Dal sito www.cae.it
CAE MAGAZINE N. 57 - OTTOBRE 2021
A metà dello scorso agosto, quando la stagione degli incendi boschivi era ancora in piena evoluzione, Massimiliano Fazzini, Coordinatore del Team sul Rischio Cambiamento Climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA), dichiarava che in Italia erano bruciati circa 110.000 ettari di terreno, un’area grande quanto 145 mila campi da calcio: il quadruplo rispetto ai 28.479 ettari arsi, in media, ogni anno dal 2008 al 2020. Fino a quel momento nella Penisola erano scoppiati oltre 400 incendi di grandi dimensioni (oltre i 30 ettari), contro una media di 224 nel periodo 2008-2020. A dare i numeri era stata l’European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea: rivelava infatti che l’Ue stava bruciando a un ritmo doppio rispetto agli anni precedenti e che Grecia ed Italia comandavano questa drammatica classifica. Senza ricordare lo straziante bilancio degli animali selvatici che hanno perso la vita: circa 2.000.000.
Tra il 24 ed il 26 ottobre piogge molto intense, con i relativi strascichi di alluvioni e frane, colpiscono la Sicilia. In alcune zone del catanese sono precipitati oltre 550 millimetri di pioggia, negli stessi posti dove in media cadono 1000 mm in un anno. L’intensità dei singoli temporali, avvenuti a più riprese nei tre giorni, ha raggiunto valori anche molto significativi. Il maltempo, segnalato in anticipo con il bollettino di allerta arancione nella maggior parte dell’Isola e rossa tra Messina e Catania, ha generato fiumi di fango e smottamenti, cedimenti, allagamenti e strade in tilt in numerosi Comuni, soprattutto della parte orientale della Regione, ma non solo. Scuole chiuse a Messina, Catania, Acireale, Siracusa. Decine i voli diretti a Catania dirottati. Quella etnea è la provincia più colpita. Qui, al momento in cui scriviamo, purtroppo ci sono già state tre vittime: una coppia dispersa a Scordia il giorno 24 ottobre, e un signore travolto dalla sua stessa auto, trascinata dalle acque, a Gravina di Catania, il 26 ottobre.
Nelle stesse giornate sono emessi bollettini di allerta dal colore rosso, quello che segnala la massima probabilità di eventi calamitosi, anche in buona parte della Calabria. Qui alcuni Comuni hanno deciso di chiudere le scuole e di attivare i Centri Operativi Comunali, seguendo le procedure previste dei rispettivi Piani di Protezione Civile in caso di tali allerte. Tra i primi disagi registrati vi sono lo straripamento di fiumi e torrenti, mentre altri sono a rischio o sotto osservazione. Questa è la situazione delineata dalla Protezione Civile Regionale della Calabria sull'ondata di maltempo che dal giorno 24 ottobre sera sta interessando la Regione. La zona più colpita, almeno inizialmente, è quella del reggino. A straripare sono stati il fiume Bonamico, in località Pace a San Luca, e il torrente La Verde a ridosso della statale 106, tra Bianco e Africo, nel reggino, con l’allagamento di terreni agricoli circostanti. Molti danni alle strade, allagate o interrotte da smottamenti, anche nel vibonese.
Appena venti giorni prima, il giorno 4 ottobre, in Liguria si sono registrate precipitazioni molto intense. Tra le 14.30 e le 15.30 son piovuti oltre 178 mm di acqua in un’ora a Urbe Vara superiore, con valori che hanno quasi raggiunto il record nazionale sulla singola ora, registrato a Vicomorasso nell’alluvione del 4 novembre 2011. Inoltre, sono stati superati diversi record regionali: 378 mm in 3 ore a Urbe Vara Superiore, 496 mm in 6 ore a Montenotte inferiore, 741 mm in 12 ore a Rossiglione. In quest’ultimo caso è stato superato il record dell’alluvione del 1970, misurato a Bolzaneto. Le zone più colpite sono quelle del Savonese e l’entroterra di Genova, la Valbormida, le valli Stura e Orba. In totale sono 10 le famiglie evacuate, 1 a Savona, 4 a Rossiglione, 5 a Pontinvrea. I nuclei familiari isolati sono 17 a Savona in zona Santuario e nelle frazioni circostanti, oltre a 5 famiglie a Quiliano. Considerando i valori di pioggia e la fragilità del territorio ligure, l’esiguità dei danni e la mancanza di vittime sono certamente segno del buon funzionamento delle Istituzioni preposte all’allertamento e dell’intero sistema di Protezione Civile Regionale e Comunale.
Fonte: www.cae.it