Forestali. Sull'utilizzo degli uomini e sulle scelte strategiche parla il segretario della Federazione lavoratori agricoli
«La politica non sa pianificare»
Salvatore maiorca
Risparmiare sulla spesa per i braccianti che lavorano per l'azienda forestale si può. Ma non certo lasciando la gente a casa e innescando una bomba sociale senza precedenti, bensì riorganizzando il lavoro e rendendolo produttivo per due obiettivi di sicuro ritorno economico: risolvere lo storico grossolano errore della forestazione fatta di pinete e affidando a questi lavoratori, sempre con la direzione dell'Azienda forestale, la cura del verde di tutta la provincia. Ma da quest'orecchio la politica non sente. Lo dice Giuseppe Linzitto, segretario provinciale della federazione dei lavoratori agricoli aderenti alla Cisl.
«Da anni il sindacato sostiene questa rivendicazione. Ma non trova ascolto dalla politica. I nostri politici non vogliono affrontare problemi la cui soluzione chiede tempo, com'è il caso della forestazione produttiva. Preferiscono adottare provvedimenti, anche costosi, ma che diano ritorni elettorali immediati. Per il resto chi verrà vedrà».
L'errore contestato alla politica per la forestazione della zona montana del siracusano è la indistinta e massiva messa a dimora di pini. Cinquant'anni fa infatti si preferì impiantare pinete, soprattutto nel territorio di Buccheri. Sempre per quel motivo di mostrare subito risultati. I pini sono infatti di facile attecchimento e di rapida crescita. Ma le pinete sono a rischio incendio. I pini infatti, come quasi tutte le conifere, sono piante estremamente resinose. E la loro resina è altamente infiammabile. Per di più i pini sono improduttivi: non danno frutti e il loro legno non è utile. Inoltre non hanno nulla a che fare con la flora autoctona dei nostri territori.
«Allora - ribadisce Linzitto - i nostri braccianti potrebbero essere proficuamente utilizzati, oltre che per i consueti lavori di manutenzione di queste pinete e di prevenzione incendi, anche, anzi soprattutto, per la sostituzione e la successiva manutenzione, dei pini con piante autoctone: ulivi, carrubi, noci, castagni, querce. Naturalmente diversificando i nuovi impianti per quote altimetriche e complessive caratteristiche dei singoli territori. Un uliveto, ben piantato e ben curato, entra in produzione in 4-5 anni, un carrubeto in 7-8 anni. Una decina d'anni occorrono per un castagneto. E si tratta di impianti che danno reddito, producono ricchezza anziché disperderla».
Capitolo verde pubblico. Ovvero un altro pubblico scempio.
«I nostri braccianti - prosegue Linzitto - hanno dimostrando la loro capacità lavorativa allestendo le aree verdi dell'ospedale di Lentini. E hanno riscosso consensi unanimi. Si otterrebbero risultati di sicura efficacia. E si eliminerebbe la giungla di appalti e appaltini. Perché non affidare loro la cura del vede pubblico di tutta la provincia? Costosi quanto improduttivi. Ma anche questo alla politica non piace. E poi ce la prendiamo con i lavoratori? No. Questo è inutile, dannoso, fuorviante».
15 Luglio 2012
DA SEMPRE SOSTENITORE DI QUESTA TESI
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