Intervista al segretrario Flai Cgil. Il sindacalista: «Domani la protesta a Montecitorio. Nel decreto Sostegni niente per un milione di addetti. E per la regolarizzazione dei migranti ora c’è il leghista Molteni: domande bloccate»
Giovanni Mininni, segretario generale Flai Cgil, domani sarete con Fai Cisl e Uila sotto Montecitorio per protestare contro l’esclusione dei lavoratori agricoli dal decreto Sostegni. Un’esclusione non nuova.
Sì, è dall’aprile scorso che prima il governo Conte due e ora il governo Draghi hanno escluso i lavoratori agricoli da ogni provvedimento di ristoro. Non è stato più fatto nulla per loro, per chi nella pandemia è stato definito «essenziale» e invece non è considerato. Oltre all’esclusione dal decreto Sostegni gli esempi sono purtroppo tanti. E colpiscono un numero impressionante di lavoratori, circa un milione.
Proviamo a farne qualcuno. Il numero più grande riguarda l’esclusione dalla disoccupazione, giusto?
Abbiamo circa 6-700 mila lavoratori che sono esclusi dall’ammortizzatore sociale del nostro settore – la disoccupazione agricola – per una norma che in pandemia non ha senso. Per i lavoratori stagionali per accedere alla disoccupazione serve aver lavorato 102 giorni nell’ultimo biennio. Ma per molti comparti completamente bloccati – come i florovivaisti o gli agriturismi – nel 2020 i giorni sono troppo pochi. Nella stessa situazione si trovano i lavoratori cosiddetti fragili – quelli con problemi di salute – che, anche a causa della mancata firma di un protocollo di sicurezza, hanno smesso completamente di lavorare. Per tutte queste categorie con Fai Cisl e Uila chiediamo di trascinare le giornate di lavoro del 2019 nel 2020 consentendo l’accesso alla disoccupazione: si fece lo stesso per l’emergenza avicola.
Ci sono altre criticità?
Sì, c’è un grosso problema che riguarda i lavoratori cosiddetti della legge 240. Si tratta di coloro che lavorano per grandi cooperative – come la ex Gam del Molise, acquisita da Amadori, o Apofruit – che hanno il contratto dell’industria cooperativa ma i contributi nella previdenza agricola. Il blocco dei licenziamenti per loro non vale: da giugno, se sono esuberi, non avranno nemmeno diritto alla Naspi. Si tratta di circa 15 mila addetti. Infine ci sono i contratti provinciali agricoli scaduti da un anno e tre mesi che riguardano centinaia di migliaia di lavoratori.
C’è poi il ritorno in auge dei voucher: in molti ne chiedono l’utilizzo per la campagna di raccolta estiva, esattamente com e l’anno scorso.
E noi manifestiamo anche per questo. Non consentiremo in alcun modo che tornino i voucher in agricoltura: la precarietà va ridotta, non aumentata.
Un anno fa si parlava di regolarizzazione dei migranti braccianti. Un anno dopo i numeri sono bassissimi. Qual è la situazione?
Non abbiamo numeri aggiornati ma sappiamo che ci sono decine di migliaia di domande bloccate nelle prefetture. Nel frattempo al ministero dell’Interno è arrivato il sottosegretario leghista Molteni, l’uomo che ha scritto i decreti Salvini. Ci appelliamo alla ministra Lamorgese perché intervenga per sbloccare la situazione e esaminare le domande di regolarizzazione.
A proposito di ministri, all’agricoltura ora c’è Patuanelli. Come vanno i rapporti?
Lo abbiamo incontrato dieci giorni fa e con Fai e Uila abbiamo chiesto una sorta di clausola sociale europea. I finanziamenti della Pac vanno dati solo alle imprese che rispettano le norme sul lavoro. Infine come Flai chiediamo di legare la Pac alla transizione ecologica favorendo l’agricoltura ecosostenibile.
Fonte: ilmanifesto.it
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