Dal sito livesicilia.it
Gli incendi nei campi causano centinaia di migliaia di euro di danni. Possibile il coinvolgimento della criminalità.
CALTAGIRONE – A fuoco due mietitrebbie e intere coltivazioni di grano. Chi vuole investire in agricoltura ha sempre più paura e il territorio calatino, la cui vastità lo porta ad essere fra le 30 città più grandi d’Italia, è sempre più difficile da controllare. I timori, più che fondati, è che dietro questo fenomeno si nasconda la criminalità organizzata.
I danni
Perdite per centinaia di migliaia di euro in poco meno di 4 giorni. Questa la prima stima dei danni causati da ignoti a decine di ettari di terreni coltivati a grano e a due aziende agricole a cui sono state date alle fiamme due mietitrebbie, solo queste, del valore di più di centomila euro. Chi ha subito i danneggiamenti ha denunciato tutto alle autorità, nonostante è difficile, spesso, identificarne gli autori.
Le fiamme hanno distrutto più di 40 ettari di terreni coltivato a grano in una manciata di ore. A nulla è valso ogni tentativo di ridurre i danni, con il vento a favore e con il grano ormai pronto ad essere raccolto, le fiamme senza troppa difficoltà si sono fatte strada non lasciando nulla alle proprie spalle.
A guardia della terra
Gli agricoltori sono stremati, hanno paura e oltre al danno materiale soffrono anche quello psicologico: mesi e mesi di duro e faticoso lavoro distrutto per motivi che fino in fondo non riescono a comprendere. Raggiungiamo a qualche kilometro fuori da Caltagirone, Giuliana Buzzone, una giovane ragazza che da qualche anno ha voluto investire nel settore agricolo. E’ sola, seduta sotto un albero in mezzo al suo bel campo di “perciasacco” con una bottiglia d’acqua accanto, ormai divenuta calda e un cappellino in testa. Sorveglia il suo grano, si è sparsa la voce che nella zona appicchino incendi alle colture e non vuole che il suo vada irrimediabilmente distrutto.
“Sono una sorta di guardia per il fondo, il timore è che qualcuno possa distruggere tutti i miei sacrifici e che la mano che in questi giorni ha già fatto danni nella contrada possa indisturbata continuare il suo disegno distruttivo, siamo tutti allarmati, in zona chi può viene per sorvegliare la sua produzione”.
Dalle dieci della mattina alla sera è rimasta lì, manca poco alla raccolta e questo, ci dice, è il momento più delicato. “In città assistiamo a continui incendi, di diversa natura. E’ come se si potesse agire indisturbati, qualcosa non sta andando e i timori, crescono, non vedo l’ora di mietere e portare così al sicuro tutto il raccolto.”
“Qualcuno vuole ottenere questo: stancarci”
A pochi minuti d’auto da dove abbiamo incontrato Giuliana raggiungiamo l’azienda Lenato, che ha avviato un pastificio agricolo nel quale vengono usati i grani di loro produzione. A loro sono stati bruciati quasi 20 ettari di produzione. Il danno ammonta a decine di migliaia di euro oltre alla minor quantità di farine utilizzabili per la produzione di pasta. Gaetano Lenato uno dei soci dell’azienda ci racconta l’accaduto: “abbiamo visto le fiamme da lontano, siamo andati con i nostri mezzi per cercare di salvare il salvabile ma quando ci siamo resi conto che rischiavamo di compromettere anche i trattori ci siamo allontanati, abbiamo solo potuto guardare mentre il nostro lavoro andava in fumo” e aggiunge “non è la prima volta che ci accade come non è la prima volta che accade questo a Caltagirone. Se lo Stato trova tempo e ha una soluzione, venga da noi, lo aspettiamo. Abbiamo denunciato tutto ma questa situazione ci sta stancando e credo che qualcuno voglia proprio ottenere questo. Stancarci.”
Ad andare in fumo anche costosi mezzi agricoli che spesso si usano per fare lavori anche nelle proprietà altrui. Gli inquirenti setacciano ogni pista compresa quella per cui i danneggiamenti ai mezzi siano un messaggio chiaro a chi “sconfina”. Colpevoli solo di essere stati chiamati a prestare il proprio lavoro in zone ritenute “di propria esclusiva competenza” da qualche altro “terzocontista”. Spesso il lavoro nei fondi agricoli altrui si fa per pagare le rate del mezzo acquistato, per bilanciare e tenere in equilibrio i costi sostenuti e i guadagni che arrivano ma con lentezza.
C’è poi un’altra pista, non meno importante che seguono gli inquirenti e mai del tutto esclusa in questi anni per fatti simili accaduti a Caltagirone. L’ipotesi è che i “messaggi” a lasciare abbandonati i fondi agricoli provengano da anonimi allevatori che con i capi di bestiame, spesso non registrati, spadroneggiano lì dove, per distanza è lo Stato ad essersi isolato.
27 Giugno 2021
Fonte: livesicilia.it
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