Ricevo e pubblico
dal Sottosegretario all'Istruzione
Davide Faraone
Dal 8 al 10 aprile torna la “Leopolda sicula”. Quest’anno si chiamerà “Cambiamenti”
Ha
ragione Giuseppe Rizzo, scrittore isolano come noi, autore di queste
frasi. Ha ragione a dire che dobbiamo dire basta alle “mezze minchiate”
romantiche di un autonomismo da strapazzo, usato alla buona per
giustificare e mantenere privilegi, sprechi, condotte incancrenite e
rendite di posizione. È arrivato, per la nostra regione, il momento
dell’azione, il momento della reazione. L’ora del cambiamento, reale e
duraturo.
A
dire il vero per molti siciliani quel momento è arrivato già da un po’.
L’anno scorso sono state oltre seimila le persone registrate all’evento
“Sicilia 2.0”, un unicum nella storia del nostro territorio. La più
grande manifestazione democratica degli ultimi tempi che ha coinvolto
personaggi illustri, esponenti della società civile, uomini politici e
semplici cittadini, tutti insieme per un obiettivo comune: vedere una
Sicilia libera da lacci e costrizioni, una Sicilia in cui crescita e
sviluppo siano parole del linguaggio quotidiano e non desideri
irrealizzabili. E la “Leopolda sicula” torna anche quest’anno, tre
giorni – dal 8 al 10 di aprile – di intenso dibattito, di idee, di
fantasia e immaginazione al potere. Di visioni di mondi impossibili che
diventano possibili se c’è la voglia e la forza di impegnarsi
concretamente.
Vogliamo
una Sicilia senza etichette. Le etichette informano sul prodotto ma
allo stesso tempo lo nascondono. E alla fine si finisce per credere di
più a quello che c’è scritto sopra che non a ciò che è contenuto
all’interno. Via l’etichetta dell’antimafia da chi la usa per
accreditarsi nella società civile e fare il proprio sporco interesse.
Via l’etichetta dell’ambientalismo da chi lo agita come totem ideologico
per contrastare il progresso, anche quello ecosostenibile. Via
l’etichetta dello specialismo da chi lo impiega per imbandire le tavole
di pochi per lasciare a secco i più. Via l’etichetta del lavoro da chi
lo utilizza per creare e conservare “posti” e assistenzialismo senza
pensare in termini produttivi. Per tornare a Giuseppe Rizzo, radiamo al
suolo la nostra isola e ricominciamo da capo piantando semi che
attecchiscano su un terreno, come è il nostro, ricco di risorse
naturali.
E
facciamolo tutti. Tutti quelli che ci vogliono stare. Come disse Matteo
Renzi durante il discorso della vittoria dopo le primarie per diventare
segretario del Pd, “non serve avere una tessera di partito per avere una buona idea. Non dobbiamo più vedere respingere chi sta fuori”.
Il tesseramento al Pd non è un’iscrizione riservata in un club di
iniziati. Bisogna aprire le porte per intercettare tutte le energie
positive.
E
mentre i titoli a tutta pagina dei giornali degli ultimi giorni
inseguono fantasmi del passato, fatti tornare in vita da una minoranza
che ha bisogno di un nemico per testimoniare un’esistenza, ci sono nuove
forze, altamente qualificate che vogliono portare il loro contributo
per un’isola e un Paese migliore. A Palermo, per esempio, un gruppo di
dottorandi, assegnisti, ricercatori precari, da tempo chiedevano di
aderire al Pd. Lo hanno fatto, avviando un circolo: tra le migliori
menti del territorio, insieme, per evidenziare storture e costruire
soluzioni. Idee fresche, attuali e all’avanguardia. E invece da giorni
non si fa altro che parlare con apprensione del redivivo Cuffaro.
Addirittura la lista dei terrorizzati dall’invasione cuffariana annovera
anche Crisafulli, che l’ex presidente della regione è andato a trovarlo
in carcere. Tra le fila della “resistenza” ci sono quelli che ci
guidavano quando perdevamo 61 a 0 e che dell’essere minoranza hanno
fatto una ragione di vita. Quelli che hanno bisogno di un nemico –
Berlusconi, Cuffaro – per esistere. Io Cuffaro in vita mia non l’ho mai
incontrato. Non attribuisco un valore morale a questo fatto. È una
questione generazionale. Per me è come se fosse un ex giocatore di
calcio, prendete Gianluca Vialli, che oggi commenta le partite in tv.
Ecco io lo vedo così. Cuffaro è uno spauracchio usato da quelli che
hanno paura di un Pd allargato, gli stessi che respingevano gli elettori
ai gazebo alle primarie aperte.
Parliamo
per categorie politiche, storiche, lessicali che ormai non hanno più
ragione di esistere. Tempi andati. Negli stessi anni in cui Cuffaro
presiedeva la Regione, io e altre ragazze e ragazzi riaprivamo una
sezione dei Ds in una borgata periferica di Palermo, raccoglievamo firme
tra i cittadini per realizzare un parco giochi e per non far chiudere
una delegazione municipale. Facevamo piccole lotte, piccoli passi,
piccoli cambiamenti. Oggi governiamo il Paese. Le rivoluzioni, quelle da
tutto e subito, alzano polveroni e poi, quando tutto è sedimentato,
lasciano il deserto. È per questo motivo che la seconda edizione di
Sicilia 2.0 - un evento, come l’anno scorso, senza bandiere partitiche,
ma aperto alle idee e ai contributi di chi vorrà farsi avanti – si
chiamerà “Cambiamenti”. Un nome semplice, perché semplice è lo sforzo
che ciascuno di noi può fare per disegnare nuove strade per la Sicilia.
Ma ci vuole coraggio, ci vuole determinazione, ci vuole passione.
Il
Pd ha cambiato veste ed è oggi un partito maggioritario. Che beneficia
di apporti nuovi, magari insoliti, ma sempre costruttivi. Sul palco di
Sicilia 2.0 l’anno scorso hanno avuto modo di dire la propria e portare
un contributo notevole personaggi come Giuseppe Cimarosa, che ha preso
le distanze da un modello familiare, quello dei Messina Denaro,
opprimente e insano. Personaggi come il regista Paolo Bianchini, che
lavorano ogni giorno per un’isola culla dell’accoglienza e del rispetto
dell’altro. Personaggi come Maurizio Zamparini, che vedono nella nostra
regione un luogo su cui investire per creare condizioni di sviluppo.
https://cambiamentidavidefaraone.wordpress.com/2016/02/05/dallotto-al-dieci-aprile-torna-la-leopolda-sicula-questanno-cambiamenti/
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