29 Agosto 2017
Incredulo del disastro provocato dall’incendio al bosco Angimbé alcune
settimane fa, questa mattina mi sono recato sul posto, rinnegando fino
all’ultima curva che mi separava dalla magica sughereta, situata tra
Calatafimi Segesta, Alcamo e Castellammare del Golfo, ciò che era
avvenuto e che nolente mi apprestavo ad osservare. Un cimitero di
alberi bruciati, un vero e proprio scempio causato dalla feroce mano
dell’uomo. Tutto nero, nessuna foglia, nessuna forma di vita, uno
scenario desolante e mortifero, dove l’unico istinto che ho provato è
stato quello di scappare. Il bosco Angimbé, secolare, straordinario per
le sue numerosissime varietà di flora e fauna che lo popolavano, quando
lo visitavi ti regalava delle emozioni uniche. Percorrere i suoi
sentieri, significava passeggiare nel più assoluto silenzio, tradito
solo dal cinguettio degli uccelli, dalle fronde degli alberi accarezzate
dal vento o da qualche serpe che sgattaiolava libera tra un cespuglio e
l’altro, ti faceva sentire un ospite della natura che esprimeva con
tutta la sua forza ed il suo fascino le bellezze, i colori, i profumi e
l’incommensurabile bio-diversità mediterranea. Le querce con le loro
cortecce sugherine, i lecci ed i carrubi, le ginestre fiorite e le palme
nane, le infinità di arbusti, di fiori, di colori e di erbe selvatiche,
le farfalle, gli uccelli, il paesaggio dalle forti connotazioni
selvagge che conservava da tempi remoti l’identità più ancestrale di
questo meraviglioso angolo della Sicilia… tutto distrutto.
In questa rubrica, solitamente parliamo di salute e di benessere, ma
questa volta, davanti a queste immagini, non si può che parlare di
morte, di violenza, di criminalità allo stato puro. Come può commentare
uno psicologo dei gesti così efferati eseguiti dall’essere umano, o
meglio, da taluni esseri umani? Di certo, non può esistere un movente
minimamente valido per giustificare delle azioni di tale malvagità. Un
uomo onesto, con dei sani valori, con un minimo di rispetto per il
genere umano, per la natura, per il mondo, per la sua terra, non sarebbe
spinto da nessuna motivazione a commettere una strage come quella
dell’incendio di un bosco. Né il denaro né il potere né la salvaguardia
di chissà quali privilegi. Orde di uomini con tratti di personalità
evidentemente antisociali, senza scrupoli e senza alcun senso del bene,
organizzate per distruggere la loro stessa terra, portando loro stessi
all’auto-distruzione, incendiano le nostre terre, certamente per loro
personali interessi.
L’uomo con una personalità antisociale
non prova alcun senso di colpa, anzi gode nel fare del male per il suo
tornaconto personale. Come direbbe Sigmund Freud, l’antisociale è
pervaso dalla pulsione di morte, pura violenza che distrugge, senza
passare minimamente dal vaglio del buon senso e della salvaguardia della
specie, ma in questo caso, sarebbe più opportuno dire, “delle” specie.
Gli antisociali, o se vi piace di più, potete usare il termine
psicopatici, non sono dei casi sporadici. Questi soggetti sono
irrispettosi della legge e delle norme morali, sono incuranti del bene
degli altri e scarsamente capaci, se non del tutto incapaci, di provare
empatia. Quando sono responsabili di taluni problemi o reati, tendono a
sminuire il loro senso di responsabilità, anzi tendono ad attribuire la
colpa ad altri o ad altre cause. Provano facilmente rabbia, irritazione,
invidia, piacere di dominare, senza alcuno scrupolo per l’altro. Non
sanno tollerare la frustrazione e quindi sono psicologicamente vincolati
alla dimensione del bisogno che va appagato sempre nell’immediato.
Visto che la personalità dell’antisociale è una personalità
narcisistica, l’antisociale pensa di essere una persona speciale e
superiore agli altri, che quindi merita taluni privilegi oppure è
giustificato nel commettere determinate azioni per nulla rispettose di
cose e persone. Sempre oggi, al ritorno dalla mia visita ai funerei
resti del bosco Angimbé, un canadair sorvola sulla mia testa, intento a
spegnere ancora una volta l’ennesimo incendio. Un grande plauso va alle
nuove organizzazioni di uomini “sani” che manifestano, non violente, per
la salvaguardia dei nostri boschi e della nostra natura, affinché il
bene e le pulsioni di vita, prevalgano sul male sulle pulsioni di morte.
Fabio Settipani
Psicologo - Psicoterapeuta
Fonte: www.alqamah.it
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