La stagione delle fiamme
Il più grave si è verificato nella zona di Ficari, a giugno, con la distruzione di 240 ettari di superficie. In genere sono roghi dolosi
Gli operatori della Forestale impegnati a spegnere un incendio boschivo
Foto lasicilia.it
Mazzarino. Sono circa una ventina, molti di natura dolosa, gli incendi boschivi che si sono sviluppati in questa stagione estiva in territorio di Mazzarino, la maggior parte a cavallo del periodo di ferragosto. L'escalation di incendi, rispetto al 2013, registra un piccolo aumento ma con una minore estensione in ettari.
Ma come è in generale la situazione dei boschi mazzarinesi? La situazione non è grave, secondo gli addetti ai lavori che segnalano comunque la mancata osservanza dell'ordinanza sindacale che vieta di accendere fuochi per tutta la stagione estiva e fino a metà ottobre. L'incendio più grave si è registrato nella zona di Ficari lo scorso 23 giugno, quando andarono distrutti circa 240 ettari di boschi (tra pineta ed alberi di eucalipto) e su cui, in mancanza delle squadre antincendio sul posto, intervennero prima i vigili del fuoco e poi fu necessario ricorrere agli aerei. Il corpo forestale (distaccamento di Mazzarino diretto dal comandante Mario Benanti, a sua volta legato all'Ispettorato provinciale diretto da Antonino Manuele) è quello che coordina le operazioni di spegnimento, in collaborazione con l'azienda demaniale, e che opera sul territorio di competenza (giurisdizione di Mazzarino, Butera e Riesi) con 8 guardie forestali e nelle attività di coordinamento delle squadre antincendio (già avviate) smistate nei punti strategici (nelle zone Maggio Rosso, Verde Canne, Garrasia, Raffo Rosso, Albanella) da dove si raggiungono le sotto zone, e in collegamento con i torrettisti sparsi in tutto il territorio da dove giungono le segnalazioni per ogni emergenza.
Il territorio di Mazzarino, in particolare, essendo il più esteso in termine di superficie boscata, oltre 6.000 ettari, è il più a rischio per diversi fattori; innanzitutto per la particolarità dei boschi che non essendo concentrati in un'unica superficie ma a macchia di leopardo, genera una tale frammentazione che diventa un fattore di difficile controllo e prevenzione. Qualche anno fa si parlava di un sistema di video sorveglianza di alta generazione denominato "dorsale digitale multicanale", da impiantare nella zona di Monte Gibliscemi, in un primo momento archiviato per le critiche mosse dagli ambientalisti. Secondo gli esperti dunque l'origine dolosa è difficile da intercettare e quindi da prevenire. L'unica possibilità per mitigare gli incendi è data dalla tempestività con cui si dà avvio al lavoro delle squadre antincendio che intervengono per terra in caso di incendi avvistati.
Altra anomalia del territorio deriva anche dal fatto che si tratta di boschi "artificiali" impiantati una trentina di anni fa, compreso quello sul monte Bubbonia, una grande area archeologica messa a rischio maggiormente dagli scavatori abusivi, i tombaroli. Per questo sono frequenti le segnalazioni fatte dal corpo forestale alla Sovrintendenza ai Beni culturali e ambientali. Infine, come accennato prima, i proprietari di fondi privati limitrofi al demanio forestale e al perimetro urbano dovrebbero usare maggiore cautela per evitare gli incendi. L'incuria e l'abbandono di questi fondi costituisce notevole rischio e facilita gli incendi con conseguente propagazione fino a raggiungere le aree boscate. Nel periodo estivo, infatti, secondo l'ordinanza sindacale i proprietari di lotti di terreno all'interno del centro abitato e nelle immediate vicinanze sono tenuti a tenere liberi da erbe e foglie secche cataste di legna o altro materiale combustibile.
Invece per quanto riguarda le aree attrezzate (Alzacuda, Rafforosso e Comunelli) si registra una stagione di forti presenze per gli amanti della natura e della montagna.
Concetta Santagati
03 Settembre 2014
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