AMBIENTE
Incendi in Sicilia, partono le iniziative per far rinascere il verde dopo la devastazione
Sui Nebrodi e a Palermo aziende e privati lanciano delle campagne per contribuire a ripiantumare ettari di macchia mediterranea andata in fumo. Mentre tre procure indagano sui roghi, martedì si discute in Regione del riordino del settore dei forestali
di Alessio Ribaudo
Riparte dai Nebrodi, la Sicilia che non si arrende neanche alla forza devastante degli 800 roghi contemporanei dello scorso 16 giugno. Nel Messinese, a Santo Stefano di Camastra, uno dei centri più colpiti dalle fiamme, sono già stati ripiantati dodici alberi d’alto fusto, donati da un istituto di credito, davanti alla caserma della compagnia dei Carabinieri. Un gesto dal doppio valore simbolico sia di rinascita sia di ringraziamento ai militari che, nelle fasi più concitate degli incendi, hanno rischiato la vita portando in salvo decine di persone e spegnendo fiamme con mezzi di fortuna in abitazioni ed esercizi commerciali. Anche a Palermo è iniziata una raccolta di fondi « #AcchianataVerde», ideata dal giornale satirico Ulapino.it, per riportare il verde sui luoghi danneggiati dai roghi. Si inizia da Monte Pellegrino, simbolo della bellezza palermitana. Ulapino, di concerto con la Riserva naturale, organizzerà una giornata simbolica in cui i cittadini potranno contribuire donando una pianta.
Le indagini
Spenti i fuochi, resta la cenere delle responsabilità. Intanto insieme alla conta dei danni, si inizia a pensare alle responsabilità. Sono almeno tre le procure della Repubblica che stanno indagando per capire se c’è stato un unico disegno criminale o «solo» il «lavoro» di centinaia di piromani dietro le fiamme che in meno di 48 ore hanno inghiottito 5.626 ettari di macchia mediterranea in tre diverse province, oltre ad abitazioni, villaggi turistici, ristoranti, centri commerciali e automobili.
Danni incalcolabili all’ecosistema che hanno indotto il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, a manifestare la sua decisione di costituire il suo ente contro gli eventuali piromani che gli inquirenti accuseranno. Una strada che anche Cgil, Cisl e Uil siciliane (assieme a Flai, Fai e Uila) hanno dichiarato di voler percorrere. Intanto i tre sindacati regionali hanno presentato una proposta di riordino del settore forestale. «Contro il disegno criminale di chi non ha esitato a devastare la Sicilia — hanno detto Michele Pagliaro (Cgil), Mimmo Milazzo (Cisl) e Giovanni Sardo (Uil) — la risposta deve essere immediata, occorre individuare e colpire i responsabili di azioni che sono di gravità inaudita a danno del territorio e dell’intera collettività». Proprio i sindacati dei forestali sono stati intanto convocati per martedì 21, alle 12, dall’assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici.
La riforma dei forestali
«Alla Sicilia serve una riforma che rompa con il passato e che ridia dignità al lavoro forestale — ha spiegato l’assessore Antonello Cracolici — e domani presenterò ufficialmente il testo ai sindacati. Credo che la riforma che serve alla Sicilia non debba parlare di lavoratori ma di lavoro, dei servizi che servono — conclude —. In passato l’agenda politica si è concentrata esclusivamente sul numero delle giornate lavorative da destinare al comparto forestale, e non su una programmazione efficace per tutelare al meglio la biodiversità dei nostri boschi e renderla produttiva. Una prassi che ha causato un corto circuito che ha tolto prestigio sociale a questi lavoratori».
Le polemiche sulla prevenzione
A chiedere chiarezza a 360 gradi è anche la Confederazione agricola italiana (Cia). «Il fatto che ci sia stato un presunto disegno criminale dietro gli incendi che hanno devastato diverse zone della Sicilia non deve sottrarre dalle responsabilità gli organi preposti alla salvaguardia e tutela del nostro territorio — dice Rosa Giovanna Castagna, presidente regionale siciliano — e di dominio pubblico che i piromani siano stati favoriti dalle carenze nella manutenzione e monitoraggio del territorio e dalla mancanza di un piano organico di prevenzione degli incendi mettendo a repentaglio l’incolumità dei cittadini, facendo registrare gravi danni nelle aziende agricole».
I dati del governatore
Secondo il governatore siciliano, Rosario Crocetta, il piano antincendio «è partito il 15 giugno, come prevede la legge e non ci sono stati ritardi». Il presidente ha fornito anche dei dati «Sono stati impiegati 7.500 uomini, 1.000 volontari della Protezione civile e 6.500 forestali sono stati utilizzati per i spegnere i roghi». Crocetta, che nei mesi scorsi ha licenziato 180 forestali condannati in via definitiva — alcuni per reati gravi — non esclude ritorsioni: «È possibile, ma l’elenco è facile da controllare, prima di emettere i provvedimenti l’ho inviato alla Dda di Palermo. Se ci sono responsabilità si può indagare su questi nomi».
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