La Rosa: “Formazione, la ricetta
per non buttare soldi dal balcone”
Professore Salvatore La Rosa, statistico, docente universitario, direttore dell’Isida ed oggi direttore del Cerisdi. Lei è la memoria storica della formazione d’alta fascia in Sicilia, ma è anche un testimone “oculare”. Sta vivendo in prima persona la crisi che attanaglia questo delicato settore. Che idea si è fatta?
“Pochi sanno che la Sicilia è stata
all’avanguardia nella formazione del management con l’Isida prima e il
Cerisdi dopo, le due intuizioni “nobili” della Regione siciliana”
È in questo settore, la
formazione, che la Sicilia ha subìto un crollo. Oggi i nostri ragazzi se
ne vanno. All’estero o al Nord. E la Sicilia si trascina dietro la fama
di avere sprecato montagne di quattrini nella formazione per
parrucchieri ed estetisti.
“Purtroppo, le criticità maggiori si
trovano proprio in questo settore. L’impoverimento della Sicilia è
soprattutto un impoverimento delle competenze. Il Cerisdi è l’ultima
spiaggia”.
Siete messi male?
“Il problema più grave è che si fa di
tutta l’erba un fascio, e non si sappia quasi nulla del Cerisdi: quello
che fa e quale importante strumento potrebbe diventare per dare una
prospettiva ai giovani che vogliono acquisire competenze post
universitarie e per i dirigenti pubblici e privati che hanno bisogno di
un aggiornamento costante…”
Non ci sono soldi, quindi niente
contributi, finanziamenti. Se le risorse servono per pagare precari,
forestali e stipendi della pubblica amministrazione la Regione non si
può permettere il “lusso” del Cerisdi?
“Il Cerisdi non è un lusso, è una
necessità. Qualunque nazione, comunità muore se non offre istruzione e
formazione ai cittadini. In più, al Cerisdi non servono soldi, ma
volontà politiche, sensibilità culturale. Serve che governo, parlamento
acquisiscano alcune elementari informazioni…”
Quali informazioni servono?
“Il Cerisdi è tenuto in vita,
virtualmente, da tre leggi regionali. Non è una partecipata. Fino a
quattro anni or sono otteneva i finanziamenti previsti dalla legge, oggi
non più. Ed è crisi nera. La Regione si serve di grandi Enti di
formazione, il Formez, la Sna, e di multinazionali nel settore delle
consulenze, che vengono chiamate assistenze tecniche. Spende molto, e
non affronta il problema in casa….”
E allora?
“Bene, deve soltanto fare del Cerisdi la
sua longa manus nel campo della formazione d’alta fascia. In questo
modo non ha bisogno di tirare fuori un euro, anzi può risparmiare una
montagna di quattrini. Cancella due delle tre leggi, mantenendo in vita
le risorse per manutenere il castello Utveggio, che è di proprietà della
Regione siciliana, ed assegna “in house”, le commesse al Cerisdi. I
dirigenti regionali hanno bisogno di essere affiancati per fare il loro
lavoro? Sarà il Cerisdi a prepararli, servendosi dei migliori docenti
sul campo…”
Gli affiancamenti e gli enti
nazionali di formazione costano un occhio della testa. In più, gli
affiancamenti non istruiscono, non affiancano, ma sostituiscono il
personale regionale. Non c’è nessun interesse ad interrompere il flusso
delle commesse.
“Esatto, è così. E’ uno spreco di denaro
pubblico che non fa crescere la Sicilia, la mantiene culturalmente
povera, alla mercé degli altri. Utilizzare il Cerisdi, dunque, significa
risparmiare quattrini e ridare alla Sicilia il ruolo che ha avuto nella
formazione d’alta fascia”.
Forse si toccano nervi scoperti,
professore La Rosa. La barca di quattrini che viene distribuita da
decenni, ne risentirebbe. E poi al Castello, non avete nulla da dare in
cambio. È così?
“No comment, sono un uomo di scuola. Ho
dedicato la mia vita professionale all’università, alla ricerca, ma
anche alla scuola. Non mi piace assistere al degrado culturale,
all’impoverimento della mia terra. Mi fa arrabbiare il fatto che una
soluzione così elementare, semplice, comprensibile, estremamente
conveniente non venga ancora presa in considerazione”.
Ma voi che cosa avete fatto per trasferire “in house” il Cerisdi?
“E’ stato rivolto un invito al
presidente della Regione siciliana di associare la Regione.
Cancellerebbe i contributi e farebbe realizzare risparmi, ridando alla
Sicilia il posto che merita nella preparazione dei manager”.
08 Gennaio 2016
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