LEGGE DI STABILITÀ
Regione, mancano 3 miliardi
Gli assessori di area Pd hanno illustrato le misure agli eletti dem e ad alcuni deputati dell’ex Articolo 4
Non bastano i tagli, rimane il buco delle risorse finite nel risanamento nazionale
Oggi Crocetta vede i sindacati, cercherà di far revocare lo sciopero indetto per il 20
Lillo Miceli
Palermo. Per il Partito democratico, le misure di contenimento previste dal disegno di legge di stabilità messo a punto dal governo regionale, sono ampiamente condivisibili, ma bisogna fare i conti con la realtà. È quanto emerso dall'incontro che si è tenuto ieri, a Palermo, convocato dal segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, che ha consentito agli assessori di area Pd (unico assente Caruso) di illustrare ai deputati nazionali e regionali nonché ad alcuni segretari provinciali, le norme con cui si tenta di allineare la spesa della funzione pubblica regionale con quella statale. Presenti anche alcuni deputati dell'ormai ex Articolo 4, che hanno partecipato alla riunione da componenti il gruppo parlamentare del Pd all'Ars.
È stato l'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, a sottolineare che più che di tagli, bisogna parlare di adeguamento della normativa regionale a quella statale, in materia di personale e di pensionamenti. Sono previste agevolazioni per chi, avendo maturato i requisiti, chiederà di essere messo in quiescenza entro il 2016; agevolazioni anche per coloro che matureranno l'età di pensionamento entro il prossimo quinquennio, ma che facciano richiesta fin da ora.
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha convocato per questa mattina alle 11,30, tutte le sigle sindacali - autonomi e confederali - che la scorsa settimana hanno rimandato al mittente le proposte, indicendo uno sciopero generale per il 20 marzo. Per domani è previsto un sit in davanti Palazzo d'Orléans, mentre l'Anci Sicilia terrà una conferenza stampa in piazza Politeama. Crocetta tenterà di fare breccia nel muro alzato dai sindacati, confidando sulle misure suggerite dall'assessore al Lavoro, come la ricollocazione del personale ed ingentivi alle agenzie di collocamento per aiutare i lavoratori delle imprese private a trovare una nuova occupazione.
Per quanto riguarda gli enti locali, invece, si ipotizza di trasferire ai comuni per la gestione diretta una parte del Fsc (Fondo sociale e coesione). Crocetta, inoltre, non intenderebbe fare alcun passo indietro sul ridimensionamento dei gettoni d'indennità ai consiglieri comunali, così come sui prepensionamenti dei dipendenti regionali e dei braccianti della forestale e dei consorzi di bonifica.
«È stato un confronto utile - ha detto il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti -. C'è stata piena condivisione delle proposte per il contenimento della spesa. Entro martedì-mercoledì, la giunta dovrebbe approvare il testo definitivo del provvedimento, sottoporlo alla coalizione di maggioranza e poi trasmetterlo a Palazzo dei Normanni dove inizierà l'iter parlamentare fino all'approvazione, entro il 30 di aprile».
Il taglio degli sprechi e dei privilegi non avrà vita facile. Però, in una fase di depressione economica come quella attuale, sarà difficile per qualsiasi forza politica mettersi di traverso. Ma soltanto i tagli non saranno sufficienti per mettere in equilibrio le entrate e le uscite del bilancio. È questo il vero nodo da sciogliere. All'appello mancano oltre 3 miliardi di euro che i governi nazionali hanno preteso dalla Sicilia, come contributo al risanamento della finanza nazionale. Dal 2007 al 2009, il contributo regionale al fondo sanitario è aumentato dal 42% al 49,11%: un salasso che costa circa 800 milioni di euro l'anno.
ll deficit di bilancio sarebbe stato appena sfiorato dall'assessore Baccei, che si attende da Roma l'ok all'utilizzo del Fsc. Ma al momento sono solo ipotesi. L'assessore all'Economia, comunque, ha messo le mai avanti: il governo nazionale potrà operare nell'ambito del bilancio dello Stato approvato a novembre e sottoposto all'esame della commissione Ue. Paletti che potrebbero rivelarsi insormontabili se da parte dei sindacati non ci fosse un'apertura al dialogo. Le opposizioni sono in agguato.
17 Marzo 2015
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