Campare con 180 giorni di lavoro Tra boschi e fiamme.
«Non siamo il marciume della Sicilia, ma solo persone che portano onestamente il pane a casa»
Operatori della forestale in contrada furiana
Foto lasicilia.it
Una vita da forestali
Molti con esperienze ventennaliTante storie dietro «un lavoro sicuramente difficile e che molti criticano senza averlo mai fatto» «Difficile campare le famiglie lavorando solo per pochi mesi»
Claudio CostanzoL'estate è da sempre sinonimo di caldo, alte temperature e, molto spesso, anche di allarme incendi. A fronteggiare tali situazioni, per quel concerne soprattutto le zone boschive, sono gli operatori forestali. Sulla figura dell'operatore forestale, che è un lavoratore stagionale, si animano da tempo dibattiti e movimenti d'opinione controversi, circa reale impegno e dedizione al lavoro. C'è anche chi punta la lente d'ingrandimento sulla loro indennità di disoccupazione e, soprattutto, su come impiegano i mesi in cui non sono chiamati a lavorare alla forestale. Con noi, che abbiamo condotto un "reportage" sulla loro vita lavorativa, i forestali dell'antincendio si sono aperti, toccando anche tali delicati argomenti e cercando anche di sfatare qualche luogo comune. Quello che ne esce è principalmente l'analisi di un problema, anzi "il" problema: l'attesa di una stabilizzazione lavorativa.
Riguardo la possibilità di giungere ad altri impieghi fuori stagione, le idee dei lavoratori sono chiare: «Che fare altrimenti? Vi sono da comprendere le esigenze di chi ha tre o quattro figli. L'indennità di disoccupazione rappresenta il 40% di un salario completo. Se collocati, possiamo fare fino a 180 giornate di lavoro fuori dalla stagione dell'antincendio, ma se sforiamo ci diminuiscono l'indennità». Diverse sono le postazioni visitate: tra queste, quella di Furiana, che come zona d'intervento per l'antincendio boschivo comprende Branca Tramontana, Olivella, Gallitano, Miniera Tallarita, Musta, Misteci, Besaro, Gibil Gabib e Bifaria. «Ma alla bisogna siamo pronti anche ad intervenire nelle zone limitrofe» - sottolineano i lavoratori.
Undici sono i lavoratori della postazione con torretta, tutti 101isti e divisi in due unità (Sab 2 e Sab 3). L'addetto allo spegnimento antincendio (Asa), Paolo Forti, spiega la propria esperienza lavorativa: «Faccio l'operatore antincendio dal 1987 e svolgo 101 giornate, di cui 88 lavorative e 101 contributive. Io ed i miei colleghi lavoriamo 4 mesi l'anno. Collaboriamo anche coi vigili del fuoco, ma potremmo essere utilizzati anche come manodopera dai Comuni. Se ho mai corso dei rischi? Una volta sono andato a finire in ospedale perché a Misteci, in una giornata di vento contrario, spegnendo un incendio ho rimediato un' intossicazione da fumo».
L'autista Giovanni Ribera lavora dal 1984: «Sento una grossa responsabilità perché sono io a trasportare il resto della squadra e specie quando si attraversano delle strade dissestate si sente la pressione». «Come si va avanti quando su 15.000 euro guadagnati in un anno si pagano 7.000 euro di tasse? - si chiede Carmelo Vigneri - Il chilometraggio ce lo indennizzano, ma viene tassato, così come la disoccupazione». «Al contrario di ciò che si dice - afferma Corrado Colasberna - i forestali non sono il marciume della Sicilia, ma persone volenterose e che vogliono lavorare! ».
Massimiliano Dell'Aiera lavora dal 1988: «Il nostro è un mestiere in cui si vive di corsa, perché il fuoco non aspetta e un incendio si propaga velocemente. Si opera a supporto dei vigili del fuoco, della Protezione civile e si rischia anche la vita. In certe occasioni, poi, gli incendi durano anche due o tre giorni e si passano le nottate fuori a spegnere il fuoco».
Molto chiaro Vincenzo Giannuzzo: «Lavoro dal 1984. La gente a volte pensa che noi veniamo in postazione a passare il tempo. Capita anche di leggere sulla cronaca di incendi sventati dai vigili del fuoco, in occasioni in cui magari noi forestali siamo stati presenti con 30 unità. Noi, dunque, non facciamo villeggiatura, non organizziamo "mangiate", ma siamo pronti 24 ore al giorno a metterci al servizio delle persone. Alla Regione chiediamo di lavorare! ».
Ci siamo poi spostati in zona Garlatti dove sono attivi 7 operatori forestali. La loro fascia d'intervento comprende Imera, Musto Giunto, Sabucina, Capodarso, zone di Santa Caterina, di Resuttano, terre private di Caltanissetta e non solo. Anche qui si parla di problemi logistici, come guasti ai mezzi o complicazioni dovute al perdurare delle operazioni di spegnimento degli incendi. Tuttavia, il punto focale è rappresentato dal disagio per la mancata stabilizzazione: «La nostra giornata consiste nell'essere pronti all'intervento nelle zone boschive - dicono -. Oltre a ciò, spesso accade di essere impiegati nei Comuni per togliere le erbacce nelle villette o nelle scuole: la gente è contenta di ciò e queste sono le cose che vogliamo fare. Se qualcosa non funziona non si può dare la a tutti gli operai: le "mele marce" ci sono sempre state, ma non siamo tutti uguali. La nostra situazione è chiara: dopo 25-30 anni di lavoro, siamo ancora precari da 800euro di stipendio mensile nel periodo lavorativo. Addirittura, gli ultimi stipendi dell'anno 2012 sono giunti nell'aprile 2013. Al Nord parlano male dei forestali siciliani, eppure qui ci sono stati dei morti che hanno lasciato delle famiglie in mezzo ad una strada. Da un po' di anni, poi, le squadre dell'antincendio collaborano coi vigili del fuoco, ma noi non veniamo visti allo stesso modo: non disponiamo di una caserma, non godiamo degli stessi servizi. Abbiamo fatto dei corsi e potremmo operare a stretto contatto con loro, ma serve farci lavorare tutto l'anno».
Giuseppe Stella lavora dal 1986 e confessa: «Ho scelto questo lavoro perché non c'era altro. Quando ho iniziato io, però, si lavorava senza guanti o attrezzature. Adesso sono un 101ista e a 58 anni la mia preoccupazione riguarda la pensione: quando ci arriveremo? Inoltre, la differenziazione delle categorie fra 78sti, 101isti, 151isti e Oti ha creato una guerra fra poveri. Per questo serve la stabilizzazione. Insomma, a noi mancano diversi diritti». «Sia che abbiamo una malattia o un infortunio, noi non possiamo permetterci di assentarci oltre 5 giorni ogni turno, altrimenti non si arriva a percepire la disoccupazione - dice Antonino La Duca -. Lavoro dal 1988, all'inizio per 26 giorni. Oggi sono 101, ma serve comunque la stabilizzazione: da 25 anni si portano avanti delle speranze che non saranno mai realizzate. Altri lavori oltre alla forestale? Siamo padri di famiglia e dobbiamo darci da fare. Non so se sia più lecito fare qualche giornata di lavoro "in nero" o andare a rubare». E Salvatore Speranza, in servizio dal 1986, racconta: «Prima di fare questo lavoro ho trascorso degli anni in Germania. Poi ho creduto di poter trovare qualcosa di migliore grazie alla forestale; tante volte ho invece avuto la tentazione di andarmene un'altra volta. Il nostro è anche un lavoro rischioso: ricordo che alcuni anni fa, mentre stavamo spegnendo un incendio, vi fu una valanga di pietre. Quel giorno ho visto la morte con gli occhi». Infine, Vittorio Martorana Tabone, un passato all'estero: «Facevo l'autotrasportatore, finanche in Belgio. Sono arrivato alla forestale nel 1993: il mio lavoro mi piace, faccio l'autista, anche se i problemi non mancano. Si va dai ritardi per lo stipendio sino all'organizzazione: a volta manca la revisione dei mezzi e le nostre tute ormai sono vecchie». Il nostro cammino si ferma alla postazione Sant'Elia. Qui abbiamo incontrato Angelo Ferrara, autista 151ista: «Ho iniziato nel 1986, dapprima come bracciante con un turno di 25 giorni, poi ho fatto l'autista. Sono entrato in forestale per mancanza di altro lavoro, ma con la speranza di poter un giorno ottenere la stabilizzazione, che invece non è mai arrivata. In questo modo, ho perso tante occasioni per un'occupazione in Italia e all'estero, perché immaginavo di poter lavorare a tempo pieno nella mia terra. Invece, adesso ci sentiamo tutti umiliati e ci chiediamo: il governo Crocetta quali speranze ci può dare? Avremo mai una stabilizzazione? Espongo il mio caso: sto lavorando per 6 mesi, ma i soldi della disoccupazione li prenderò successivamente, mentre gli assegni li percepirò addirittura nel 2014. Allora, non possiamo essere criticati se poi dobbiamo lavorare "in nero": se ciò accade è perché per sei mesi non facciamo niente, pur avendo una famiglia da mantenere. Se, invece, lavorassimo da gennaio a dicembre, anche la Regione risparmierebbe delle risorse utilizzandoci per diverse mansioni. Stiamo conducendo una battaglia per la stabilizzazione, perché aumentare semplicemente le giornate lavorative non risolve i problemi».
Maurice Anzalone, invece, è un Asa nato in Francia ma residente a San Cataldo. Dal 1986 è un operatore forestale e ci spiega: «Non è possibile essere ancora un precario dopo oltre 25 anni di lavoro. Nel nostro contratto è previsto un nostro utilizzo per la protezione civile ed in caso di calamità. Uno dei grandi disagi è rappresentato dal fatto che, essendo noi lavoratori stagionali, non possiamo richiedere mutui alle banche e, di conseguenza, non possiamo prendere certi impegni, tra cui comperare una casa o mandare i nostri figli all'università. La situazione è critica, eppure la Regione potrebbe stabilizzarci perché a livello di costi non cambierebbe nulla».
05 Luglio 2013
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