Il tasso di deforestazione decresce. E' questo il dato principale che emerge dalla relazione presentata dal WWF in occassione del World Environment Day 2015
di Sara Moraca
Disboscamento di una foresta nello Yunnan, Cina
Fotografia di Ariel Steiner da Wikipedia
Fotografia di Ariel Steiner da Wikipedia
Sono fonte di cibo e risorse per oltre 1 milione e mezzo di persone, custodiscono l'80% della biodiversità e coprono il 30% del Pianeta: questi i dati più aggiornati sulle foreste diffusi da WWF, che ha presentato un esaustivo rapporto dal titolo:”Save the forest. Save the humans. Lo Stato e il futuro delle foreste tropicali nel mondo”, nell'ambito della Giornata Internazionale dell'Ambiente.
Nello studio si fa il punto su temi fondamentali come la deforestazione, lo sfruttamento delle foreste tropicali intatte, la produzione illegale di legname e i programmi di riforestazione.
150 milioni di ettari di foreste nel mondo sono stati perduti dal 2000 ad oggi.
Il dato positivo è che il tasso di deforestazione è sceso nell'ultimo decennio: se dal 1990 al 1999 sono stati cancellati 16 milioni di ettari di foresta ogni anno, negli ultimi 10 anni la quota è scesa a 13 milioni di ettari l'anno.
La deforestazione incide su alcuni importanti fattori come la regolazione del clima globale, la stabilizzazione e l'arricchimento del suolo, la conservazione delle risorse primarie, la sicurezza vitale e alimentare.
Panorama variegato
Nonostante
Sono diversi i Governi che si sono attivati per organizzare progetti di riforestazione: particolarmente degni di nota sono gli interventi di alcuni Paesi asiatici, come Cina, India e Vietnam, che stanno ampliando la propria area forestale fino a 4 milioni di ettari l'anno. In Asia, infatti, negli ultimi anni si è registrato un incremento medio della superficie forestale di circa 2,2 milioni di ettari per anno.
I Paesi che registrano i più alti tassi di deforestazione sono quelli del Sud America e dell'Africa, come Brasile, Tanzania, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Birmania, Bolivia e Venezuela.
I dati italiani
I dati italiani sono più che positivi, se consideriamo che dal 2005 a oggi la superficie forestale è aumentata di ben 600.000 ettari. Questi i dati diffusi dal Ministero dell'Ambiente per le stime del terzo Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio, utili per la rendicontazione finale degli impegni previsti dal Protocollo di Kyoto nell'ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCC).
Le aree in cui si è registrata il maggiore incremento di superficie
forestale sono nel Centro e nel Sud Italia. Come emerge chiaramente
dalla tabella sottostante, sono infatti Campania, Molise, Abruzzo,
Lazio, Marche, Basilicata, Sicilia, Sardegna, Calabria e Umbria a
detenere i migliori tassi di incremento della superficie forestale
regionale.
La classificazione del territorio nazionale, ottenuta per foto
interpretazione da immagini scattate dai satelliti, conferma quindi il
progressivo incremento della superficie forestale per il decennio
2005-2015, nonostante la colonizzazione di formazioni forestali prosegua
ora a un ritmo leggermente inferiore rispetto a quanto accadeva nelle
due decadi precedenti.
Progetti di riforestazione, preziosi alleati contro il cambiamento climatico
Alcuni Paesi stanno trasformando le foreste in preziose alleate per combattere la desertificazione e le conseguenze dei cambiamenti climatici. Le foreste come noto rivestono un ruolo fondamentale per la mitigazione del clima, grazie alla loro capacità di assorbire anidride carbonica, e rappresentano un elemento di priorità per adempiere agli obblighi imposte dalle politiche internazionali sull'ambiente.
Dal 1978, la “Grande Muraglia Verde” (ufficialmente “Three – North” Shelterbelt Project) è il più importante programma di riforestazione nel mondo e sta tentando di arginare le conseguenze della feroce deforestazione che la Cina ha attuato sul proprio territorio nazionale per diversi decenni. Secondo alcuni dati pubblicati da Greenpeace, solo il 2% delle foreste della Cina è rimasto originariamente intatto.
Oltre un quarto del territorio cinese è coperto di sabbia, la desertificazione sta avanzando a ritmi serrati e l'importante progetto di riforestazione mira ad arginare questo fenomeno.
Il progetto è stato ampiamente criticato ed è stato definito come un “ecological mismatch”, ovvero un abbinamento ecologico sbagliato. Solo tre anni fa la Cina ha ottenuto un prestito di 80 milioni di dollari dalla Banca Mondiale, per piantare flora del luogo piuttosto che foresta d’alto fusto. La scelta di piante d'alto fusto si sta infatti rivelando controproducente, perché questi alberi non sembrano aver successo in un terreno arido.
Progetti di riforestazione, preziosi alleati contro il cambiamento climatico
Alcuni Paesi stanno trasformando le foreste in preziose alleate per combattere la desertificazione e le conseguenze dei cambiamenti climatici. Le foreste come noto rivestono un ruolo fondamentale per la mitigazione del clima, grazie alla loro capacità di assorbire anidride carbonica, e rappresentano un elemento di priorità per adempiere agli obblighi imposte dalle politiche internazionali sull'ambiente.
Dal 1978, la “Grande Muraglia Verde” (ufficialmente “Three – North” Shelterbelt Project) è il più importante programma di riforestazione nel mondo e sta tentando di arginare le conseguenze della feroce deforestazione che la Cina ha attuato sul proprio territorio nazionale per diversi decenni. Secondo alcuni dati pubblicati da Greenpeace, solo il 2% delle foreste della Cina è rimasto originariamente intatto.
Oltre un quarto del territorio cinese è coperto di sabbia, la desertificazione sta avanzando a ritmi serrati e l'importante progetto di riforestazione mira ad arginare questo fenomeno.
Il progetto è stato ampiamente criticato ed è stato definito come un “ecological mismatch”, ovvero un abbinamento ecologico sbagliato. Solo tre anni fa la Cina ha ottenuto un prestito di 80 milioni di dollari dalla Banca Mondiale, per piantare flora del luogo piuttosto che foresta d’alto fusto. La scelta di piante d'alto fusto si sta infatti rivelando controproducente, perché questi alberi non sembrano aver successo in un terreno arido.
05 Giugno 2015
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