Sgarlata: «I beni culturali sono la nostra industria»
Laura valvo
«Il sistema dei beni culturali siciliani, dopo quasi 40 anni dal passaggio di competenze dallo Stato alla Regione (che quindi, unico caso tra le venti regioni italiane è gravata di ogni spesa per la tutela, la valorizzazione e la fruizione) ancora non funziona e si connette a intermittenza con la più generale fruizione turistica dei siti». Maria Rita Sgarlata, (nella foto con il presidente della Regione Crocetta) raffinata archeologa, assessore regionale ai Beni cultura, traccia un primo bilancio della sua attività nella Giunta Crocetta. Lo fa con un'analisi lucida e argomentata.
«In Italia come in Sicilia le opportunità che potrebbero derivare dal settore culturale e artistico sono indicate come fonte primaria di generazione di valore economico per il settore delle industrie culturali e creative e per l'intera economia, ma dagli studi degli ultimi anni emerge chiaramente come questo potenziale culturale ed economico sia fortemente inespresso, non consentendo all'Italia, e anche alla Sicilia, di averne un adeguato ritorno in termini di Pil, di occupazione».
Perché non si riesce a sfruttare il potenziale beni culturali?
«La Sicilia è fra le Regioni che non è mai riuscita a sfruttare a pieno le potenzialità di un territorio ricco e diversificato in termini di offerta culturale. E' inutile dire che i cambiamenti hanno bisogno di tempo e che riuscire a sbloccare un sistema immobile e poco incline alle riforme, che per anni si è autoalimentato, non è una passeggiata. Affronto quest'impegno con grande senso di responsabilità, con tante notti insonni, tanto più che la notizia del mio incarico è stata accompagnata da un giudizio che è risuonato spesso "finalmente la persona giusta al posto giusto": un'archeologa ai Beni Culturali! Abbiamo ereditato una struttura che l'Associazione Nazionale degli Archeologi ha definito "affetta da macrocefalia patologica e ipertrofia cronica, indotta da scelte politiche improntate negli ultimi anni più alle aspettative di carriera del personale interno che alle reali esigenze del patrimonio archeologico", e aggiungerei anche delle nuove generazioni che si affacciano desolate a un mondo del lavoro che le respinge».
Qual è il suo obiettivo?
«Ecco, intanto io quel mondo del lavoro vorrei restituirlo ai neo-laureati, agli specializzati e ai dottori di ricerca, aprendo tra qualche anno concorsi per restituire meritocrazia nella selezione della nuova classe dirigente. Al tempo stesso non si possono continuare a ignorare, dopo 13 anni, le sorti dei vincitori dell'ultimo concorso bandito dalla Regione Sicilia nel 2000, alcuni mai assunti (i restauratori), altri assunti (gli archeologi) ma non inquadrati nella fascia dirigenziale, come previsto dal concorso».
Ha già incassato risultati concreti.
«Credo valga la pena fermarsi su alcuni provvedimenti, i cui esiti come sempre si vedranno nel 2014 e nei successivi, come quello che ha consentito di affidare la manutenzione delle aree archeologiche ai forestali, il nuovo assetto del Dipartimento, snellito e meno elefantiaco grazie ad un'operazione di spending review, che ne potenzia le capacità organizzative, le recenti nomine dei dirigenti, l'approvazione dei piani paesistici, la perimetrazione e la decretazione dei parchi archeologici, la ricostituzione del Rei (Registro Eredità Immateriali) che tutela la Sicilia dei Saperi (dal dialetto alle tradizioni orali), il recepimento della legge nazionale 35/2012 per gli interventi di mecenatismo sui beni culturali. Solo alcuni, ma i più significativi, cui aggiungerei il successo dell'utilizzo dei fondi comunitari dei Poin 2007-2013 (programma interregionale), che sembravano perduti e che un accordo tra il presidente Crocetta e il ministro Trigilia a maggio ha consentito di recuperare in extremis».
Significativo l'impegno sui progetti cantierabili.
«Da un lavoro concentrato e senza sosta tra assessorato e Soprintendenze, in soli 6 mesi, è stato possibile decretare 54 milioni di progetti cantierabili, destinati a valorizzare i poli museali di eccellenza, inclusi nel programma dal 2008 ma mai portati a termine. Altro punto di forza è aver inaugurato una nuova stagione: quella della reciprocità, nella consapevolezza che bisogna aprirsi ad una nuova stagione negli accordi tra i Paesi esteri e la Sicilia in tema di cultura basato sul principio della reciprocità e dello scambio. E' evidente che non possiamo più permetterci di assicurare mostre di grande impatto mediatico ed economico, come quella su Pompei attualmente allestita al British Museum di Londra, senza averne alcun ritorno, oltre che quello di immagine. I prestiti recenti balzati all'onore delle cronache, l'Auriga di Mozia e gli Antonello da Messina, sono il risultato di trattative che il mio assessorato ha ereditato, trattative che ho giudicato assolutamente svantaggiose per la Sicilia e che infatti ho riaperto e riequilibrato (facendomi anche dare della "mafiosa" da certa stampa americana), ottenendo in cambio due mostre di assoluto rilievo per la nostra isola, totalmente a carico dei Musei (Cleveland e Mart di Rovereto), che hanno chiesto i prestiti: una su Caravaggio e una su Antonello, che arriveranno in Sicilia proprio in concomitanza con i mesi dell'Expo. Sarà questa la linea guida per gli accordi futuri».
Nel frattempo è riesploso il problema dei custodi.
«Non sono l'artefice del "provvedimento impopolare". L'ho subito dal dirigente generale Sergio Gelardi come l'hanno subito il governo regionale e tutti i siciliani e non. Appare evidente che la chiusura domenicale dei principali musei e parchi archeologici siciliani sarebbe politicamente miope e strategicamente suicida. Il problema non è punire questo o quello, ma lavorare per trovare la soluzione migliore; quella proposta va bocciata senza se e senza ma, tutto qui. La situazione del personale di custodia è da sempre una spina nel fianco dei beni culturali. E' necessario avviare un nuovo e risolutivo percorso virtuoso che assicuri l'apertura dei siti per tutto l'anno, utilizzando anche personale precario del Comune e della Provincia. Sono contraria a soluzioni centralizzate perché ogni situazione presenta criticità specifiche, che si sono incancrenite negli anni, e il problema va quindi affrontato caso per caso, città per città».
Respinge le critiche di chi vuol fare polemica a tutti i costi?
«Più che infastidita dalle critiche sono amareggiata. Non sono abituata alle dinamiche dello scontro politico e trovo che in questi mesi gli attacchi siano stati eccessivi e spesso strumentali. Qualunque sia la mia reazione alle critiche, vorrei che tutto rientrasse nella corretta dialettica politica e che i toni fossero adatti ad una nuova idea di politica meno urlata e più concreta. Vorrei aggiungere però che forse, a fronte di questo fiume di retorica sui beni culturali che quotidianamente viene versato sui giornali e dei tagli che investono comunque la cultura, sarebbe il caso di chiedersi come oggettivamente vogliamo portare avanti i nostri progetti culturali e inaugurare una fase meno polemica e più costruttiva. Accanto all'obiettivo di valorizzare il nostro patrimonio diffuso con modalità che nulla hanno a che vedere con i continui paralleli con i grandi musei internazionali, ce n'è uno in particolare che ritengo prioritario: disancorare il bilancio della rubrica dei Beni Culturali da quello centrale e renderlo autonomo».
Assessore Sgarlata, un 2013 esplosivo e un 2014 ancora più impegnativo?
«Concludo con alcune riflessioni da politico e non da assessore. Per me il 2013 è stato un anno straordinario: dall'impegno per la difesa del paesaggio alla candidatura al Senato per il Megafono, dalla brevissima candidatura a sindaco di Siracusa alla telefonata di Rosario Crocetta il 27 marzo (ero nella mia stanza all'Università) per la proposta dell'assessorato. Sono entrata in politica secondo logiche non tradizionali ma forse più adatte alla fase storica che stiamo vivendo e che reclama un rinnovamento. Voglio camminare nella politica in punta di piedi e alzare il tono solo per difendermi dagli attacchi. La politica urlata, mascherata e fatta di continue anticipazioni non mi piace. Continuerò a parlare quando avrò cose da dire, quando avrò portato i risultati della mia attività, quando avrò veramente agito per tutti e non per pochi. Alcuni penseranno che mi omologherò presto agli altri politici ma non sarà così. Non c'è futuro senza cambiamento. Io ci credo veramente»..
08 Gennaio 2014
Carissimo compaesano Isnellese, questo è un nostro risultato. Altro che scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere, scrivere.
Ti dirò di più, questo scrivere è apprezzato anche dai tuoi superiori (per non parlare dei tuoi colleghi dell'azienda) e per me è un onore, invece per te è solo invidia! Alla prossima...
Vi chiedo scusa a tutti, ma chi deve capire ha già capito...
Michele continua così, invece di ringraziarti ti criticano ma loro cosa fanno per il comparto
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