Dal processo per la gestione dei beni sequestrati dalla sezione misure di prevenzione viene fuori un nome pesante della politica siciliana. Per l'accusa avrebbe scambiato con l'amministratore giudiziario Mario Virga «un reciproco scambio di utilità»
15 FEBBRAIO 2019
Si aprono nuovi squarci nel caso Saguto. Tra gli indagati per corruzione, secondo quanto scrive Repubblica Palermo, c'è anche Giuseppe Lupo - oggi capogruppo del Partito Democratico all'Assemblea Regionale Siciliana, in passato anche vicepresidente del parlamento siciliano. L'accusa per lui è di corruzione, insieme all'allora amministratore giudiziario Walter Virga. Dall'inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati dalla sezione misure di prevenzione che era presieduta da Silvana Saguto si profila dunque un altro processo sui sigilli apposti ai patrimoni sequestrati agli imprenditori Rappa e alla catena Bagagli. Principale indagato, l'allora amministratore giudiziario Walter Virga, l'ex presidente della sezione Misure di prevenzione. Sotto inchiesta ci sono anche quattro collaboratori di Virga: Alessio Cordova, Alessandro Kallinen Garipoli, Dario Majuri, Giuseppe Rizzo.
Sembra che la procura di Palermo abbia già notificato il provvedimento di chiusura dell'indagine. Da lì scatta poi la richiesta di rinvio a giudizio, con il rischio di imputazione per il noto politico palermitano. Il fascicolo di Palermo è uno stralcio dell'inchiesta madre di Caltanissetta, che ha già portato Virga e Saguto a un processo, insieme a una ventina di altri indagati. Virga e Lupo sono accusati di corruzione, per «un reciproco scambio di utilità», come si legge nel capo d'imputazione. Secondo la procura, Lupo avrebbe promesso a Virga un «incarico di consulenza giuridica» per il quale era previsto un corrispettivo di duemila euro; Virga avrebbe invece stipulato «in favore di Nadia La Malfa, moglie di Lupo - prosegue l' accusa - un contratto di collaborazione con l' emittente televisiva Trm, di cui Virga era amministratore giudiziario, per la stagione successiva». Lupo si era difeso sostenendo che «cercava persone competenti per organizzare un convegno e un disegno di legge sui beni confiscati». Aveva anche detto che «quella consulenza non era stata poi formalizzata, perché intanto era scattata l'inchiesta nissena».
Fonte: palermo.meridionews.it
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