Dal sito meridionews.it
21 Luglio 2018
Danni stimati per tre milioni di euro, devastati 550 ettari di terreno: sono i risultati di due giorni di inferno che la città, in particolare la zona dell'Annunziata, visse lo scorso luglio. Le indagini hanno portato a individuare il responsabileL'incendio devastante che l'estate scorso ha tenuto Messina col fiato sospeso per due giorni sarebbe stato appiccato da un pensionato 70enne. L.C., che voleva disfarsi degli sfalci prodotti dai lavori di scerbatura all'interno della sua proprietà. È quanto hanno accertato i carabinieri del comando provinciale, al culmine di approfondite analisi: fatte di verifiche catastali, visione di immagini satellitari e di quelle delle telecamere di videosorveglianza, studio di tabulati telefonici. Tra il 9 e l'11 luglio del 2017 furono impegnati carabinieri, polizia, forestale, protezione civile e vigili del fuoco con l'ausilio dei canadair per spegnere le fiamme che, in totale, devastarono 550 ettari di territorio collinare, costringendo all'evacuazione decine di persone, tra cui il personale e gli animali del dipartimento veterinario del polo universitario dell'Annunziata. I periti della Procura hanno quantificato danni per tre milioni di euro. Il 70enne è stato posto agli arresti domiciliari e deve rispondere dei reati di incendio boschivo doloso aggravato e, per la prima volta in Sicilia, di disastro ambientale aggravato.
Le indagini si sono avvalse dell’escussione degli abitanti della zona, dell’esame delle immagini di alcune telecamere di video sorveglianza, oltre che di ripetuti sopralluoghi sul posto. Accertata la natura dolosa dell’incendio, con l’ausilio del personale del Corpo forestale Regionale, è stato individuato il punto d'innesco delle fiamme nella zona a monte del torrente San Michele, in località Pisciotto, su un cespuglio di rovi accanto alle pompe di sollevamento dell'acqua del Comune di Messina. Lo studio preliminare del percorso delle fiamme - confortato dalle risultanze delle sommarie informazioni, della disamina dei dati catastali e dalle immagini satellitari - hanno permesso di comprendere che l’incendio aveva avuto origine all’interno di una proprietà privata ben individuata. L’attenzione investigativa si è quindi concentrata sul proprietario della proprietà che è stato sottoposto a intercettazioni.
Si è così ricostruito che l'uomo, il giorno precedente l’incendio, aveva effettuato dei lavori di scerbatura su alcuni roveti che infestavano i confini di un fondo di sua proprietà e che intorno alle 9.30 del 9 luglio aveva deciso di disfarsi del prodotto di risulta, appiccando il fuoco. A causa delle condizioni meteorologiche le fiamme sono sfuggite al suo controllo tanto che il 70enne, spaventato, ha accettato il rischio che l’incendio degenerasse allontanandosi dal terreno senza richiedere l’intervento dei soccorsi.
«È stato possibile accertare, quindi - sottolineano gli investigatori - che l’indagato ha appiccato il fuoco alle sterpaglie del proprio fondo in circostanze di tempo, di luogo e di territorio tali da consentire agevolmente una previsione sulle conseguenze nefaste che sarebbero derivate, il che qualifica l’elemento psicologico sotto il profilo del dolo eventuale essendo pienamente consapevole del rischio, accettandone la conseguenza che dalla sua azione sarebbe derivata ovvero l'elevatissimo rischio di diffusione delle fiamme. L'avere, peraltro, ritardato la richiesta dei soccorsi, rientrando a casa senza richiederne l’intervento, ha poi consentito l'aggravarsi delle conseguenze dell'azione posta in essere».
Fonte: meridionews.it
Gallerie di immagini
MESSINA, L'INCENDIO DEVASTANTE DEL LUGLIO 2017
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