19 aprile 2016

PARCHI E RISERVE NATURALI, PER MARIELLA MAGGIO È NECESSARIO RIDEFINIRE «I RUOLI E LE PROFESSIONALITÀ DEGLI ENTI PARCHI»


Parchi e Riserve Naturali, per Mariella Maggio è necessario ridefinire «i ruoli e le professionalità degli Enti Parchi»


Rieccoci con il Caleidoscopio! Poliedrico sguardo sull'isola di Sicilia con particolare attenzione alle Madonie e a quel polmone marino che le avvolge di ossigeno e bellezza. E a proposito di ossigeno e risorse naturali parliamo di Parchi Naturali siciliani, definiti una volta per tutte dal disegno di legge n. 192 quali aree terrestri, fluviali e lacuali, tratti di mare di valore naturalistico ambientale che presentano rilevante interesse per via delle loro caratteristiche morfologiche, paleontologiche, biologiche ed estetiche, con particolare riguardo al patrimonio delle biodiversità esistenti nell'area, alla flora e alla fauna o a un omogeneo sistema degli assetti naturali dei luoghi. Aree dai valori paesaggistici, antropologici, archeologici, storici, architettonici e dalle antiche tradizioni culturali delle popolazioni locali, i cui ambiti territoriali ricompresi dentro i confini del parco sono considerati di pubblico interesse. Perle verdi di Sicilia, insomma, che suscitano il nostro interesse e quello di turisti, storici, naturalisti e poeti e artisti del mondo. E poiché vogliamo notizie dirette sull'Ambiente Naturale e sul suo stato attuale senza rischiare di esserci persi qualcosa, abbiamo interpellato l'On. Mariella Maggio presidente della IV Commissione Ambiente e Territorio dell’Assemblea Regionale Siciliana.

On. Maggio, nel già lontano anno 2013 lei è stata fautrice dell'accorpamento di una serie di disegni di legge riguardante le aree naturali protette in relazione alla legge 192: ci piacerebbe conoscere lo stato attuale dei progetti riguardanti il Parco delle Madonie, e se avete individuato delle priorità…

 

«La priorità numero uno è la valorizzazione del territorio quindi lo sviluppo turistico, la ricerca e l'applicazione di sistemi eco-sostenibili, la rivitalizzazione dei paesi interni, che è poi una delle priorità già individuate dalla “Bozza di Strategia” per frenare il fenomeno dell'emigrazione giovanile e offrire nuove modalità lavorative senza spostarsi dai luoghi di origine (ricordiamo che si tratta di proposte del territorio madonita confluite in una bozza strategica elaborata nel 2015, con il risultato di avere ottenuto il riconoscimento, per dirla con la definizione istituzionale, di “area prototipale pilota selezionata, che dovrà sperimentare nuove leve di politica al fine di garantire massima sinergia tra i fondi strutturali e di investimento nella nuova programmazione europea 2014/2020” - n.d.r.). Per non parlare della valanga di indotto che ne è naturale conseguenza e sviluppo. Ribadisco quanto già espresso nei disegni di legge di cui sopra e lavoreremo in sinergia attraverso il coordinamento regionale per la divulgazione dell'offerta delle aree naturali protette».
Da un punto di vista strettamente pratico e immediato quale ritiene essere il punto vulnerabile del sistema su cui intervenire prioritariamente?
«Una delle priorità assolute in questo senso è quella che riguarda i depuratori e gli scarichi, trattandosi degli elementi che maggiormente influiscono sul benessere degli insediamenti antropologici coinvolti nelle aree di riferimento, e l'implementazione di tutte quelle attività a tutela dell'ambiente come la raccolta differenziata, lo smaltimento e il riciclo in senso ecologico dei rifiuti, la realizzazione e la fruizione dei cosiddetti “boschi produttivi”».
Pensa che i Parchi siciliani e in particolare il Parco delle Madonie possano davvero costituire “esempio prototipale di green economy”, in riferimento al progetto europeo 2014/2020?
«Potrebbero certamente rappresentare delle eccellenze nazionali, le risorse finanziarie ci sono e in base all'art. 25 del maxi emendamento, finanziamenti e funzioni associate, al primo punto è detto chiaramente che i Comuni il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, entro i confini di un parco o di una riserva e delle rispettive aree contigue, beneficiano della priorità sui finanziamenti che la Regione concede attraverso l'utilizzo di risorse provenienti dalla Unione Europea, dallo Stato, dalla stessa Regione. La questione è sempre quella di deciderne la destinazione e soprattutto le gestione, ridefinendo i ruoli e le professionalità degli Enti Parchi gestori nell'ottica della continuità, e realizzando quell'Agenzia Unica che dovrebbe coordinare il lavoro della varie municipalità e indirizzare le risorse secondo un criterio di priorità stabilite».
Delle nuove sfide che devono essere affrontate con determinazione quali la green economy, le politiche energetiche, la riforma del codice penale che prevede l’ingresso dei reati ambientali, la questione degli ogm, cosa significa oggi per lei “sostenibilità”?
«La sostenibilità è un elemento di crescita fondamentale, una scommessa che deve coinvolgere tutti i settori. Sono circa 5 milioni gli italiani che vivono in prossimità di siti inquinati, ma non si conosce lo stato di avanzamento delle bonifiche. Stando ai dati del ministero esiste una mole di documenti in questo senso ma non sono consultabili online, anche se renderli pubblici è obbligatorio: lo impongono la legge 241 del 7 agosto 1990, il decreto legislativo 150/2009 e il decreto trasparenza in vigore dal 20 aprile 2013. Trasparenza quale condizione sine qua non per la sostenibilità, ancora più necessaria per le bonifiche e gli smaltimenti che muovono un giro di affari notevole, soggetto all’infiltrazione mafiosa. (…). Sostenibilità significa percorrere con decisione la strada verso un’economia circolare ed eliminare i paletti che oggi ci rallentano in questo percorso. Incentivare le imprese che puntano sull’ambiente e che producono meno rifiuti, incrementare i trasporti pubblici rinnovando il parco mezzi e insistendo sulla mobilità sostenibile, puntare sulle rinnovabili, superare la cultura dello scarto. Certo per realizzare tutto questo serve un grande impegno di responsabilità degli Enti Locali e il coinvolgimento dei cittadini nelle pratiche ambientali, perché il cambiamento parte sempre dal singolo. La sfida è economica, ma prima di tutto e ovviamente, culturale».
Un'ultima domanda d'obbligo: visto che il suo atteggiamento politico risulta molto deciso su alcuni temi che toccano l'ambiente e il benessere dei cittadini - dentro un PD dalle risoluzioni sempre più incomprensibili -, perché scegliere di dissentire (è noto il suo impegno per il SI al referendum sulle Trivelle) pur rimanendo all'interno del partito?
«Perché io ci credo. Credo cioè che si possano e si debbano recuperare quei valori, quelle esperienze, quelle lotte, quegli insegnamenti che condivido attualmente, e lotto affinché vengano trasmesse ai giovani. (…) E' come parlare dell'autonomia della nostra regione Sicilia e convenire, sì, che lo Statuto è ampiamente disatteso - ma anche che questo non può significare essere d'accordo con chi ne confuta la validità e ne chiede l'abolizione, o il suo superamento. (…) Il governo Renzi sa che quella della sostenibilità è la via del futuro e che su questa carta si gioca il coinvolgimento dei cittadini e la durata del suo governo».
Ringraziando Mariella Maggio per la disponibilità e avviandoci verso l'uscita uno sguardo rapido al luogo in cui ci troviamo ci fa notare un grande quadro appeso alla parete: è di Pellizza da Volpedo, “Quarto stato”.
Certo il mondo è cambiato da allora, viene da pensare,  ma i 195 Paesi che si sono seduti al tavolo del negoziato (COP21 di Parigi) hanno scelto di intraprendere insieme la strada dello sviluppo sostenibile per una ragione fondamentalmente morale e non molto diversa da quella che anima l'onorevole Maggio e quel quadro insieme: questo accordo avvicina i popoli e le generazioni, può cancellare nel tempo le enormi diseguaglianze presenti nel Pianeta, prodotto di un modello economico contraddittorio e devastante.

Non per ultimo il Papa indica in San Francesco d’Assisi il precursore della difesa dell'ambiente.
Alla domanda su quali siano i documenti francescani che lo attestano, il Papa ha risposto: “il primo documento è lo stile della vita di San Francesco. (...) E' questo il nostro sforzo quotidiano".
E' sempre questione di stile, viene da pensare.

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19 Aprile 2016







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