IL CASO
Dai renziani levata di scudi per Baccei
E il Pd torna a essere un campo di battaglia
di Salvo Toscano
Dopo le critiche di ieri a Sala d'Ercole e l'intervista di Antonello Cracolici, Zambuto e Garozzo (nella foto) intervengono a difesa dell'assessore: "Abbandonare la logica della difesa del proprio orticello".
PALERMO – La levata di scudi renziani per Alessandro Baccei, quella che non si è vista a Sala d'Ercole, arriva oggi. Sono Marco Zambuto, presidente del Pd siciliano, e Giancarlo Garozzo, sindaco di Siracusa, a far sentire la voce dell'area Renzi, dopo che ieri in Aula all'Ars l'assessore all'Economia è stato oggetto di un tiro al bersaglio che non ha escluso anche esponenti della maggioranza, come Nino Malafarina, deputato vicinissimo al governatore Crocetta. E dopo l'intervista di Antonello Cracolici, pubblicata stamattina da Livesicilia, poco tenera verso la corrente guidata da Davide Faraone. “Appare surreale che chi, partecipando al sistema consociativo che ha provocato i forestali, la situazione attuale della formazione e la crisi dell'economia siciliana, muova nei confronti di Baccei questo tipo di accuse”, commenta a Livesicilia Zambuto, dopo lo show di Sala d'Ercole.
Ci risiamo, insomma. La tregua del Crocetta ter che aveva messo la sordina alle feroci polemiche interne in casa Pd è finita. E lo scontro tra l'area renziana e quella che a Roma è la minoranza sale di livello. Curioso come nel continuo rimescolamento di carte delle guerre interne ai democratici siciliani, in cui gli amici di oggi sono spesso i nemici dell'altroieri, sembra si stia saldando un inedito asse in chiave anti-Baccei tra il governatore e quel pezzo del partito che aveva rappresentato la più scomoda opposizione per Crocetta nei mesi scorsi. Ad accendere la miccia è stato ieri con un'intervista a Livesicilia Davide Faraone. Il leader dei renziani siciliani tra l'altro ha stigmatizzato "quest'atteggiamento di aver costruito attorno a Baccei una sorta di cappa di isolamento, come se fosse arrivato il marziano". Uscite che non avevano convinto Antonello Cracolici, che oggi in un'altra intervista ha replicato a Faraone.
“Appare surreale l'immagine che si vuole presentare tra conservatori e riformisti alla luce della situazione economica drammatica della Sicilia – commenta Zambuto –. Baccei è l'unico a essere uscito con una proposta, quella è l'unica proposta emersa. L'assessore si sta caricando insiema alla nostra area il peso di non fare fallire la Sicilia. Non può passare il principio per cui da un lato ci sono gli orchi e dall'altro chi vuole garantire un sistema che con l'attuale squadro finanziario non si può garantire”.
Sulla stessa lunghezza d'onda Giancarlo Garozzo, sindaco di Siracusa e renziano di ferro: “La Sicilia ha bisogno di cambiare marcia e per farlo si deve assolutamente abbandonare la logica della difesa del proprio orticello. Servono riforme serie, concrete perché solo così possiamo disegnare un nuovo futuro per i nostri giovani e la nostra terra”.
I renziani non intendono far passare Baccei come un capro espiatorio. “O diciamo le cose come stanno, o è tutto una grandissima presa in giro”, dice Zambuto. Cracolici aveva accusato l'area del premier di voler sbandierare l'assessore all'Economia come un proprio vessillo, un assessore d'area. “Mi pare un discorso surreale, tutto, persino la difesa da parte di Cracolici di Crocetta – commenta Zambuto -. Oggi siamo gli unici che stiamo indicando una via. La 'Leopolda siciliana' del 28 sarà il momento in cui questo programma di governo verrà fuori. Qui invece ogni giorno diventa un botta e risposta di posizionamento, del tutto staccato dalla drammatica situazione reale della Sicilia”.
Anche Garozzo rimanda alla kermesse palermitana del 28 febbraio prossimo: “La Leopolda siciliana dovrà essere il laboratorio dentro il quale si discute e si individuano quelle soluzioni e quelle strade da seguire per consentire alla Sicilia di uscire dalle sabbie mobili dentro le quali è finita. Noi dobbiamo guardare avanti, al futuro e vogliamo indicare un percorso concreto per cambiare, per staccarci da logiche conservatrici e dare una spinta forte al rinnovamento, alle riforme. Voler imprimere una svolta forte al cambiamento non significa perdere autonomia o diventare una sorta di succursale, vuol dire invece sfruttare meglio e in maniera molto più efficace le nostre risorse, le ricchezze del nostro territorio”. Una risposta alle parole di Antonello Cracolici, che nella sua intervista a Livesicilia di stamattina aveva parlato prprio del rischio di trasformare il governo regionale nella “succursale” di qualcos'altro.
“In tutto il paese il governo guidato da Matteo Renzi – aggiunge Garozzo - ha innescato un radicale cambiamento anche delle istituzioni e la Sicilia non può stare dietro una finestra a guardare il Paese che cambia passo rimanendo ferma nella difesa di posizioni e sistemi che appaiono come privilegi. Quando l’assessore regionale Baccei parla di adeguare i compensi degli amministratori locali a quelli del resto d’Italia o di rivedere alcune posizioni come quelle dei cosiddetti 'forestali ricchi' sostiene concetti assolutamente condivisibili e chi critica queste indicazioni lo fa evidentemente perché vuole che nulla cambi. I costi della politica sono però solo un aspetto delle riforme presentate da Baccei, bisogna anche utilizzare meglio e in maniera più efficace i fondi strutturali perché parliamo di miliardi di euro che consentirebbero di avviare iniziative a sostegno dello sviluppo ed è giusto anche procedere con il taglio delle società partecipate”. Secondo Garozzo “isolare chi propone riforme indispensabili per la Sicilia significa affossare ogni possibilità di sviluppo”. L'isolamento però è in atto. E la seduta ieri dell'Ars ne ha dato una rappresentazione fin troppo eloquente. La tregua nel Pd siciliano è finita. Dopo soli tre mesi.
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04 Febbraio 2015
Nota
La vera storia del voltagabbana Zambuto.
Nel 1993, viene eletto consigliere comunale di Agrigento nella lista della Democrazia Cristiana.
Nel 1997 viene rieletto con il partito dei Cristiani Democratici Uniti.
Nel 2003 diventa segretario provinciale dell'UDC.
Nel 2007 si dimise dall'incarico ed annunciò la sua candidatura a sindaco di Agrigento col supporto dei Democratici di Sinistra, dell'UDEUR e di tre liste civiche.
Nel 2008 aderisce al PDL di Silvio Berlusconi.
Nel 2010 aderisce all'UdC di Casini.
Nel giugno 2013 lascia l'UdC per avvicinarsi all'area renziana del PD, viene eletto presidente dell'assemblea regionale del PD.
Quando cambierà nuovamente casacca?
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