Licenziamento dei 24 mila forestali siciliani: le colpe di Renzi, Baccei, Crocetta, PD, CGIL, CISL e UIL
Giulio Ambrosetti
Quella che sta andando in scena in queste ore in
Sicilia è una prova generale: se i 24 mila operai della Forestale
accetteranno di farsi massacrare, poi toccherà ai 80 mila precari sparsi
tra Regione, Comuni ed ex Province (con relativi enti e società). Con i
soldi depredati alla Sicilia il governo Renzi proverà a salvare la
Regione Piemonte che ha un ‘buco’ di circa 6 miliardi di Euro
Non sappiamo se il governo regionale di Rosario Crocetta darà il via
al licenziamento di 24 mila operai della Forestale. Ma possiamo
affermare con certezza che, quanto sta avvenendo in queste ore, è il
frutto di scelte politiche adottate quest’anno dal governo nazionale di
Matteo Renzi alle quali né il governo Crocetta, né il Parlamento
siciliano si sono opposti. A chi ha la memoria corta ricordiamo che il
Bilancio regionale 2015 è stato approvato nel maggio scorso con interi
capitoli definanziati (in certi capitoli manca un terzo delle risorse,
in altri anche i due terzi). La manovra per licenziare gli operai della
Forestale è una sorta di prova generale voluta da Roma: se i 24 mila
operai scenderanno in piazza per poi tornarsene a casa - come hanno
fatto altre volte - il governo Renzi e il vero ‘governatore’ della
Sicilia - che è l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei e non
Crocetta - procederanno alla liquidazione di questi 24 mila lavoratori.
Se la protesta non si fermerà a una mera e oleografica presenza in
piazza, Renzi e Baccei saranno costretti a fare marcia indietro.
Insomma, il principio è sempre quello dell’asinello: se i 24 mila
operai della Forestale si comporteranno come l’asinello lasciato senza
biada dal contadino, che muore di fame e di debolezza (come
vi abbiamo raccontato qui, segnalando le pesanti responsabilità del
governo regionale e, in particolare, dell'assessore Baccei e del
Parlamento siciliano), il governo Renzi e l’assessore
Baccei saranno beni lieti di sbarazzarsi di loro. Se, invece, la
protesta sociale sarà seria e determinata, al capo del governo del
nostro Paese e al suo ‘colonnello’ siciliano non resterà che ‘cacciare’ i
soldi che hanno depredato al Bilancio della Regione siciliana.
Rosario Crocetta e Alessandro Baccei
Già,
i soldi scippati alla Regione siciliana. Tutto nasce da lì. Non
dobbiamo dimenticare che lo stesso assessore Baccei, che forse inizia a
capire di trovarsi seduto su una ‘santabarbara’, nel corso di una
conferenza stampa di qualche giorno fa ha ammesso che lo Stato, per il
“risanamento” dei propri conti, strappa alla Regione siciliana più di
quanto toglie ad altre Regioni del nostro Paese: circa un miliardo e 400
milioni di Euro all’anno, ha detto Baccei (forse la cifra è leggermente
inferiore: circa un miliardo e 200 milioni all’anno). A questo scippo
dobbiamo aggiungere i soldi che lo Stato, da qualche anno, si trattiene
dalle entrate IVA e IRPEF che spettano alla nostra Regione. E senza
tenere conto degli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto siciliano non
applicati, nel conto vanno messi anche i soldi - oltre 5 miliardi di
Euro - ai quali nell’estate del 2014 Crocetta ha rinunciato. Nel caso di
questi oltre 5 miliardi di Euro,va ricordato che si tratta di risorse
finanziarie frutto di una sentenza della Corte Costituzionale favorevole
alla Sicilia. Soldi - lo ribadiamo - ai quali Crocetta ha rinunciato a
nome di 5 milioni di siciliani, senza nemmeno avvertire il Parlamento
dell’Isola, per favorire il governo Renzi.
E a causa di questi scippi e di questa rinuncia se, oggi, la Regione
si vede costretta a licenziare 24 mila operai della Forestale. Un atto,
il licenziamento dei forestali, che Roma prepara con cura da almeno tre
anni. E’ da tre anni che, per esempio, in certe trasmissioni Tv si parla
male dei forestali siciliani. E se ne parla - male - non raccontando
due verità. La prima verità è che gli operai della Forestale, in Sicilia
- a differenza di quanto avviene nel resto d’Italia con gli operai in
Cassa integrazione - non li paga lo Stato, ma li paga la Regione con i
propri soldi. La seconda cosa è che i forestali sono il prodotto di
accordi e di leggi dello Stato che risalgono ai primi anni ’80 del
secolo passato. Proviamo a fare chiarezza e a rinfrescare la memoria a
chi, oggi, sembra averla perduta.
Lo Stato paga la Cassa integrazione. E nessuno si sogna (almeno fino
ad oggi) di toccarla. La Regione siciliana, con le proprie entrate, paga
i forestali. Non si capisce a che titolo, da tre anni, si cerca in
tutti i modi di denigrare i forestali del Sud e, segnatamente, quelli
della Sicilia che, da sempre, sono pagati interamente con le tasse
pagate dai siciliani. Eppure la questione è semplicissima: lo Stato,
soprattutto negli ultimi tre anni, deruba le entrate regionali (la
stessa Corte dei Conti, caso mai verificatosi in quasi 70 anni di
Autonomia, ha parlato di “infedeltà” dello Stato nei confronti della
Regione siciliana). E ruba oggi, ruba domani, siamo arrivati al dunque:
non ci sono più i soldi per pagare i forestali.
Questa è la prima verità. Poi c’è, come già ricordato, una seconda
verità. Da qualche tempo - soprattutto nell’ambito della cosiddetta
sinistra italiana para renziana (sinistra si fa per dire, ovviamente) -
si filosofeggia su giornali e sulla rete contro i forestali siciliani:
dicono che sono tanti e che non servono a nulla. E che sono un costo che
la Regione non può più mantenere. Questi signori o sono troppo giovani,
o sono male informati, o sono scorretti. Ricordiamo che i tanto
vituperati forestali del Sud sono il frutto di un accordo tra Regioni
meridionali e Stato siglato nei primi anni ’80 del secolo passato,
quanto lo stesso Stato intervenne con una barca di soldi per la
ristrutturazione industriale (per lo più in favore della Fiat). Per dare
qualcosa anche al Sud - molto poco, in verità, rispetto a quanto si
stava dando al Nord - si decise di in vestire nella forestazione del
Sud, ben sapendo che si trattava di Stato sociale e non di interventi
produttivi. Per la Sicilia, allora, si decise che una parte dei
forestali si avrebbe pagato lo Stato e una parte la Regione.
Con il passare degli anni tutto il costo dei forestali è stato
caricato sulla Regione siciliana. Cosa, questa, che i sindacati - ci
riferiamo a CGIL, CISL e UIL - sanno benissimo. Queste tre
organizzazioni sono perfettamente a conoscenza della genesi dei
forestali. E da decenni lucrano sull’avviamento al lavoro degli operai
della Forestale. In oltre trent’anni i forestali hanno fatto guadagnare a
queste tre organizzazioni sindacali un sacco di soldi. Almeno per
questo avrebbero dovuto difenderli. Invece, da due anni a questa parte,
assistiamo a una blanda difesa d’ufficio dei forestali da parte di
queste tre organizzazioni sindacali siciliane. Di fatto, tra il PD - che
è il partito politico responsabile dell’azione a tenaglia contro i
forestali della Sicilia - e i 24 mila operai della Forestale, CGIL, CISL
e UIL hanno scelto il Partito Democratico.
I leader siciliani di queste tre organizzazioni sindacali lo
negheranno. Ma non potranno negare che lo sciopero degli operai della
Forestale non andava organizzato quando Renzi ha finito di depredare le
finanze regionali, ma magari lo scorso maggio, quando nel Bilancio
regionale appena approvato dal Parlamento siciliano si certificavano,
accettandoli, gli scippi operati dal governo Renzi ai danni di 5 milioni
di siciliani. O forse i sindacalisti di CGIL, CISL e UIL non sanno
nemmeno leggere il Bilancio regionale? Se è così, che cambino mestiere.
Si dedichino al giardinaggio.
I 24 mila operai della Forestale della Sicilia non debbono fidarsi di
CGIL, CISL e UIL, perché sono queste tre organizzazioni sindacati che,
d’accordo con il governo nazionale e con il governo regionale, li hanno
condotti piano piano in un binario morto. Non debbono fidarsi del
governo regionale, prono agli interessi del governo Renzi. Non debbono
fidarsi del presidente Crocetta che, firmando gli “accordi sciagurati”
dell’estate del 2014, ha lasciato la Regione con il culo a terra (se
Crocetta non avesse firmato tali accordi per favorire il suo compagno di
partito Renzi, la Regione non si troverebbe in queste condizioni). Non
si debbono fidare dell’assessore Baccei, spedito in Sicilia da Renzi per
depredare la Regione siciliana. Non si debbono fidare della maggioranza
politica che, nel Parlamento siciliano, sostiene il governo Crocetta:
perché è questa maggioranza che lo scorso maggio ha votato e approvato
il Bilancio 2015 definanziato e che, qualche settimana fa, ha approvato
una truffaldina legge di assestamento di Bilancio che ha cancellato 5,3
miliardi di entrate. Ma, soprattutto, i
24 mila operai della Forestale non debbono fidarsi del PD siciliano, un
partito composto in larga parte da ascari, cioè da soggetti che
sacrificano gli interessi della Sicilia agli interessi romani.
Ci sembra importante anche una
considerazione sui fondi CIPE. Sono fondi che, è vero, dovrebbero essere
utilizzati per le infrastrutture e che, invece, hanno destinato ai
forestali. Dicono che questo è uno spreco. Dimenticando che nel Bilancio
della Regione, da quasi un quindicennio, non ci sono più fondi per
investimenti, tutti destinati alla spesa corrente. Come mai questo
problema viene sollevato solo per i forestali?
E che dire dei 12 miliardi di fondi
PAC del Sud che quest'anno il governo Renzi ha destinato alle imprese
del Nord Italia? Il sottosegretario Davide Faraone, del PD, che attacca
gli spreche della Sicilia, non ha nulla da dire rispetto a questo scippo
ai danni del Mezzogiorno operato dal governo del quale fa parte?
Infine un avvertimento anche per i precari degli anti locali (altri
24 mila soggetti) e per gli altri 50 mila precari sparsi tra Regione, ex
Province ed enti e società riconducibili a Regione ed ex Province:
sappiate che, dopo essersi sbarazzati dei 24 mila operai della Forestale
(ammesso che ci riescano) toccherà a voi.
p.s.
Ci sembra anche corretto avvertire i 24 mila forestali della Sicilia
che, con i loro soldi, il governo Renzi proverà a salvare la Regione
Piemonte. Sappiate, signori operai della Forestale, che la Regione
Piemonte ha quasi 6 miliardi di ‘buco’ di Bilancio. E non perché il
governo Renzi gli ha scippato i soldi come ha fatto con la Regione
siciliana. La Regione Piemonte ha quasi 6 miliardi di ‘buco’ perché i
soldi se li sono mangiati (come potete leggere qui).
Proprio in queste ore il presidente della Regione Piemonte, Segio
Chiamparino - che è del PD, come Renzi, e che gode di una credibilità
maggiore di quella di Crocetta - ha chiesto a Roma un intervento,
altrimenti, ha aggiunto, la Regione Piemonte non potrà approvare il
Bilancio 2016 e fallirà.
Insomma, egregi operai della Forestale della Sicilia: se ancora non
l’avete capito, è anche con i vostri soldi che il governo Renzi intende
salvare la Regione Piemonte dal default. Se avete dubbi, chiedete ai
vertici di CGIL, CISL e UIL della Sicilia. Loro queste cose le sanno, ma
non ve le raccontano.
24 Ottobre 2015
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