forza non sono servite al governo.
“Tutto ciò che è accaduto in commissione è stato frutto di una dinamica attuata dal governo. Abbiamo deciso di rimuovere alcuni articoli che non incidevano sui quattro pilastri della manovra: rafforzamento finanziario dei Comuni, con cinquanta milioni in più rispetto allo scorso anno, e certezza nei trasferimenti delle risorse per gli enti locali; lotta al precariato, con la stabilizzazione degli Asu dopo 30 anni e gli interventi in favore degli ex Pip che significano complessivamente un processo di stabilizzazione per settemila persone; il rafforzamento delle misure antincendio con ulteriori trenta milioni su prevenzione e interventi contro le fiamme; gli incentivi alle imprese per le assunzioni, che si concretizzano in un fondo di cinquanta milioni di euro per tre anni. Le altre norme, che ci siano o meno, non alterano l’equilibrio costituente della Finanziaria”.
Tra tali “altre norme” ci sono anche gli interventi che i vari deputati hanno chiesto e chiederanno per i propri collegi elettorali.
“Gli interventi ‘territorializzati’ sono, appunto, un modo per dare risposte ai territori nei quali sono stati eletti i deputati. Nulla di scandaloso, bisogna essere realisti, a condizione che questi interventi non diventino prioritari rispetto ai grandi temi e non sottraggano risorse a questioni vitali. Resta sul campo una Finanziaria espansiva fondata su un budget di spesa rafforzato dalla nostra oculata azione sulle entrate. Un esempio su tutti: le misure sul bollo auto”.
Ne avete fatto una bandiera.
“Grazie allo ‘Straccia bollo’ abbiamo ora la possibilità di incentivare ulteriormente le entrate, riuscendo ad abbattere il costo del bollo auto con una norma che prevede un 10% di sconto e, in aggiunta, un altro 10% per la domiciliazione bancaria, per tutti coloro che sono in regola. Il governo Schifani mette in campo un’azione di recupero dell’evasione tendendo la mano ai cittadini, senza costringere nessuno. Nell’ultimo anno il gettito del bollo auto è passato da 255 a 425 milioni di euro entro il 31 dicembre. Soldi che hanno creato un tesoretto tornato utile in questa manovra”.
Ritorniamo però ai motivi che vi portano a spingere per una approvazione entro il 31 dicembre.
“Da 25 anni alla Regione Siciliana viene contestato il fatto che, dal punto di vista contabile, si lavori soltanto per sette mesi su 12 in virtù del ricorso costante all’esercizio provvisorio. Uno strumento che dispiega i suoi effetti fino ad aprile, termine che si sposta a maggio per la pubblicazione della legge sulla Gurs. In questo modo il Sistema informatico viene aperto a fine maggio, per poi chiudere la cassa a metà dicembre. Questo ha comportato una minore immissione di denaro nel mercato rispetto alle proprie possibilità. Nel 2021, al 30 novembre, ci furono pagamenti per 14 miliardi di euro e nel 2022 quella cifra fu superata di poco. Nel 2023, con la Finanziaria approvata per la prima volta a febbraio, la Regione ha erogato 15,7 miliardi di euro innescando un meccanismo che ha portato a un punto e mezzo di Pil in più”.
Questioni contabili che però impattano anche sul quadro finanziario, quindi?
“Con l’approvazione della Finanziaria nei tempi previsti, stimiamo di immettere per il 2024 nel mercato 1,3 miliardi in più rispetto al 2023, generando anche un gettito erariale importante per le casse della Regione in termini di Irpef e Iva. Oggi la Regione ha più di sette miliardi in cassa, vanno messi in circolo. In questo modo aumentiamo la ricchezza e creiamo nuovo gettito che rafforza le casse regionali”.
Le opposizioni sostengono invece che sia tutta una sua manovra, oltre che del vice presidente della Regione Luca Sammartino, in chiave elettorale per le Europee.
“Non so neanche se sarò candidato o meno alle Europee, decide il partito e comunque il governo della Sicilia nulla ha a che vedere con le dinamiche partitiche. La campagna elettorale non si fa con l’approvazione di una Finanziaria. Reputo sciocco, da parte delle opposizioni, tirare in ballo questione come i fondi extraregionali che nulla hanno a che fare con la manovra. Sono argomentazioni con i piedi d’argilla, stanno mettendo in piedi un castello di chiacchiere sempre più inutile così come le montagne di carte e inchiostro sprecati per gli emendamenti carta straccia”.
Nessun dialogo dunque in Aula?
“Ci dicano quali sono, a loro avviso, le priorità da affrontare. Ci segnalino i loro temi importanti e li valuteremo, ma il termine di legge va rispettato. Trovo che sia grave chiedere una deroga alla norma. Le minoranze sminuiscono così il valore delle leggi per il loro calcolo politico. Trovo anche strumentale tirare la giacchetta al presidente dell’Ars, sempre distintosi per equilibrio e intelligenza su questa vicenda”.
Ponte, i rapporti tra governo Schifani ed esecutivo Meloni sono stati tesi negli ultimi giorni per la rimodulazione delle fonti di finanziamento che ha chiesto più impegno alla Sicilia sulle risorse Fsc.
“Il governo Schifani è assolutamente a favore dell’opera, come lo è il centrodestra siciliano da sempre. Negli anni dei governi di Conte e del Pd abbiamo fatto a braccio di ferro per questa infrastruttura epocale. Oggi ci sono stati diversi incontri con i ministri Salvini e Fitto: il governo regionale si era reso disponibile a mettere una parte delle risorse Fsc destinate alla Sicilia a disposizione del Ponte. Il governo ha poi ritenuto di utilizzare ulteriori risorse. Sono scelte che però vanno discusse per evitare, come ha sottolineato con garbo e fermezza il presidente Schifani, pericolosi precedenti sull’uso di questi fondi. Ma non è questione di merito, per noi il Ponte è irrinunciabile così come per la maggioranza dei siciliani”.
Fonte: livesicilia.it
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