A Ischia ieri non è riuscito ad arrivare: «Lo farò appena ci saranno le condizioni. Non voglio essere un problema, ma rendermi utile». Ma appena saputo della tragedia, Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le politiche del Mare, è stato il primo membro del governo ad arrivare a Napoli, «in costante contatto con Giorgia Meloni». E dopo aver partecipato al coordinamento dei soccorsi in Prefettura, ha passato la notte nel capoluogo campano, per monitorare l’evolversi della situazione.
Ministro Musumeci, il governo dichiarerà lo stato di emergenza?
«Il governo è pronto in qualunque momento ad adottare le misure necessarie per far fronte all’emergenza. Il nostro dipartimento ha già predisposto il documento, redatto dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, per dare il via libera ai primi stanziamenti in deroga alle norme ordinarie».
Di che cifra parliamo?
«Di diversi milioni di euro per un primo intervento. Dopodiché ci sarà un’attenta ricognizione per elaborare una stima dei danni e varare un impegno finanziario maggiore, che tenga conto anche dei necessari interventi di prevenzione strutturale. Ma questo potrà avvenire anche nei prossimi giorni. La priorità, in questo momento, è la ricerca dei dispersi, a cui si stanno dedicando oltre duecento tra operatori e volontari».
Il bilancio, al momento, è di una persona morta, undici dispersi e tredici feriti.
«Gli undici dispersi sono il principale motivo che ancora tiene in ansia l’intera comunità locale e nazionale.
Mentre parliamo, a Casamicciola si continua a scavare per trovare chi manca all’appello. Ci auguriamo tutti che si tratti di un falso allarme».
Di dissesto idrogeologico in Italia si continua a morire. L’associazione dei costruttori dice che per risolvere il problema servono almeno 5 miliardi. Come interverrà il governo?
«Nel 2019 contro il dissesto sono stati stanziati 11 miliardi. Il problema non è tanto la mancanza di risorse, quanto piuttosto la disomogeneità del loro utilizzo e la polverizzazione delle competenze sul tema».
Che intende dire?
«Le faccio un esempio. Per quanto riguarda le infrastrutture per mitigare i rischi di frane, i fondi hanno molte provenienze diverse, gestiti da una pluralità di soggetti. C’è la struttura contro il dissesto idrogeologico, i finanziamenti del Pnrr, i Fondi europei di sviluppo regionale. E poi intervengono, tra gli altri, i ministeri dell’Interno e dell’Ambiente, le Regioni, gli enti locali».
Troppa burocrazia?
«Mancano coordinamento e programmazione: la mano destra non sa cosa fa la sinistra. E le priorità degli interventi non sempre vengono rispettate. Serve una cabina di regia: sarà questo uno dei principali obiettivi a breve termine del governo».
I geologi, e non solo loro, dicono che quella di Ischia era una tragedia annunciata. Concorda?
«Purtroppo la vulnerabilità del territorio è nota da decenni, non soltanto a Ischia: tutta l’Italia è un teatro di grande fragilità, da questo punto di vista. Il 45% dei nostri edifici scolastici sorge in zone sismiche. Ma se manca una corretta lettura del territorio, o se a questa non seguono adeguati interventi strutturali, continueremo a inseguire le emergenze».
Che fare, allora?
«È giunto il momento di dotarci di un piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico, perché i mutamenti del clima non possono più essere trascurati. Ma sa qual è il paradosso tutto italiano? È che un piano è stato avviato nel 2016 e presentato informalmente nel 2018, ma ancora non è stato approvato. Come si fa a prevenire, se prima non c’è un’adeguata previsione?».
Intanto però le frane si ripetono, quasi ogni volta che piove un po’ di più.
«Per questo dico che è giunto il momento di mettere mano a una serio piano di prevenzione che contempli interventi strutturali, non spot. La messa in sicurezza del territorio è la più grande opera pubblica che dobbiamo realizzare nei prossimi anni. Altrimenti continueremo a piangere altri morti».
Andrà a Ischia, per rendersi conto della situazione di persona?
«Ci andrò, non appena ci saranno le condizioni per poterlo fare. Intanto facciamo lavorare i soccorritori, a cui va tutto il mio ringraziamento. Sia quelli in divisa che i tanti volontari che nelle scorse ore hanno raggiunto l’isola».
Si impegnerà per ottenere più fondi per la Protezione civile?
«La Protezione civile è una corpo formato da tanti soggetti, una macchina che lavora quasi alla perfezione. Quel che è mancato finora, come dicevo, è una semplificazione normativa, per accelerare gli interventi di messa in sicurezza. Ma ci tengo a sottolineare un punto».
Prego.
«Il governo è vicino alla comunità ischitana per questa tragedia. E posso garantire che sarà fatto tutto il possibile non solo per ripristinare le condizioni di normalità e restituire quanto prima un tetto agli sfollati, ma anche per scongiurare il ripetersi di ulteriori calamità».
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