06 febbraio 2016

DAL 8 AL 10 APRILE TORNA LA “LEOPOLDA SICULA”. QUEST’ANNO SI CHIAMERÀ “CAMBIAMENTI”


Ricevo e pubblico
dal Sottosegretario all'Istruzione
Davide Faraone


Dal 8 al 10 aprile torna la “Leopolda sicula”. Quest’anno si chiamerà “Cambiamenti”




Questa cosa che dice il filosofo autore di canzonette di Battiato, Manlio Sgalambro, […] che là dove domina l’elemento insulare è impossibile salvarsi, che per ogni isola vale la metafora della nave, e che quindi è destinata al naufragio, questa cosa qua, […] bella è bella, come frase filosofica da mettere in una canzonetta, ma però a me mi sembra una mezza minchiata”.

Ha ragione Giuseppe Rizzo, scrittore isolano come noi, autore di queste frasi. Ha ragione a dire che dobbiamo dire basta alle “mezze minchiate” romantiche di un autonomismo da strapazzo, usato alla buona per giustificare e mantenere privilegi, sprechi, condotte incancrenite e rendite di posizione. È arrivato, per la nostra regione, il momento dell’azione, il momento della reazione. L’ora del cambiamento, reale e duraturo.

A dire il vero per molti siciliani quel momento è arrivato già da un po’. L’anno scorso sono state oltre seimila le persone registrate all’evento “Sicilia 2.0”, un unicum nella storia del nostro territorio. La più grande manifestazione democratica degli ultimi tempi che ha coinvolto personaggi illustri, esponenti della società civile, uomini politici e semplici cittadini, tutti insieme per un obiettivo comune: vedere una Sicilia libera da lacci e costrizioni, una Sicilia in cui crescita e sviluppo siano parole del linguaggio quotidiano e non desideri irrealizzabili. E la “Leopolda sicula” torna anche quest’anno, tre giorni – dal 8 al 10 di aprile – di intenso dibattito, di idee, di fantasia e immaginazione al potere. Di visioni di mondi impossibili che diventano possibili se c’è la voglia e la forza di impegnarsi concretamente.

Vogliamo una Sicilia senza etichette. Le etichette informano sul prodotto ma allo stesso tempo lo nascondono. E alla fine si finisce per credere di più a quello che c’è scritto sopra che non a ciò che è contenuto all’interno. Via l’etichetta dell’antimafia da chi la usa per accreditarsi nella società civile e fare il proprio sporco interesse. Via l’etichetta dell’ambientalismo da chi lo agita come totem ideologico per contrastare il progresso, anche quello ecosostenibile. Via l’etichetta dello specialismo da chi lo impiega per imbandire le tavole di pochi per lasciare a secco i più. Via l’etichetta del lavoro da chi lo utilizza per creare e conservare “posti” e assistenzialismo senza pensare in termini produttivi. Per tornare a Giuseppe Rizzo, radiamo al suolo la nostra isola e ricominciamo da capo piantando semi che attecchiscano su un terreno, come è il nostro, ricco di risorse naturali.

E facciamolo tutti. Tutti quelli che ci vogliono stare. Come disse Matteo Renzi durante il discorso della vittoria dopo le primarie per diventare segretario del Pd, “non serve avere una tessera di partito per avere una buona idea. Non dobbiamo più vedere respingere chi sta fuori”. Il tesseramento al Pd non è un’iscrizione riservata in un club di iniziati. Bisogna aprire le porte per intercettare tutte le energie positive.

E mentre i titoli a tutta pagina dei giornali degli ultimi giorni inseguono fantasmi del passato, fatti tornare in vita da una minoranza che ha bisogno di un nemico per testimoniare un’esistenza, ci sono nuove forze, altamente qualificate che vogliono portare il loro contributo per un’isola e un Paese migliore. A Palermo, per esempio, un gruppo di dottorandi, assegnisti, ricercatori precari, da tempo chiedevano di aderire al Pd. Lo hanno fatto, avviando un circolo: tra le migliori menti del territorio, insieme, per evidenziare storture e costruire soluzioni. Idee fresche, attuali e all’avanguardia. E invece da giorni non si fa altro che parlare con apprensione del redivivo Cuffaro. Addirittura la lista dei terrorizzati dall’invasione cuffariana annovera anche Crisafulli, che l’ex presidente della regione è andato a trovarlo in carcere. Tra le fila della “resistenza” ci sono quelli che ci guidavano quando perdevamo 61 a 0 e che dell’essere minoranza hanno fatto una ragione di vita. Quelli che hanno bisogno di un nemico – Berlusconi, Cuffaro – per esistere. Io Cuffaro in vita mia non l’ho mai incontrato. Non attribuisco un valore morale a questo fatto. È una questione generazionale. Per  me è come se fosse un ex giocatore di calcio, prendete Gianluca Vialli, che oggi commenta le partite in tv. Ecco io lo vedo così. Cuffaro è uno spauracchio usato da quelli che hanno paura di un Pd allargato, gli stessi che respingevano gli elettori ai gazebo alle primarie aperte.

Parliamo per categorie politiche, storiche, lessicali che ormai non hanno più ragione di esistere. Tempi andati. Negli stessi anni in cui Cuffaro presiedeva la Regione, io e altre ragazze e ragazzi riaprivamo una sezione dei Ds in una borgata periferica di Palermo, raccoglievamo firme tra i cittadini per realizzare un parco giochi e per non far chiudere una delegazione municipale. Facevamo piccole lotte, piccoli passi, piccoli cambiamenti. Oggi governiamo il Paese. Le rivoluzioni, quelle da tutto e subito, alzano polveroni e poi, quando tutto è sedimentato, lasciano il deserto. È per questo motivo che la seconda edizione di Sicilia 2.0 - un evento, come l’anno scorso, senza bandiere partitiche, ma aperto alle idee e ai contributi di chi vorrà farsi avanti – si chiamerà “Cambiamenti”. Un nome semplice, perché semplice è lo sforzo che ciascuno di noi può fare per disegnare nuove strade per la Sicilia. Ma ci vuole coraggio, ci vuole determinazione, ci vuole passione. 

Il Pd ha cambiato veste ed è oggi un partito maggioritario. Che beneficia di apporti nuovi, magari insoliti, ma sempre costruttivi. Sul palco di Sicilia 2.0 l’anno scorso hanno avuto modo di dire la propria e portare un contributo notevole personaggi come Giuseppe Cimarosa, che ha preso le distanze da un modello familiare, quello dei Messina Denaro, opprimente e insano. Personaggi come il regista Paolo Bianchini, che lavorano ogni giorno per un’isola culla dell’accoglienza e del rispetto dell’altro. Personaggi come Maurizio Zamparini, che vedono nella nostra regione un luogo su cui investire per creare condizioni di sviluppo.


Possiamo essere i protagonisti del cambiamento, quelli che tagliano le tasse, che creano le occasioni di sviluppo, che puntano sul merito, che mettono al centro i giovani e le eccellenze della nostra terra. Quelli che, avendo come riferimenti Pio la Torre e Piersanti Mattarella, mettono al centro la legalità, quella vera, lontanissima dai professionisti dell'antimafia e da chi a sinistra e nelle istituzioni, con la mazzetta di giornali sotto il braccio e pronto a “dettare la linea” in nome di una presunta superiorità morale, ne ha tratto vantaggi e benefici. Possiamo essere quelli che fanno la differenza. Dobbiamo avere coraggio. 

https://cambiamentidavidefaraone.wordpress.com/2016/02/05/dallotto-al-dieci-aprile-torna-la-leopolda-sicula-questanno-cambiamenti/








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