Spreco di risorse
di Antonino Lomonaco (Aspi)
Comunque sia non sarei complice di un teatrino al culmine del quale vi sarebbe il mio sgozzamento.
Poi mi sovviene, però, che anch'io indosso una tuta color arancio, che sto in ginocchio con le mani legate, davanti a degli uomini in nero che mi stanno dietro. Ed anche questi gestiscono la situazione ed hanno un coltellaccio pronto a sgozzarmi e pretendono che prima io affermi le mie colpe.
Non ho colpe!
Ho il merito di aver operato bene nel mio lavoro!
Ho il merito di aver affrontato il rischio per estinguerlo e salvare dalla distruzione intere aree boscate!
Sono orgogliosamente un A.S.P.I. e se devo morire vi faccio vedere come sa morire un A.S.P.I.!
Se per la revisione della spesa pubblica (per i vanesi esterofili, spending review) è importante il risparmio, mi chiedo perchè farlo pesare soltanto a chi sta nella prima linea nella lotta agli incendi boschivi. Mi chiedo quale sia l' impatto che ha, questa revisione, sugli uomini in nero, i dirigenti, che hanno degli ottimi compensi e non sanno cosa sia un incendio (perchè lo guardano sempre da lontano) e dicono, spesso, senza condividere le nostre condizioni, il peggio del peggio su di noi...
Mi chiedo quali siano i meriti di costoro?...
A cosa servono se propongono spesso mezzi, attrezzi, e dispositivi di sicurezza inadeguati per il nostro clima ed il nostro territorio?
A cosa servono se non sanno cosa sia il sudore della fatica, della paura, della voglia, comunque, di spegnere un incendio?
Ho assistito a delle liti telefoniche anche abbastanza "furibonde" fra un D.O.S. e dei dirigenti che volevano mandare l'intervento aereo, quando già l'incendio era stato spento da noi a terra.
Ho sentito dire, da fonti sindacali, che nella spesa di "cento", che riguarda l'attività dell'antincendio boschivo, sessanta si riferisce alla sola spesa dei dirigenti e degli interventi aerei. Quaranta è la spesa che riguarda soltanto noi A.S.P.I.!
Stimo enormemente l'attività dei vigili del fuoco, ammiro la loro preparazione ed il loro coraggio ad affrontare rischi di diversa origine (elettrica, di acqua, di fuoco) per salvare vite e risorse umane. Proprio per questo capisco anche la loro ritrosia ad inoltrarsi, ogni volta, nei boschi a combattere con noi le fiamme in movimento, e rimangono invece vicino alle strade, magari a spargere acqua dove non serve. Capisco che potrebbero essere chiamati da un momento all'altro per interventi che riguardano proprio vite e risorse umane. Mi chiedo, allora, perchè poi, dopo che noi A.S.P.I. spegniamo questi incendi, ci chiedono la stima, in metri quadrati, dell'area bruciata? La devono forse segnare, ugualmente, come loro intervento?
Ed in effetti, dopo, i mezzi di informazione dicono proprio questo!
Perchè questo spreco di capacità e mezzi, questa menzogna ai nostri danni?
La gran parte degli incendi boschivi si ripetono, negli anni, sempre nelle stesse zone, cosa dicono le indagini?... Scattano mai i divieti?...
Quest' anno siamo stati mortificati con il ritardo dell'inizio della nostra attività. Dopo di ché abbiamo subito l'oltraggio, per un lungo ed irresponsabile periodo di luglio, di non poter intervenire sugli incendi che c'erano persino intorno a noi, dal momento che, per ritardi burocratici, non avevamo espletato la visita del medico del lavoro.
Nello steso tempo e nello stesso periodo, si ammiccava, sulla onorabilità del nostro servizio. Ciò, invero, capita quasi ogni anno, ma quest'anno a partecipare a questa gara "del tiro al piccione", ci siamo pregiati della partecipazione addirittura del Ministro dell'interno nazionale oltre chè del Presidente della nostra Regione, i quali, a piena voce, paragonavano il picco di incendi di quast'anno con la loro quasi assenza nell'anno passato. Senza considerare la piovosità della stagione estiva dell'anno passato.
Adesso siamo già a metà settembre e sono due mesi e mezzo che non veniamo ancora pagati.
Vedo colleghi, padri di famiglia cinquantenni, in difficoltà.
Mi chiedo se capita lo stesso ai dirigenti, o ai polticanti del "tempo perduto".
Trovo nel crepuscolo uno splendore che manca durante il giorno. L'accostamento dell' ultima luce con le tenebre che avanzano esaltano la luminosità, rendendola sublime.
Quando si è allo stremo non si può più mentire, non si possono recitare delle parti. Se si muore si muore davvero. Se vi è luce quella luce diviene più intensa.
C'è da dire che la nostra situazione è, comunque, comune ai diversi settori economici, vi sono sempre dirigenti ben pagati a discapito di maestranze su cui viene fatto pesare l'onere della crisi.
Allo stesso tempo si attacca la funzione delle organizzazioni sindacali, come organizzazioni funzionali alla difesa degli interessi di queste categorie.
E sappiamo bene che senza organizzazione non ci si può difendere, che senza organizzazione si è come pecore disperse: facile preda dei lupi.
La globalizzazione è stata presentata, a suo tempo, come una opportunità per far scendere i prezzi dei prodotti di consumo e renderli così fruibili ad un mercato più vasto. Ma se si riducono i salari, o si perdono i posti di lavoro, come si fa a fruire di questa opportunità?...
Allora viene il dubbio che la vera intenzione della globalizzazione non sia rivolta a tutti, bensì soltanto ad alcuni.
E che la riduzione dei prezzi non riguardi il mercato delle merci, ma la "carne umana" delle persone che faticano: l'intenzione non è di elevare le condizioni di chi lavora ma, al contrario, di farle scadere alle condizioni schiavizzanti di paesi come India e Cina!
Senza nulla togliere alla tragica particolarità di quei poveretti sgozzati, noi non assistiamo inermi al tentativo della nostra decapitazione. Ci riserviamo la considerazione di forme di lotta civile più efficienti del semplice rituale dello sciopero.
Se ci deve essere una revisione della spesa pubblica essa deve essere socialmente condivisa. Se i padri di famiglia cinquantenni e no, non hanno più i soldi per compare il pane per la famiglia, vuol dire che non li hanno neanche per comprare le brioche. Sappiamo che Maria Antonietta, in questo aneddoto, capì troppo tardi l'errore. Questo aneddoto dovrebbe farci ricordare qualcosa di tragico che il buon senso di tutti dovrebbe rifiutare in partenza.
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