di Accursio Sabella
PALERMO - Gli era stato rinnovato il contratto pochi mesi fa. Ma
dal 13 ottobre scorso, il direttore generale dell'Esa Maurizio Cimino
ha dovuto fare le valigie, riempire gli scatoloni e lasciare
l'ente storico dell'agricoltura siciliana. Il motivo? Arriva un nuovo
dirigente. E non un dirigente qualsiasi. Perché Fabio Marino, tra le
altre cose, è anche il capo della segreteria tecnica dell'assessore
all'Agricoltura Antonello Cracolici. Un uomo di fiducia dell'assessore,
quindi. Che soppianta l'ormai “storico” dirigente, cugino del deputato
di Sicilia Futura Michele Cimino. Una nomina, quindi, che assume i
contorni dello “spoil system”. “Qui all'Esa comando io”, insomma, sembra
dire l'assessore del Pd. E non solo all'Esa.
Eppure, Cracolici quell'ente voleva pure “depotenziarlo”, se non addirittura chiuderlo. La sua riforma del settore, approvata in giunta, infatti, espressamente prevede, tra le altre cose, la creazione di una “nuova agenzia per le attività forestali, rurali e territoriali che coinvolgerà – si leggeva in una nota dell'assessore - una platea di circa 23 mila forestali ed i lavoratori stagionali dell’Esa (circa 400). L’agenzia – proseguiva - si occuperà ad esempio di forestazione e gestione di boschi e riserve nelle aree demaniali, programmazione e gestione produttiva del patrimonio boschivo attraverso la valorizzazione delle biomasse e dei prodotti del bosco, viabilità rurale e servizi per l’agricoltura”. Insomma, l'agenzia avrebbe dovuto assumere molti compiti dell'Esa, ente per il quale in tanti, e da anni, chiedono l'abolizione.
E invece, Cracolici non solo decide di piazzare lì un suo uomo, tramite la nomina “formale” operata dal commissario Francesco Calanna col via libera dell'assessore. Ma addirittura ha scelto di “potenziare” l'ente, chiamando da rami diversi della pubblica amministrazione, altri tre dirigenti, che graveranno quindi sul bilancio di un ente non proprio in salute. E nonostante la presenza di alcuni dipendenti che da anni ricoprono, di fatto, il ruolo di responsabili di quei settori nei quali Cracolici ha deciso di inviare i nuovi dirigenti. E che, stando a una delibera del 2012, potrebbero essere inquadrati come dirigenti. E invece, eccone altri tre provenienti da altri enti, scelti con un atto di interpello che farà crescere le spese per i cosiddetti “comandati” da 400 mila a 700 mila euro l'anno nell'ente.
Del resto, uno stipendio da dirigente costa. Eccome se costa. Fino a 100 mila euro, nel caso del direttore generale di un ente regionale. È il caso di Vincenzo Cusumano, scelto a metà luglio per dirigere l'Istituto vino e olio. Una scelta giunta, ovviamente, dopo aver esaminato una serie di curriculum e avere svolto dei colloqui con gli aspiranti direttori. Certo, in questo caso l'ente e la Regione dimostrano una efficienza insolita. È il 7 luglio quando il commissario dell'Istituto Marcello Giacone chiede l'assenso a Cracolici per sottoscrivere la nomina del burocrate. E l'assessore Cracolici riesce a fornire quell'assenso lo stesso giorno. Una solerzia rara e degna di nota. Dovuta magari anche al fatto che lo stesso Giacone è uomo vicino a Cracolici. Era stato scelto infatti dall'assessore Cleo Li Calzi (indicata in giunta proprio dall'assessore all'attuale assessore all'Agricoltura) come capo della segreteria tecnica e anche commissario ad acta di “Taormina arte”.
Insomma, il commissario e l'assessore, alla fine, hanno dato il via libera alla nomina del direttore generale. Una nomina utile anche a far dimenticare, proprio al dirigente Cusumano, l'amarezza di pochi giorni prima. Era stato candidato proprio dal Pd, e in particolare dall'area che fa capo ad Antonello Cracolici, per la corsa a sindaco di Alcamo. Ma in quel caso non è riuscito nemmeno a raggiungere il ballottaggio. Poco male, la consolazione è arrivata presto: un contratto da centomila euro, e la direzione dell'Istituto. Lo manda Cracolici.
18 Ottobre 2016
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