28 febbraio 2018

ENZO SAVARINO RIELETTO ALL'UNANIMITÀ SEGRETARIO TERRITORIALE UILA ENNA E CALTANISSETTA. LO STESSO IERI È STATO ELETTO SEGRETARIO REGIONALE DELLA FILBI



La nota di Michele Mogavero
Il sottoscritto, responsabile del Blog dei Lavoratori Forestali e degli Aib, è stato invitato dal Segretario Prov.le Uila Enna e Caltanissetta, Vincenzo Savarino, ad assistere i lavori congressuali. Lo stesso ieri è stato eletto segretario regionale della Filbi. Rinnovando gli auguri, colgo l'occasione per ringraziarlo dell'invito. 

Sono in fase di caricamento i video del congresso











SIRACUSA, INTASCA INDENNITÀ CHILOMETRICA DA 30 MILA EURO SENZA AVERNE DIRITTO, OPERAIO DELLA FORESTALE DENUNCIATO PER TRUFFA


28/02/2018
Un operaio della Forestale di Siracusa, di 60 anni, originario di Palermo ma residente a Siracusa, è stato denunciato per truffa aggravata ai danni dello Stato.

Secondo il Nucleo operativo provinciale del Corpo forestale di Siracusa, che ha condotto le indagini, l’operaio avrebbe intascato oltre 30 mila euro sotto forma di indennità chilometrica senza averne diritto. Sarebbero stati i colleghi a denunciare il raggiro: il sessantenne, dal 2007 al 2015, avrebbe cambiato ripetutamente la sua residenza, fissandola a Pachino ed a Portopalo, pur vivendo a Siracusa.

Ed avrebbe chiesto al suo ufficio il rimborso per recarsi in ufficio a Siracusa. I controlli avrebbero accertato che in quelle case dove l’uomo aveva dichiarato di vivere non vi era consumo neanche di luce e acqua. La Procura di Siracusa ha disposto il sequestro dei beni dell’uomo.

Fonte: www.blogsicilia.it




GRADUATORIE DISTRETTUALI. QUELLO CHE DEVI SAPERE: RINUNCIA AL PASSAGGIO NEL CONTINGENTE SUPERIORE E PENSIONATI

di Salvino Carramusa
GRADUATORIE DISTRETTUALI
A) Rinuncia al passaggio nel contingente superiore

Ai sensi dell'art.44, comma 15, L.r.s. 14/06 e succ. mod. ed integraz. è possibile per i soli 151-isti rinunciare al passaggio nel contingente dei L.t.i. .
In tale caso il lavoratore 151-ista "permane definitivamente nel contingente di appartenenza, nella posizione  di graduatoria che gli compete, con annotazione a margine dell'avvenuta rinunzia in via definitiva e permanente".
Ai lavoratori interessati (mi risulta che ce ne sono) si deve far presentare apposita istanza al C.p.i. di competenza e contestualmente all'U.p.l. .
Per  qualche caso che ho seguito in passato  (andato a buon fine) l'istanza fu presentata in sede di riconferma (Ottobre- Novembre), ma credo che a maggior ragione sia possibile farlo anche in sede di riesame. Quindi ora e prima della scadenza del termine.

B) PENSIONATI
Ai lavoratori che hanno presentato domanda di riconferma a novembre 2017 e successivamente gli è stata riconosciuta la pensione, bisogna consigliare di presentare istanza di cancellazione al C.p.i. di competenza e contestualmente all' U.p.l. . In alternativa segnalare le posizioni dubbie all' U.p.l. . Eventualmente anche di anni precedenti. Cosi' faranno le loro verifiche, come è già utilmente accaduto in passato. 





TONINO RUSSO: "LA SICILIA NON INVESTE SUL TERRITORIO"



di Raffaella Pessina
La denuncia di Tonino Russo, segretario regionale del sindacato Flai Cgil. Chiesto il riordino della legislazione in materia forestale


PALERMO - Attività praticamente nulla all’Assemblea regionale siciliana perché siamo nell’ultima settimana di campagna elettorale prima delle elezioni nazionali che decreteranno da quale compagine politica sarà guidato il nostro Paese.

Fino al 7 marzo non vi saranno sedute d’Aula, una pausa lunga, che di fatto ha impedito che vi fosse un vero e proprio inizio di questa XVII legislatura. Benché il Parlamento infatti si sia insediato nel mese di dicembre 2017, a parte le nomine interne all’Ars, non si è fatto granché.

Inoltre, la approvazione dell’esercizio provvisorio per tre mesi, e forse quattro, ritarderà la programmazione di quest’anno. Qualche giorno fa è arrivata la pubblicazione da parte del governo regionale del Defr, documento all’interno del quale vengono elencate tutte le emergenze della Sicilia così come i buoni propositi del Governo regionale. Le categorie sociali, gli imprenditori e sindacati però chiedono a gran voce che si attuino le riforme, quelle riforme sbandierate dal precedente governo e mai attuate.

Una delle tante emergenze che attanagliano la Sicilia è la gestione del territorio. Proprio ieri, nel corso di un convegno, il sindacato Flai Cgil Sicilia ha rivolto un appello al presidente della Regione Nello Musumeci chiedendo una legge di riordino in materia forestale.
“La Sicilia investe sul territorio e sull’ambiente molto meno rispetto alle altre regioni e in più investe male – viene scritto in una nota. Nonostante una consistente forza lavoro, una gestione forestale priva di obiettivi e di programmazione, episodica e legata all'emergenza, non ha prodotto gli effetti necessari e la Sicilia oggi ha poco più del 10% del territorio boscato, contro la media nazionale del 29%”.

Tonino Russo, segretario regionale della Flai ha chiesto che si convochi con urgenza “un tavolo di lavoro straordinario - che entro la fine di quest'anno e sulla base di criteri condivisi realizzi un progetto e un programma di interventi per tutelare il patrimonio ambientale e assicurare stabilità nel lavoro ai forestali”.

Il sindacato pensa a un testo unico fondato sulla tutela della biodiversità, del territorio e dell’ambiente, sulla prevenzione e lotta agli incendi, sul contrasto alla desertificazione e al dissesto idrogeologico, sull'uso produttivo del bosco. Russo ha difeso la categoria dei forestali e ha rilevato come “il lavoro forestale sia bersaglio continuo di luoghi comuni che non danno conto della realtà. Oggi - ha detto - i forestali sono 21 mila (erano 35 mila nel 2005), in questi anni ci sono state una forte contrazione della spesa e la riduzione della forza lavoro. Se prendiamo in considerazione il parametro giornate di lavoro per ettaro individuato dalla stessa Regione - ha aggiunto - è di 18, 5. Secondo questo parametro in Sicilia si dovrebbero effettuare 3.300.000 giornate di lavoro, mentre nel 2017 ne sono state effettuare 2.600.000, molto meno dunque di quanto previsto dal parametro”.

Secondo la Flai “è necessario oggi orientarsi verso una green economy con scelte adeguate, con un progetto e un programma di interventi che tuteli e valorizzi l’ambiente e il lavoro dei forestali”. “Questi ultimi - ha detto Russo - sono una risorsa, sono sentinelle indispensabili nella tutela del territorio e un loro utilizzo sulla base di un progetto consentirebbe alla fine risparmi ed eviterebbe disastri ambientali, come frane e crolli”.



28 febbraio 2018 - © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: www.qds.it



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Sicilia: Flai chiede investimenti sull’ambiente. sicilia: flai chiede investimenti sull’ambiente. per quanto riguarda il lavoro forestale ritiene che “stabilizzando la spesa nel settore si può presto arrivare ad avere due livelli occupazionali, come prevede la proposta del sindacato unitario: lavoratori a tempo indeterminato e 151/isti”

Forestali. Cgil, “Approvare subito la nuova legge forestale”



Relazione Tonino Russo, Segreteria Regionale Flai Cgil





A MESSINA IL CONVEGNO “GLI INCENDI BOSCHIVI IN SICILIA: STRATEGIE DI PREVENZIONE ED INTERVENTI POST INCENDI”


26 febbraio 2018 - Benedetta Mangione
E’ stato organizzato a Messina il convegno “Gli incendi boschivi in Sicilia: strategie di prevenzione ed interventi post incendi” al fine di trattare la tematica degli incendi che hanno molto interessato il territorio

Martedì 27 febbraio 2018 presso l’aula consiliare del Comune di Acquedolci si terrà l’ultimo incontro programmato relativo dal tema “Gli incendi boschivi in Sicilia: strategie di prevenzione ed interventi post incendi”. Il convegno è stato organizzato dall’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Messina, in collaborazione con l’Ispettorato Provinciale Agricoltura, l’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste, l’Ufficio Servizio per il Territorio, il Genio Civile di Messina, di concerto con le Amministrazioni Comunali e gli Enti Parco presenti sul territorio provinciale. L’incontro è incentrato sulla tematica degli incendi che hanno particolarmente interessato il territorio provinciale nel corso degli ultimi tempi. In questa occasione si esamineranno i fattori predisponenti gli incendi, legati alle condizioni in cui versano le nostre aree, le azioni di prevenzione e lotta, le attività di repressione e gli interventi di restauro delle superfici incendiate. Si esamineranno anche aspetti legati all’utilizzo delle nuove tecnologie nell’ambito della prevenzione degli incendi stessi e le forme di sostegno economico presenti a cui, i proprietari di superfici percorse da incendi (Pubblici e/o Privati) possono accedere, al fine di intervenire con opere di prevenzione e/o ripristino di tali superfici. L’ordine, contestualmente agli incontri svolti sta redigendo, di concerto con le amministrazioni pubbliche menzionate, una Carta per le Buone Pratiche di prevenzione, lotta e post intervento contro gli incendi nella provincia di Messina.




Fonte: www.strettoweb.com





FORESTALI. CGIL, “APPROVARE SUBITO LA NUOVA LEGGE FORESTALE”



di Nicola Funaro - 27 febbraio 2018
Richiesto il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro

“La legge forestale va approvata subito e immediatamente, dopo vanno varati i decreti attuativi per affermare un coordinamento in capo allo Stato delle politiche forestali e una visione unica di un settore abbandonato in questi anni all’iniziativa delle singole Regioni con effetti spesso disastrosi”.

Lo ha detto il segretario nazionale della Flai Cgil, Gianni Mininni, intervenendo a Palermo a un convegno della Flai siciliana. La Flai chiede anche che si vada presto al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. L’ultimo e’ del 2012.

“La legge – spiega Mininni – prevede una serie di innovazioni e il contratto può fornire gli strumenti per realizzarle, attraverso nuove professionalità e percorsi di formazione. Come l’intero settore, i forestali sono stati di fatto abbandonati a se stessi, finendo per diventare vittime di luoghi comuni e attacchi ingiustificati.

La nuova normativa potrà far da guida per la valorizzazione del territorio e del lavoro forestale. L’intervento sul piano nazionale con un testo unico sulla forestazione – agiunge il segretario della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro – e’ fondamentale, ma anche la Sicilia deve attrezzarsi col riordino della normativa e con una governance unica del settore”.


Fonte: www.ilsicilia.it




SETTORE FORESTALE, TAVOLA ROTONDA DELLA FLAI CGIL SICILIA. INTRODUZIONE DEL SEG. REG. ALFIO MANNINO, SALUTI DEL PROF. ROSARIO SCHICCHI ED INTERVENTO DEL SEGR. PROV.LE FLAI CGIL PALERMO, DARIO FAZZESE. LE IMPRESSIONI DEL BLOG



La nota di Michele Mogavero
Il sottoscritto, responsabile del Blog dei Lavoratori Forestali e degli Aib, è stato invitato al dibattito sul rilancio del settore forestale e la tutela sostenibile del nostro territorio. Per me è stato un immenso piacere aver assistito all'interessantissima tavola rotonda, e per questo mi sento di ringraziare Tonino Russo, della segreteria Regionale della Flai Cgil.

La mia impressione é stata leggermente positiva in quanto l'Assessore Bandiera è stato sensibile agli argomenti trattati, trasmettendo anche un pizzico di positività. Questo però non significa niente perché non c'è stata nessuna dichiarazione da parte sua su un aumento delle giornate per come dichiarato qualche mese fa su Rai Tre,  dove diceva senza tentennamenti, che c'erano le risorse per effettuare almeno 151 giornate, sia per i 78isti che i 101isti, purtroppo questa parolina magica oggi non è stata pronunciata. Buone notizie per quanto riguarda gli avviamenti, e gli stipendi regressi, al più presto darà anche risposte per quanto riguarda l'attuazione del Cirl. È stato interessantissimo ascoltare anche gli altri interventi, in tutti è emerso che i lavoratori forestali sono utili per il territorio. Utilissimi infine le conclusioni del Segretario Nazionale della Flai Cgil, Gianni Mininni, assolutamente da ascoltare.










Sono in fase di caricamento i seguenti video:


  • Relazione di Tonino Russo, Segreteria Regionale Flai Cgil
  • Intervento e contributi del Prof. Salvatore La Mela Veca, Dip.to Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali Università di Palermo;
  • Intervento e contributi del Dott. Giovanni Giardina, Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Palermo;
  • Intervento e contributi del Dott. Angelo Dimarca, Legambiente Sicilia;
  • Intervento e contributi della Dott.ssa Chiara Cappadonia, Ordine Regionale Geologi Sicilia;
  • Intervento e contributi del Segretario Generale Regionale Cgil, Michele Pagliaro;
  • Intervento dell'Assessore Bandiera;
  • L'Assessore Bandiera risponde positivamente alla Segretaria Flai Cgil Palermo, Enza Pisa, alle richieste di chiarimenti su applicazione Cirl, avviamenti e stipendi;
  • Conclusioni interessanti del Seretario Nazionale Flai Cgil, Gianni Mininni.





SICILIA: FLAI CHIEDE INVESTIMENTI SULL’AMBIENTE. PER QUANTO RIGUARDA IL LAVORO FORESTALE RITIENE CHE “STABILIZZANDO LA SPESA NEL SETTORE SI PUÒ PRESTO ARRIVARE AD AVERE DUE LIVELLI OCCUPAZIONALI, COME PREVEDE LA PROPOSTA DEL SINDACATO UNITARIO: LAVORATORI A TEMPO INDETERMINATO E 151/ISTI”


“La green economy può diventare fattore di sviluppo e di valorizzazione del lavoro forestale”

“La Sicilia investe sul territorio e sull’ambiente  molto meno rispetto alle altre regioni e in più investe male. Nonostante una consistente forza lavoro, una gestione forestale priva di obiettivi e di programmazione, episodica e legata all’emergenza, non ha prodotto gli effetti necessari e la Sicilia oggi ha poco più del 10% del territorio boscato, contro la media nazionale del 29%”. Lo sostiene la Flai Cgil Sicilia che rivendica alla Regione  “il riordino della  legislazione in materia forestale, con un testo unico- ha detto Tonino Russo, segretario regionale Flai aprendo un convegno del sindacato, fondato sulla tutela della biodiversità, del territorio e dell’ambiente, sulla prevenzione e lotta agli incendi, sul contrasto alla desertificazione e al dissesto idrogeologico, sull’uso produttivo del bosco”.

“Chiediamo un tavolo di lavoro straordinario - ha affermato Russo - che entro la fine di quest’anno e sulla base di criteri condivisi realizzi un progetto e un programma di interventi per tutelare il nostro patrimonio ambientale e assicurare stabilità nel lavoro ai forestali”.  Il segretario Flai ha rilevato come “il lavoro forestale sia bersaglio continuo di luoghi comuni che non danno conto della realtà".

"Oggi - ha detto - i forestali sono 21 mila  (erano 35 mila nel 2005), in questi anni ci sono state una forte contrazione della spesa e la riduzione della forza lavoro. Se prendiamo in considerazione il parametro giornate di lavoro per ettaro individuato dalla stessa Regione - ha aggiunto - è di 18, 5. Secondo questo parametro in Sicilia si dovrebbero effettuare 3.300.000 giornate di lavoro, mentre nel 2017 ne sono state effettuare 2.600.000, molto meno dunque di quanto previsto dal parametro”.

Secondo la Flai “è necessario oggi orientarsi verso una green economy con scelte adeguate, con un progetto e un programma di interventi che tuteli e valorizzi l’ambiente e il lavoro dei forestali”. “ Questi ultimi - ha detto Russo - sono una risorsa, sono sentinelle indispensabili nella tutela del territorio e un loro utilizzo sulla base di un progetto consentirebbe alla fine risparmi ed eviterebbe disastri ambientali, come frane e crolli. E’ un’idea perversa e inaccettabile - ha aggiunto- quella che dipinge il lavoro forestale come un ammortizzatore sociale. La regione deve metterlo tra le priorità  e investire di più sulla tutela del territorio perché investire sull’ambiente come bene comune equivale a investire sulla vivibilità, sullo sviluppo , sulla salute delle persone”.

Per quanto riguarda il lavoro forestale la Flai ritiene che “stabilizzando la spesa nel settore si può presto arrivare ad avere due livelli occupazionali, come prevede la proposta del sindacato unitario: lavoratori a tempo indeterminato e 151/isti”

27 Febbraio 2018

Fonte: www.rassegna.it



I PIANI DEL GOVERNO. PER I LAVORATORI FORESTALI SI PREVEDE UNA CONTINUITÀ OCCUPAZIONALE ATTRAVERSO UN CONFRONTO COL GOVERNO NAZIONALE



REGIONE
Numeri tragici e buoni propositi. Ecco il Def del governo


di Salvo Toscano
La disoccupazione record, la povertà diffusa, il fallimento dei Fondi europei. Il documento di programmazione è all'Ars.

PALERMO – Primo obiettivo: aumentare l'occupazione. Il governo lo scrive nero su bianco già nelle primissime pagine del Def, il Documento economico finanziario esitato dalla giunta e arrivato la settimana scorsa all'Ars. Il documento è la “premessa” di bilancio e legge di stabilità, fotografa la disastrosa situazione economica dell'Isola, con indicatori a dir poco tragici, e riassume le buone intenzioni della giunta regionale. Che vuole mettere al centro l'impresa privata per creare posti di lavoro.

I numeri del disastro – L'istantanea scattata dal Def è impietosa. In Sicilia solo 1.370.000 residenti sono occupati (sommerso incluso) su 5 milioni. In Emilia Romagna, dove i residenti sono 4,5 milioni, quelli che lavorano sono 2 milioni. In pratica, si legge nel documento del governo, “occorre un milione di nuovi posti di lavoro” per rimettersi in pari.

Con un tasso di disoccupazione del 22,1 per cento, che diventa 57,2 tra i giovani, la Sicilia arranca agli ultimi posti in Europa. Solo 123mila persone lavorano nel manifatturiero, c'è il più alto numero di famiglie a rischio povertà d'Italia (55,4%), l'indice di infrastrutturazione vede l'Isola penultima in Europa, dove sta peggio solo la Calabria.

Una regione povera e sottosviluppata che si va svuotando. “Ogni anno – si legge nel Def – 25.000 siciliani emigrano verso il nord d'Italia e d'Europa”. La dispersione scolastica è ai massimi nazionali, in dieci anni si è bruciato il 12 per cento di Pil, quasi il doppio del Nord Italia, con comparti devastati come l'industria (-54%) e l'edilizia (-43%). Inoltre, gli investimenti infrastrutturali finanziati dallo Stato sono scesi del 40% e se continua di questo passo il Pil tornerà ai livelli del 2008 solo nel 2030, quando, a questo ritmo, avranno fatto le valige un numero di siciliani equivalente a una grande città.

Il fallimento dei fondi europei si misura nei posti di lavoro creati con la programmazione 2007-2013, cioè 8.663, 484mila per ogni posto. A questo si aggiunge un debito regionale salito da 5 a 8 miliardi e un quadro di finanza pubblica allarmante soprattutto per gli enti locali.

L'impresa al centro – Per rilanciare l'occupazione le ricette da socialismo reale del passato vanno messe da parte. “Occorre sostenere l'impresa quale fattore di crescita e di progresso per la Sicilia. Solo l'impresa, infatti, può offrire 'lavoro vero' e assicurare valore aggiunto e innovazione”, si legge nel documento esitato dalla giunta. Che intende agire “su due piani”: incentivi alle imprese e riforme, con un “pre-requisito essenziale”, cioè “una decisa azione di contrasto alla mafia”.

“Il principale obiettivo della politica economica del governo è quello di aumentare l'occupazione”, si legge nel Documento, che auspica “una linea di collaborazione leale” con lo Stato. Un cambio di passo rispetto agli anni dei precedenti governi, si legge nel Def, che critica “l'atteggiamento rinunciatario della Regione” nella gestione Crocetta e i “remissivi accordi” conclusi con Roma. In questo senso, il governo Musumeci intende aprire “una nuova, urgente e irrinunciabile 'stagione negoziale' con lo Stato”.

Il Pil – Il Def sottolinea come il Pil nel 2015 ha ripreso a crescere dopo otto anni di numeri negativi. Nel 2016 però un'altra battuta d'arresto (-0,1%), nel 2017 una tendenza che dovrebbe attestarsi sull'1,2 di crescita. Insomma, una ripresina tra le macerie della crisi. A crescere bene sono l'export, anche per i prodotti non petroliferi e il turismo (+5,4% nel 2017 rispetto all'anno precedente) con un boom per i B&B. Le stime del governo per il prossimo triennio sono di una lieve crescita, +1,6 nel 2018, +0,6 nel 2019 e 2020.

I piani del governo - La giunta passa in rassegna per i vari ambiti i propositi d'azione. Per l'agricoltura si prevede tra l'altro la riforma dei consorzi di bonifica, la soppressione dell'Esa e la continuità occupazionale per i forestali attraverso un confronto col governo nazionale. Per le attività produttive l'intento del governo è quello di creare “una sola struttura per il credito alle piccole e medie imprese siciliane” ripensando il ruolo di Irfis, Crias e Ircac. Il Def parla anche dell'istituzione di Zes (Zone economiche speciali) nel territorio regionale. Quanto al Turismo sono 386 milioni i fondi europei del Po Fesr 2014-2020, ricorda il governo, che sottolinea l'incremento di visitatori nei 60 siti culturali siciliani dotati di biglietteria e punta a un “più ampio coinvolgimento dei privati nella conservazione, valorizzazione e gestione dei beni culturali”. Quanto alle politiche di contrasto alla povertà, il governo prevede tra l'altro l'avvio e la piena attuazione del Reddito di Inclusione.

Molto articolato il capitolo relativo a infrastrutture e trasporti, che parte da due dati: le 120 opere pubbliche finanziate, iniziate e rimaste incomplete e i 437 progetti di infrastrutturazione civile immediatamente cantierabili. Sui rifiuti, il governo fa quattro conti sulla mole di spazzatura conferita in discarica per via della basa percentuale di differenziata (sul disastro incidono soprattutto i dati bassissimi di Palermo, Catania, Messina e Siracusa) e sulla capienza residua degli impianti esistenti. Il duplice obiettivo è quello di incrementare la differenziata e di realizzare nuovi impianti, nelle more però nel 2018 non ci sarà abbastanza posto per abbancare i rifiuti (l'autonomia è di una decina di mesi). E così il Ded definisce “misura invocabile” il trasporto fuori regione. Inoltre, il governo mette nero su bianco l'intenzione di superare le 18 Srr (diverse non sono nemmeno entrate in funzione) per attribuirne le competenze a liberi consorzi e città metropolitane.
27 Febbraio 2018

Fonte: livesicilia.it




SETTORE FORESTALE (OGGI A PALERMO), DIBATTITO DELLA FLAI CGIL SICILIA SU PROSPETTIVE E INTERVENTI NECESSARI


26 Febbraio 2018
“Rilanciare il settore forestale come strumento di sviluppo economico, per la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio siciliano”: su questo tema la Flai Cgil Sicilia ha organizzato per domani 27 febbraio, alle 9.30, presso la sala Lanza dell’Orto Botanico di Palermo, un dibattito con la partecipazione di sindacalisti, esperti, rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni ambientaliste.

L’obiettivo, spiega una nota della Flai, “è sviluppare un confronto che porti a un progetto e a un programma di interventi per tutelare e promuovere il patrimonio ambientale della Sicilia e assicurare stabilità nel lavoro ai forestali”. Dopo un’introduzione del segretario generale, Alfio Mannino, il punto sulla situazione attuale, sulle prospettive e sulle proposte del sindacato sarà fatto da Tonino Russo, segretario regionale Flai, che terrà la relazione d’apertura.

Seguirà una tavola rotonda coordinata da Enza Pisa (segretaria Flai Palermo) alla quale interverranno il docente universitario Donato Salvatore La Mela Veca, l’esponente di Legambiente Angelo Dimarca, il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, l’assessore regionale all’agricoltura Edy Bandiera, Chiara Cappadonia, dell’Ordine regionale dei geologi, Giovanni Giardina, dell’ordine degli agronomi e forestali. Le conclusioni saranno di Gianni Mininni, segretario nazionale Flai.

Fonte: www.ilgazzettinodisicilia.it







M5S, DI MAIO A PALERMO: «PD FUORI DAI GIOCHI, SFIDA È CON CENTRODESTRA»

Luigi Di Maio a Palermo sul palco del Teatro Biondo


26/02/2018
PALERMO - «Chi non vota non conta nulla e regala la vittoria a chi ha le clientele». Esordisce così Giancarlo Cancelleri, leader siciliano dei 5Stelle, che ha aperto la convention elettorale grillina in corso al teatro Biondo di Palermo. «Abbiamo perso le regionali per l'astensionismo - ha aggiunto ricordando però le oltre 700 mila preferenze prese - Perciò in questi ultimi giorni cercate di convincere tutti quelli che potete a votare».

Dopo Cancelleri sono intervenuti alcuni dei candidati alle prossime elezioni. Ha concluso la manifestazione il candidato premier Luigi Di Maio, che ha annunciato che giovedì presenterà a Roma «tutti i ministri del futuro governo a 5 stelle», sottolineando che in questa campagna elettorale il Movimento è stato l’unico a indicare «un candidato premier e un programma di governo con tutte le coperture economiche». 

Di Maio ha voluto anche rimarcare di non essere «un uomo solo al comando». «Io credo - ha affermato - nella squadra ma chiunque verrà eletto dovrà rispettare delle regole. Chi si candida con noi deve essere residente nel territorio, non come la Boschi che si candida in Trentino e a Siracusa. L’unico posto in cui non c'è è casa sua dove ha combinato quel che ha combinato». «Una volta eletti questi catapultati, che non conoscono il territorio, non li vedrete più», ha aggiunto.

Il candidato premier pentastellato ha poi continuato con la sua strategia di attacco che punta a sovrapporsi a sinistra per indebolire il Pd e porsi come la vera alternativa al centrodestra. «Il voto per il Pd è sprecato, Renzi è sotto al 20%. Ormai siamo al testa a testa tra noi e il centrodestra diviso su tutto» è il leit motiv del leader M5s. Che non concede però nulla alle indiscrezioni che vedono un M5s orientato a tentare un esecutivo con pezzi del centrosinistra, inclusa parte del Pd. «Non sia mai, non ho mai parlato di alleanze. Se vogliono parlare, siamo noi a dare le carte» avverte il leader pentastellato.

E se il centrosinistra «è fuori combattimento» la sfida, allora, «è tra noi e centrodestra destra. Votare per gli gli altri è un salto nel buio», ripete Di Maio che torna a proporre un governo di programma da sottoscrivere con un «contratto davanti agli italiani» con elencate le cose da fare. «Nella prossima legislatura o parlano con noi oppure si torna a votare», mette in chiaro. Quanto alla squadra, dopo aver annunciato di aver cooptato il generale Sergio Costa all’Ambiente e deciso di consegnare a tre donne l’Interno, gli Esteri e la Difesa, le indiscrezioni parlano di un conduttore Tv per lo Sport: Guido Bagatta, presidente della squadra di basket Mens Sana Siena.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: www.lasicilia.it






SE ABBIAMO 24 MILA FORESTALI LA COLPA NON È DELLO STATUTO E NEMMENO DELLE MIGLIAIA DI DIPENDENTI. SE LA REGIONE È SUL LIMITE DELLA BANCAROTTA LA COLPA NON È DELLO STATUTO. E' COLPA DI UNA CLASSE DIRIGENTE POLITICA CHE NON HA ONORATO LE PROPRIE RESPONSABILITÀ E LO STATUTO; CHE HA CORROTTO E SI È LASCIATA CORROMPERE; CHE HA APERTO LE PORTE ALL'AFFARISMO MAFIOSO


Mafia, separatismo e autonomia nella Sicilia del dopoguerra

Oggi, forse perché da tante speranze e da tanti progetti del passato si misura la distanza e di esse si constata il fallimento, ci si puo' avvicinare con serenità a temi come la mafia, il separatismo e l'autonomia, sgombrando, nei limiti del possibile, il terreno di alcuni miti e anche di alcuni pregiudizi. Mafia, separatismo e autonomia sono argomenti che possono essere trattati singolarmente, ma non arriveremmo a farci una visione d'insieme e non si comprenderebbero gli intrecci che tra questi fenomeni ci sono stati. Per poterci arrivare è opportuno prendere in osservazione gli anni che vanno dal '43 al '47, che costituiscono il campo di gioco in cui mafia separatismo e autonomia si sono incontrati e scontrati. Sono anni in cui emergono nuovi protagonisti, nuovi movimenti e nuovi progetti politici e avvengono fatti che condizioneranno la storia siciliana fino ai nostri giorni. Fatti che non spuntano dal nulla e che hanno un proprio passato di cui in seguito occorre fare una sintesi sommaria per capirci qualcosa. 

Il '43 è stato l'anno di svolta nella guerra al nazifascismo:sbarco degli Alleati in Sicilia, vittoria sovietica nella battaglia di Stalingrado, sconfitta dell'Armir nel bacino del Don, defenestrazione di Mussolini. Nel caos scoppiato per il crollo del regime fascista e in presenza delle truppe alleate ricompaiono i partiti, che erano stati sciolti nel ventennio; ricompare la mafia che si diceva debellata e ricompare l'autonomismo, opzione politica mai dimenticata da parte di qualche frazione della classe dirigente siciliana, che si presenta, però, in quel tempo anche sotto forma di una proposta separatista. Se il ' 43 è il punto di partenza del nostro ragionamento , è necessario dare un'occhiata all'indietro per avere sufficiente comprensione di ciò che stava accadendo. 

Per quasi tutto l'Ottocento le vicende storiche (1848/1860/1866/1993-94)avevano configurato la Sicilia come terra tendenzialmente eversiva degli assetti politico-istituzionali esistenti in un dato e particolare momento. I motivi di fondo di questa continua insofferenza, che è sfociata anche in fatti rivoluzionari, possono essere indicati nella condizione economico-sociale del mondo contadino, nell'avversione di parte della classe dirigente siciliana nei confronti del governo centrale e nella inquietante presenza pubblica della mafia. La classe sociale che poteva essere condotta alla ribellione era quella dei contadini per il loro desiderio di lavoro, di terra e per il loro rancore per i secolari soprusi subiti, compreso l'ultimo verificatosi con l'espropriazione delle terre comuni in seguito all'abolizione delle leggi feudali 

I fatti eversivi/rivoluzionari dopo l'Unità d'Italia trovano la loro giustificazione nel modo in cui ad essa si era arrivati, perché non ha avuto alcun effetto sul piano della giustizia sociale, perché la creazione del mercato nazionale e la conseguente abolizione del sistema protezionistico dell'economia meridionale aveva indebolito il sistema produttivo siciliano e perché l'aumento del carico fiscale per pagare i debiti di guerra gravava soprattutto sui ceti popolari. Gli unici rimasti contenti sono stati i moderati anticlericali che si divisero le proprietà ecclesiastiche a prezzi modesti anche per l'intervento della mafia nelle aste e nelle transazioni di vendita. 

La mafia comincia ad essere protagonista di un qualche rilievo nelle vicende siciliane a partire dal'Unità di Italia, ma chiaramente non dà il segno a tutta intera la storia siciliana come grossolanamente si afferma talvolta. E' dentro la storia siciliana e nazionale e negarne la presenza o ridimensionarla è un'operazione mistificatrice. La sua presenza si è modificata nel tempo sia nelle modalità operative, sia nelle attività di riferimento, sia nel peso politico. Per capirla si deve lasciare il folklore dell'uomo d'onore fiero, coraggioso insofferente dei soprusi, perché questo è stato il modo per giustificarne l'impiego e diminuire la portata della sua presenza nelle vicende politiche. Una definizione valida oggi e valida anche ieri è quella che presenta la mafia come organizzazione costituita per l'impiego extra-istituzionale della violenza per potere intimidire, rubare, creare e difendere fortune, risolvere conflitti, rappresentare indirizzi; violenza per difendere proprietà, per sostenere processi di ascesa sociale e anche per uscire dalla miseria. Da sempre la mafia è forte nella misura in cui è utilizzata e protetta dalle autorità e da esponenti politici. Lo diceva già nell'Ottocento in Parlamento il ministro Tajani, che fu procuratore a Palermo. La mafia è un potere criminale, che è stato spesso in contiguità col potere politico e questo si è verificato soprattutto nei processi di estensione e di esercizio del diritto di voto, prima in assenza e poi in contrasto con i partiti di massa Fino agli anni del prefetto Mori la mafia è stata legata al sistema giolittiano dei notabili come afferma S. Lupo. In ragione di questo connubio non la si è combattuta e nemmeno si sono voluti trovare gli strumenti giuridici per colpirla. Bisogna aspettare il Codice Rocco per vedere statuito il reato di associazione a delinquere per sanzionare non solo i crimini commessi, ma anche la stessa partecipazione all'organizzazione mafiosa. 

Dopo questo sguardo all'indietro torniamo agli anni che vanno dal'43 al'47. E' questo un periodo particolare in cui è necessario distinguere fatti e miti storici; tra questi si potrebbero includere la promozione della mafia ad alleato spurio, ma utile degli anglo-americani e l'appoggio degli alleati all'ipotesi di uno stato siciliano indipendente. E' invece un fatto certo che il separatismo abbia dettato l'agenda politica in Sicilia in quegli anni, condizionando alleanze, scontri politici ed esiti istituzionali, come sono fatti certi l'abolizione del latifondo e la rottura dello Stato centralizzato con l'Autonomia Siciliana. 

Gli Alleati nel '43 con la guerra in atto e dalla conclusione incerta non avevano interesse a gestire direttamente la Sicilia e pertanto scelsero di affidare gli incarichi amministrativi locali, ma sotto la loro stretta sorveglianza, al vecchio personale politico e a quello che godeva di qualche cenno di fama antifascista (compresa la mafia che era stata combattuta ... dal fascismo). Furono rimossi prefetti e vennero ricostituite le cattedre universitarie con gli stessi criteri; nella scelta del personale amministrativo in alcuni casi furono richiesti il parere e i consigli delle autorità religiose ed evidentemente non si ricorse a procedure democratiche nella scelta. Che in questo frangente alcuni esponenti mafiosi abbiano assunto funzioni amministrative è innegabile e documentato; che abbiano avuto queste responsabilità in premio per l'aiuto dato agli alleati pare improponibile. Con più di400 mila uomini armati di tutto punto gli alleati potevano fare tutto da soli.

Sul separatismo occorre spendere qualche parola in più proprio per i motivi esposti sopra. Il problema del separatismo come si pose dal '43 al '45 ebbe un risvolto internazionale e un risvolto interno. Nonostante i tentativi di Finocchiaro-Aprile di internazionalizzare la questione Sicilia, la Sicilia come entità separata dall'Italia non entrò mai fra gli argomenti della contrattazione fra gli Stati Alleati e mai fu presa in considerazione nelle grandi assisi internazionali che si tennero al di qua e al di là dell'Atlantico. Sul fornte interno, invece, la questione separatista fu uno dei più gravi problemi che assillarono l'Itala post-bellica. Il separatismo è figlio dello scollamento morale e politico dell'apparato fascista e del sistema statuale, che coinvolse il principio di autorità e la stessa idea di nazione. 

L'Italia rischiò in quel periodo di perdere ciò che come nazione e come Stato possedeva. "l'Unità d'Italia e non per colpa nostra è spezzata"(10 luglio 1943-Finocchiaro-Aprile). Al separatismo si rivolsero molti amministratori di nomina alleata e i loro testi sacri furono "Elogio del latifondo" di L. Tasca e "La Sicilia ai siciliani " di A. Canepa. Non fu un fenomeno improvviso. Aveva cominciato a germinare durante gli anni della guerra e il regime consapevole di quel che stava succedendo trasferì in altre regioni del Nord buona parte dei funzionari siciliani e allo stesso modo due terzi degli ufficiali siciliani su altri fronti . Per il Regime la Sicilia non era affidabile. Il punto oscuro e delicato della storia del separatismo è costituito dall'ambiguità e dalla consistenza dell'intreccio non adeguatamente chiarito dei suoi rapporti con i servizi segreti e con gli ambienti diplomatici anglo-americani. 

L'indipendenza della Sicilia richiesta dai separatisti veniva presentata come rimedio ai torti subiti dall'Isola con l'Unità della Nazione, ma a dire la verità si facevano molte illusioni sull'autosufficienza dell'Isola dal punto di vista economico. Negli anni presi in considerazione il separatismo ebbe un seguito di massa anche tra i ceti popolari; ne facevano parte personaggi come Tasca d'Almerita, Finocchiaro-Aprile, vecchia mafia, latifondisti, uno sparuto manipolo anarchico ed esponenti cattolici. Il separatismo aggregava destra agraria e democratici, repubblicani e monarchici, notabili e masse popolari. Nel Nisseno il gruppo del Vallone (Volpe e mafia cfr testimonianze di Alessi e di Pignatone rese nel Convegno "Chiesa e società a Caltanissetta all'indomani della seconda guerra mondiale ") era inizialmente separatista. La chiamata alle armi in Sicilia, a guerra che si riteneva conclusa, delle classi del '22, '23 e del '24 così come l'aumento dei conferimenti del grano ai "granai del popolo"furono motivo di adesione popolare al separatismo. 

Al separatismo, tollerato, non osteggiato (soprattutto dagli inglesi ) si oppose l'autonomismo dei partiti facenti capo al CLN: democristiani, comunisti, socialisti, liberali, azionisti. La nascente DC fece propria la linea di don Luigi Sturzo: regionalismo sì, separatismo no, ma doveva fare i conti con tentazioni e scelte separatiste come quelle di La Rosa, vecchio popolare e di Silvio Milazzo, ambedue di Caltagirone. I partiti antiseparatisti costituirono il Fronte Unito Siciliano(ottobre 1943); si schierano per l'unità della nazione, ma anche per il riconoscimento e la tutela dei diritti dell'Isola. Ha inizio in quegli anni la lunga e non terminata stagione del riparazionismo; la concezione autonomistica degli ex- popolari e dei democristiani aveva, però, un diverso respiro; il riparazionsmo aveva capacità d'attrazione e ne furono influenzati tutti gli altri partiti. 

Dopo sette mesi di sola occupazione militare la Sicilia viene consegnata dagli Alleati al Governo Italiano, febbraio '44), che decide di entrare in guerra a fianco degli alleati contro i nazi-fascisti. Contro la scelta di riportare la Sicilia sotto la sovranità dello Stato Italiano insorsero i separatisti, ma il consiglio regionale dei prefetti, organismo creato dagli alleati, approvò questa scelta a grande maggioranza. A compensazione di questo passaggio venne istituito l'Alto Commissariato per la Sicilia, che intendeva essere un primo anche se larvato passo verso l'autonomia e sanciva anche la prima seria sconfitta politica dei separatisti. 

Il periodo che va dal'43 al '47 è ricco di progetti e di scontri politici, ma è anche teatro della ripresa in grande stile del banditismo, della mafia e anche delle rivolte contadine. Si era nel mezzo di una crisi grave di approvvigionamenti, di inflazione, di disoccupazione, di scardinamento dei sistemi logistici, di blocco del commercio e di esplosione del mercato nero. Si assiste in più luoghi a rivolte spontanee e acefale e incominciano i sequestri di persone. Non bisogna dimenticare che c'erano molte armi in giro, abbandonate dall'esercito in fuga o scambiate per un abito civile da militari che disertavano. A causa di questi motivi assurge a luogo centrale della politica siciliana l'area interna latifondistica ad economia cerealicola, dominata dalla mafia . La mafia si mette in appoggio alla grande proprietà e al controllo del mercato nero e di fronte all'emergenza sociale delle lotte contadine e delle rivolte si costituisce come partito d'ordine. Il separatismo sposa la difesa di quanti non vogliono gli ammassi del grano e in questo modo incrocia sia la mafia, sia il banditismo. Contro l'espandersi del banditismo fanno muro i partiti di sinistra; le parole d'ordine per battere e isolare il banditismo nelle campagne furono:riduzione dei canoni, lotta per la terra e nuovi patti agrari. Le riforme agrarie ebbero l'effetto di contenere l'espansione del separatismo nel mondo rurale. 

La richiesta dell'autonomia per la Sicilia si sviluppa proprio in questo momento drammatico di conflitti sociali e la prima risposta che viene data dal Governo Italiano, come è stato detto, è l'istituzione del Commissariato per la Sicilia, voluto dagli Alleati anche come strumento di raccordo tra nuovo apparato siciliano e vecchia amministrazione statale. Accanto alla figura del Commissario viene posta una Consulta Regionale col compito di elaborare lo Statuto che avrebbe dovuto avere la Sicilia. La Consulta si insedia nel febbraio del '45 e ne fanno parte 36 esponenti, scelti tra i partiti CLN, i sindacati e il mondo della cultura. In Sicilia l'autonomismo aveva una lunga tradizione, ma quello che si sviluppa nell'immediato dopoguerra ha un'identità diversa per la presenza di forze politiche che prima non esistevano. Da fatto elitario -conservatore l'autonomismo diventa fatto democratico-popolare. 

Alla crescita politica dell'autonomismo il separatismo risponde con scelte avventuristiche paramilitari; dal maggio '45 fino al marzo '46 si registrarono alcune azioni militari dell'esercito di volontari separatisti, non più di un migliaio, secondo gli storici. Tra un presidio militare separatista e l'altro facevano da truppe di collegamento le bande, compresa quella di Giuliano. Canepa che era a capo di questo particolare esercito cadde subito in un agguato e i capi politici del separatismo per salvarsi dal completo naufragio non trovarono di meglio, se non quello di dichiararsi estranei alle azioni dei giovani che si erano dati alla guerriglia. 

Lo statuto che venne fuori dall'apposita Consulta si reggeva su due pilastri: quello riparazionista (risarcimento dei danni subiti) e quello dell'autosufficienza; alla Regione veniva assegnato l'esercizio di quasi tutte le funzioni dello Stato. Era una grande conquista dopo tre anni di convulsa agitazione e quasi un anno di guerra civile e servì per pacificare la Sicilia alla vigilia dell'importante referendum del '46; ci volle anche un'amnistia per i reati politici. L'approvazione dello Statuto della Regione Siciliana venne sancita con regio decreto n. 455 del 25 maggio 1946 e prima ancora che venisse approvato il nuovo ordinamento dello Stato, la Sicilia aveva il suo Statuto, creando le condizioni dell'ordinamento regionale per tutta la Nazione. La minaccia eversiva separatista venne utilizzata intelligentemente per ottenere subito l'autonomia; in questo modo veniva preservata da eventuali colpi di mano in seno alla Costituente, che ancora doveva essere eletta. 

In virtù della legge costituzionale del 26 febbraio n. 2 lo Statuto della Regione Siciliana fa parte delle leggi costituzionali della Repubblica Italiana ai sensi e per gli effetti dell'art. 116 della Costituzione, approvata dall'Assemblea Costituente il 22 Dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1 gennaio 48-La peculiarità sostanziale e la forza dell'autonomia siciliana poggiano sulla facoltà di legislazione primaria; fatto che rompeva l'unicità della fonte legislativa, modificava la natura dello Stato e la sua tradizione. Ecco perché in Sicilia si ha un Parlamento e non un Consiglio Regionale. Con la Statuto alla Regione Siciliana veniva concessa un'ampia facoltà su numerose materie, tra cui l'industria, l'agricoltura, ma anche l'urbanistica. Gli anni iniziali della storia dello Statuto furono segnati dalla presenza dell' Alta Corte per la Regione Siciliana (art. 24 dello Statuto), destinata a ricoprire un ruolo di primo piano nel contenzioso tra Stato e Regione, fino all'Istituzione della Corte Costituzionale, insediata ed entrata in funzione nel '56. Dal ' 48 al '51 quasi tutte le leggi regionali furono impugnate, ma quasi tutte furono riconosciute legittime. La Regione Sicilia, di fatto con lo Statuto si dotava di un ordinamento equi-ordinato a quello statale. 

I primi anni dell'autonomia regionale, anche senza infrastrutture burocratiche, sono stati tempi di grandi disegni e di grandi dibattiti. Un fervore di idee, che non ha avuto più una replica per impegno e serietà, sul destino che avrebbe dovuto avere la Sicilia dal punto di vista economico e sociale. Il dilemma, che ancora ci trasciniamo, era tra industrializzazione massiccia e sviluppo agrario. Proprio per le grandi possibilità offerte dallo Statuto, l'autonomia divenne banco di prova della capacità politico-progettuale di tutte le forze politiche. Diciamo della loro vocazione e fedeltà autonomistica. Con lo Statuto si sono poste le condizioni per la rinascita e lo sviluppo della Sicilia. Certamente le condizioni di oggi non sono paragonabili a quelle di 70 anni fa; ma si ritorna ad emigrare; i paesi si spopolano e a partire in massa sono oggi i laureati, i ragazzi, ricchi di studi e di competenze. 

Se abbiamo 24 mila forestali la colpa non è dello Statuto e nemmeno delle migliaia di dipendenti che si chiedono ogni giorno che cosa fare. Se sono andati in malora gli enti economici e se la Regione è sul limite della bancarotta la colpa non è dello Statuto. E' colpa di una classe dirigente politica che non ha onorato le proprie responsabilità e lo Statuto; che ha corrotto e si è lasciata corrompere; che ha aperto le porte all'affarismo mafioso. 

Dopo la grande stagione iniziale, che si è conclusa con l'avventura milazziana, la Regione è stata occupata da personale politico mediocre o se valido in transito verso Roma. Si fa fatica a trovare un momento alto per produttività di idee e di fatti. Si salvano figure come Nicolosi e Mattarella. Fino a quasi tutti gli anni '70 è sembrato che si fosse avviato un forte processo di sviluppo per la presenza di grandi complessi industriali(Gela, Milazzo, Priolo, Termini)che non hanno però creato indotto, ma hanno malversato il territorio e per un articolato complesso di piccole industrie che niente avevano a che fare con i grandi complessi . Partivano centinaia di operai e di impiegati dai nostri paesi dell'interno per andare all'Anic di Gela. Oggi è tutto ridimensionato e rimpicciolito. La classe dirigente che di questo disastro è responsabile non è solo composta dal ceto politico; ne fanno parte il mondo delle professioni, quello dell'imprenditoria, quello della finanza, quello dell'Università e dei vertici della burocrazia. Non credo che negli ultimi tempi abbiano dato prova di coraggio e di generosità verso la propria terra. Sono mancati anche loro. Basterebbe pensare a quanti si sono liberati delle proprie responsabilità imprenditoriali, a quanti nelle zone grigie delle professioni hanno commerciato e commerciano con gli affari della mafia. 

In Sicilia non mancano risorse finanziarie ; non mancano competenze. Mancano progetti di sviluppo democratico, mancano soprattutto le risorse fondamentali della fiducia e della speranza. Per ricostruirle ha responsabilità primaria chi ha un ruolo di rilievo in qualsiasi settore della società. La lotta alla corruzione, ai privilegi e all'uso privatistico dei beni pubblici è un passo dovuto e pre-condizione di qualsiasi altro impegno. Si deve poter constatare e toccare con mano che c'è per tutti un Bene Pubblico dal quale dipende la qualità della nostra convivenza. Si deve poter comprendere e sperimentare che esistono modi e opportunità di partecipazione alla costruzione e alla difesa del Bene Comune. La rinascita della Sicilia non avverrà per un maggiore afflusso di risorse finanziarie, peraltro impossibile, ma per la ricostruzione degli strumenti di democrazia; avverrà se si passerà dagli sprechi all'uso trasparente e razionale delle risorse di cui si dispone.

Raimondo Giunta

Fonte: www.aetnanet.org




LA SEGRETERIA DI SCHIFANI ERA UNA FAMIGLIA. L’EX PRESIDENTE DEL SENATO SPIEGA..


26 Febbraio 2018
“Il Fatto quotidiano” dedica attenzione alla segreteria dell’ex Presidente del Senato, Renato Schifani, candidato di FI alle politiche.  “L’attuale compagna del figlio di Renato Schifani e anche la mamma di lei sono state collaboratrici retribuite dal Senato.Tutto legale, scrive Il Fatto. Gli ex presidenti del Senato possono contare su un fondo pari a 17 mila euro mensili per le spese della loro segreteria personale sopravvissuto alle battaglie anti-casta. Era a vita ma grazie a una riforma (varata nell’era Schifani, va detto) è stato ridotto a dieci anni dalla fine della carica. La somma in passato era più alta ma nel 2013, ai tempi di Piero Grasso, è stata tagliata del 30 per cento…La somma totale lorda è davvero ragguardevole. Se si moltiplica 17 mila euro per 120 mesi fanno 2 milioni e 40 mila euro lordi. Per ogni ex presidente. La somma non è uno stipendio ma è il tetto massimo di spesa che il Senato mette a disposizione. Sarà poi l’ex presidente a indicare a sua discrezione agli uffici i nomi e i ruoli delle persone selezionate per il suo ufficio di ex presidente.

“Oggi, scrive Il Fatto,  quel fondo viene utilizzato da Schifani per lo stipendio di Federica Terruso, compagna del figlio e per la madre di lei Manuela Antinelli e, nel 2017, anche per Ugo Zagarella storico collaboratore di Gianfranco Miccichè oggi candidato e probabile prossimo deputato.

“Renato Schifani spiega: “Sono situazioni diverse: Federica ha lavorato per circa un anno all’inizio della legislatura ma allora non conosceva mio figlio e non era mia nuora. Non sono sposati ma è vero che hanno un figlio di un anno”. Ma perché la scelse?. Schifani spiega: “L’ho conosciuta a Roma ed era laureata, conosceva due lingue ed era sveglia. Mica dovevo fare un concorso…Dopo un anno nel 2014 ha trovato un lavoro ed è andata via. Poi villeggiava in Sicilia e ha conosciuto mio figlio. Non so come ed è inutile che mi faccia queste domande. Io le offro fatti storici…Manuela Antinelli è una collaboratrice da circa un anno perché è brava e mi rende un servizio. I nostri figli non sono sposati. Il rapporto di lavoro finirà con la legislatura perché io azzero i contratti. Anche Zagarella è stato mio collaboratore per alcuni mesi ma non lo è più. “

Fonte: siciliainformazioni.com


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LE RIVELAZIONI ESCLUSIVE DI CROCETTA A ILSICILIA.IT: “ECCO COME MI HANNO FATTO FUORI” [VIDEOINTERVISTA]


A CONFRONTO CON L'EX GOVERNATORE SICILIANO

di Maurizio Scaglione - 26 febbraio 2018
In alto, la nostra intervista all’ex presidente della Regione Rosario Crocetta nella sua casa di Castel di Tusa.

Una conversazione che affronta vari temi, dal privato alla politica, nella quale l’ex governatore ne ha per tutti. Soprattutto contro il suo partito, il Pd, accusando Renzi e il suo luogotenente Davide Faraone: “Faraone mi ha fatto fuori, ma ha agito, non so se consapevolmente, per conto terzi”. L’ex presidente del Consiglio e segretario Dem viene definito “bimbominchia”.

Crocetta svela, poi, i retroscena della propria mancata ricandidatura alla presidenza della Regione e le promesse renziane in cambio del suo passo indietro. “Uno che si candida a presidente del Consiglio e non mantiene la parola, che credibilità può avere?”.

L’ex governatore racconta anche i retroscena delle scorse elezioni regionali, delle liste a Messina e Siracusa e degli accordi fra il Pd e la lista Micari, fino alla mancata presentazione della propria candidatura a Messina.

Al Movimento 5 stelle rimprovera di avere dato la volata a Musumeci, candidandolo a presidente dell’Antimafia, nonostante fino a pochi giorni prima ci fosse un idillio fra i pentastellati e lo stesso crocetta. Un errore politico, secondo Crocetta, che il M5s ha pagato caro, credendo di vincere a mani basse contro il centrodestra.

Crocetta ricorda, infine, anche i momenti più felici e quelli più tristi dei cinque anni di governo regionale.

GUARDA LA VIDEO INTERVISTA IN ALTO

Fonte: www.ilsicilia.it




NEI PRIMI 100 GIORNI DEL PRESIDENTE MUSUMECI I LAVORATORI FORESTALI PURTROPPO CONTINUANO A RIPOSARSI. AVEVA DETTO CHE NON AVRANNO UN GIORNO DI RIPOSO, MA NON AVEVA DETTO PERÒ DA QUANDO




Il Presidente Musumeci zittisce Bruno Vespa sui lavoratori forestali: non licenzieremo nessuno, anzi, li facciamo diventare da peso a risorsa. Li vorrei a pulire i laghi, fiumi, le aree verdi, le spiagge e non avranno un giorno di riposo. Conosco il metodo del governo per averlo già sperimentato





M5S, NUTI: "CAIATA? FILTRI FANNO ACQUA. DI MAIO ORMAI È VECCHIO POLITICO." CI SONO ANCHE DELLE OPACITÀ NEL MOVIMENTO. "PER ES.," NON PUOI PARLARE DI LOTTA AGLI SPRECHI E POI DIRE CHE I 22.000 FORESTALI IN SICILIA NON SONO TROPPI, QUANDO TUTTO IL MONDO CI DERIDE PER QUESTI SPRECHI


24 Febbraio 2018 
Il deputato dell'ala dura e pura del M5S è uno dei tre parlamentari siciliani coinvolti nell'indagine di Palermo sulle firme ricopiate alle elezioni comunali del 2012

Riccardo Nuti, 36 anni, deputato noto per appartenere all'ala dura e pura del M5S è uno dei tre parlamentari siciliani coinvolti nell'indagine di Palermo sulle firme ricopiate alle elezioni comunali del 2012. Si definisce 'parte lesa' nella vicenda giudiziaria e ora si trova nella situazione ibrida di appartenere ancora al Movimento pur essendone stato radiato nei fatti: un limbo politico tutto nuovo generato dalle particolari regole interne del M5S, in cui Nuti è in compagnia dell'altra portavoce Giulia Di Vita.

Eppure Nuti non è un uomo di secondo piano. A lui si deve la battaglia per la richiesta di scioglimento del Comune di Palermo che portò a un dossier del Mef in cui si attestavano 46 gravi violazioni di legge, ma anche le interrogazioni che permisero di scoprire i premi di risultato a pioggia a Palazzo Chigi. Dalla sua postazione, il deputato osserva la metamorfosi del Movimento fondato da Beppe Grillo e fissa responsabilità precise e una data d'inizio del fenomeno che porterà poi al caso 'rimborsopoli': febbraio 2016.

Lei è stato sospeso dai probiviri nel novembre 2016. Qual è tecnicamente la sua posizione adesso rispetto al M5S? Non sono più sospeso: sono a tutti gli effetti un parlamentare eletto con il M5s, la seconda sospensione (avvenuta a giugno 2017) è decaduta in quanto non c'era alcun valido motivo, e da allora (dicembre 2017) ho fatto richiesta di rientrare nel gruppo parlamentare, da 3 mesi attendo una risposta che non arriverà mai. Non mi sono iscritto alla nuova associazione creata a fine 2017, sono rimasto iscritto a quella originaria del 2009.

Prima i massoni, poi la vicenda Caiata (della cui candidatura Di Maio si era detto orgoglioso), sono l'emblema di un sistema di controllo interno che non funziona o sono casi che possono capitare? Sono la dimostrazione che tutte le promesse di 'filtro qualità' e 'migliore gruppo possibile in parlamento' erano slogan inutili e rivelatisi dannosi. Serve più modestia. Chi ha scelto questi nomi si deve assumere la responsabilità di queste scelte dicendo pubblicamente 'ho sbagliato, non sono stato capace'. Questo è il risultato di cercare di mettere dentro persone che in precedenza il Movimento aveva attaccato (lo stesso Caiata era stato segnalato dagli attivisti di Siena) o che non hanno fatto un percorso di attivismo, di impegno costante e serio nel M5s, che si somma agli arrivisti avvicinatisi dopo il boom elettorale degli ultimi anni. Pensare che basta dire 'sposo gli ideali del M5s' o 'sposo il programma del M5s' per essere affidabili è, nel migliore dei casi, ingenuo.

Rimborsopoli sembra un caso 'a orologeria', scoppiato poco prima delle elezioni. Ne ha avuto sentore prima? No, ma è frutto della distruzione volontaria della filosofia originaria del M5S. Basti pensare a quando tutto il direttorio, e in particolare Di Maio, a febbraio 2016 propose di non restituire più i soldi a un fondo statale nazionale (quindi controllabile) ma per iniziative locali a enti pubblici che ovviamente rischiano di essere meno controllabili e trasparenti e che, soprattutto, tradiscono la filosofia che quei soldi non avremmo neanche dovuti riceverli e, di conseguenza, non avremmo dovuto gestirli.

Pensa ci siano delle opacità interne al Movimento? Se sì, quali? Sì, ma sono evidenti oramai. Non puoi parlare di difesa dell'ambiente e poi parlare di abusivismo di necessità. Non puoi parlare di voltagabbana come se fossero la peste, se poi candidi quelli che provengono da altri partiti. Non puoi parlare di lotta agli sprechi e poi dire che i 22.000 forestali in Sicilia non sono troppi, quando tutto il mondo ci deride per questi sprechi. Non puoi dire che Marra è uno delle decine di migliaia di dipendenti del comune di Roma quando era il braccio destro del sindaco. Non cerco la perfezione, ma neanche si possono accettare le balle clamorose. Per le regole interne il ragionamento è simile, non valgono per tutti allo stesso modo ed è tutto a discrezione del capo politico e al caos mediatico del momento.

Che parere si è fatto su Luigi Di Maio? Riprendendo una parola usata da Grillo: 'è di carriera'. Io mi offenderei se venissi definito così. Ma non so se il termine carrierista riesce a dare una descrizione esaustiva. È il classico e vecchio politico, non è l'età che fa un politico giovane e innovativo.

Secondo lei, dove il M5S è uguale agli altri partiti e in cosa si distingue? È uguale nell'inseguire la notizia del momento, nell'essere schiavo del teatrino mediatico, nel cercare i voti anche a costo di dire l'opposto di quanto affermato in precedenza. Si distingue in alcune persone, poche, che nonostante tutto si impegnano veramente anche senza riflettori, che presentano interrogazioni serie e non slogan. Vi è poi un gran numero di persone, cittadini attivi, che meritano tantissimi grazie e molto rispetto. Cittadini che ancora credono nel movimento e trasmettono quelle idee nate molti anni fa, peccato che l'attuale movimento non è quello, è divenuto, non solo per statuto, un partito che nulla ha, tranne il nome, di quello costruito in questi decenni.

Fonte: www.lapresse.it



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