24 maggio 2017

TUTTI I FALLIMENTI DELLA XVI LEGISLATURA



di Valeria Arena
I record negativi: disoccupazione giovanile (57,2%), occupazione (-45mila posti di lavoro), povertà (1 siciliano su 5). La disastrosa eredità di Rosario Crocetta, politica e burocrazia nel caos

PALERMO - Mancano pochi mesi alla conclusione della XVI legislatura, che siamo certi passerà alla storia soltanto per i record negativi che ha fatto collezionare alla Sicilia, uno dopo l’altro. Sonore bocciature che la classe politica archivierà senza battere ciglio ma che graveranno sulle spalle dei cittadini siciliani, gli unici fin’ora a pagare le conseguenze della malapolitica. 

Nonostante i continui proclami da parte del presidente della Regione, Rosario Crocetta, in riferimento a successi e traguardi che non trovano però nessun riscontro nei dati forniti dalle fonti ufficiali come Istat e Bankitalia, la Sicilia continua a essere fanalino di coda in numerosi ambiti. 

A dimostrazione di quanto scriviamo, si possono citare ad esempio gli ultimi dati pubblicati da Eurostat e Istat in riferimento al tasso di occupazione e disoccupazione delle regioni europee e italiane, i quali collocano la nostra Isola sempre agli ultimi posti, o i rapporti Osservasalute e Abi Sicilia, che condannano la Sicilia rispettivamente sul fronte sanitario ed in quello economico-finanziario. 

Le preoccupazioni, però, non riguardano solo i disastri e i record negativi collezionati dalle istituzioni regionali, ma anche e soprattutto la stagnazione legislativa che ha caratterizzato gran parte del lavoro dell’Assemblea regionale siciliana. Numerose, infatti, sono le riforme cadute nel dimenticatoio oppure approvate ma rimaste sostanzialmente contenitori vuoti. Per non parlare, poi, dei privilegi che costano alla Sicilia ingenti risorse economiche: i vitalizi di ex deputati, eredi e vedove, per esempio, costano ai siciliani ben un milione e mezzo al mese e 18 milioni l’anno, mentre i dipendenti regionali continuano a essere in numero spropositato e per giunta è stata ventilata l’ipotesi di un aumento di stipendio di 85 € mensili. 

Ciliegina sulla torta, quella che più di ogni altra certifica il fallimento dell’attuale legislatura, la vicenda dei fondi per l’assistenza h24 ai disabili gravi, conclusasi, dopo mesi di proteste, con lo stanziamento di 320 milioni di euro. 

LA SICILIA DEI DISASTRI
Imprese –  Secondo una recente analisi condotta da Unioncamere e InfoCamere sul tasso di mortalità e natalità delle imprese italiane nel 2016, la Sicilia, al di là del saldo positivo relativo allo scorso anno (+3.897 imprese sul 2015), frena lo sviluppo del Meridione d’Italia arrestando la sua percentuale di crescita imprenditoriale al di sotto del’1% (0,86%) al contrario di tutte la altre regioni del Sud.

Morosità ed evasione fiscale – L’Isola, secondo quanto dichiarato da Antonio Fiumefreddo, amministratore unico di Riscossione Sicilia, partecipata regionale che si occupa della riscossione dei tributi in Sicilia, non è riuscita a riscuotere ben 52 miliardi di tasse. I comuni italiani incassano in media il 69% dei tributi a fronte del 55,8% dei comuni siciliani. Secondo l’assessore regionale all’Economia, Baccei, ciò significa circa 600 milioni in meno per i sindaci isolani. 

Pil pro-capite e reddito medio – Secondo i dati Istat, la Sicilia è al penultimo posto in Italia con un Pil pro capite di 17.100 euro e nel quinquennio 2011-2015 ha registrato una perdita della ricchezza economica locale dell’1,7%. La somma tra reddito medio disponibile pro capite e indice di disuguaglianza di reddito, inoltre, colloca la regione all’ultimo posto, con un indice di 74,4 punti a fronte di una media nazionale di 98 punti e meridionale di 83 punti. 

Disoccupazione – Secondo Eurostat, la Sicilia è al quinto posto in Europa per tasso di disoccupazione giovanile (57,2%) e tra le cinque regioni italiane che hanno fatto registrare un tasso di disoccupazione di almeno il doppio della media Ue. Per l’Istat, invece, lo scorso anno nell’Isola sono andati in fumo 45 mila posti di lavoro e il tasso di occupazione ha segnato 17,7 punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale, mentre il tasso di disoccupazione è cresciuto di due. 

Sanità – Il rapporto Osservasalute 2016 del ministero della Salute ha certificato che la Sicilia è tra le cinque regioni che nel 2015 hanno peggiorato le proprie performance, pur avendo tagliato la spesa grazie ai Piani di rientro.

La nostra regione, infatti, insieme ad altri territori del Sud Italia, non riesce ancora a garantire ai propri pazienti gli standard minimi di assistenza medico-sanitaria previsti dalla legge. 

Povertà – Nell’Isola, secondo il rapporto Istat “Noi Italia”, il numero di persone che nel 2015 vive in famiglie in condizione di grave deprivazione supera il milione. L’analisi su “condizioni di vita e di reddito - anno 2015” attesta inoltre che la Sicilia detiene il record negativo di rischio di povertà e inclusione sociale (55,4%) e di massima diffusione di bassa intensità lavorativa (28,3%) e si trova al quart’ultimo posto in Italia per spesa finale delle famiglie (12.800 euro). 

Istruzione e formazione – La Commissione Ue, l’Anvur, il Censis e l’Ocse hanno posto le istituzioni isolane in fondo a tutte le graduatorie. La regione, in particolare, si trova al 256° posto per competitività e detiene il record negativo di dispersione scolastica: un 25% che tocca punte del 32%. “Crescere al Sud” (Save the Children), certifica una percentuale di laureati del 12,6% (media nazionale al 14,5%) e di diplomati del 30,9% (media nazionale al 32,5%). 

Sprechi e costi della politica – La Regione siciliana è l’unica in Italia ad aver scelto di farsi carico del trattamento pensionistico dei suoi dipendenti, 20 mila unità al 31 dicembre (5,13 dipendenti ogni 1.000 abitanti in età lavorativa a fronte di una media di 1,86 per le regioni italiane). Il suo Parlamento, inoltre, secondo il preventivo 2017, costa 141 milioni di euro contro gli 80 del Consiglio regionale della Lombardia. 

Inquinamento e rifiuti – Secondo i dati forniti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, la nostra Isola è maglia nera nell’ambito della raccolta differenziata. La commissione Ue, inoltre, ha inviato all’Italia una lettera con un parere motivato affinché adotti “azioni appropriate” per ridurre le emissioni di particolato Pm10. Tra le regioni coinvolte anche la Sicilia. 

Sofferenze bancarie – Secondo quanto comunicato da Abi Sicilia, “il settore bancario sconta ancora la scia della difficile congiuntura economica con il risultato che sempre a gennaio 2017 il rapporto sofferenze/impieghi ha raggiunto il 17,4%, con sofferenze per oltre 11,1 miliardi di euro”. A inizio anno, comunque, il totale dei finanziamenti bancari destinati all’economia siciliana ha tenuto i livelli dell’anno precedente superando i 64,2 miliardi di euro. 

LE RIFORME NEL "DIMENTICATORIO" DELL'ARS
Legge Madia – Una delle attese più eclatanti riguarda il recepimento della legge Madia e, quindi, la riforma che riguarda la Pubblica amministrazione. Sul quel fronte, infatti, il Parlamento siciliano sembra tacere. La norma sui licenziamenti lampo dei furbetti del cartellino, per esempio - che sta riscuotendo successi nel resto di Italia, come ha confermato la stessa Madia - in Sicilia resta ancora una chimera. 

Autonomia siciliana  – Si attendono ancora importanti risposte sul futuro dell’Autonomia siciliana, soprattutto dopo la firma dell’Intesa Stato-Regione e delle continue impugnative da parte del governo centrale delle legge regionali. Lo strumento, ormai baluardo di clientelismi e privilegiati, considerato un principio non negoziabile dal presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha ancora un senso in Sicilia? 

Ex Province – Confusione anche sul futuro delle Province siciliane, con due Ddl ancora in stand-by: il primo modifica la riforma che ha abolito l’elezione diretta sostituendola con il voto di secondo livello, la seconda chiede il ripristino delle Province, con la reintroduzione dell’elezione diretta dei presidenti e degli organi, l’attribuzione della titolarità di Città metropolitana a Palermo, Catania e Messina e la riduzione del 50 per cento dei costi degli organi elettivi. 

Born in Sicily – Approvata quattro anni fa ma mai pienamente applicata, la legge sul “Born in Sicily”è un’altro buco nell’acqua. La Sicilia, infatti, secondo quando dichiarato da Raia, presidente della commissione Ue all’Ars, “rischia di disperdere l’enorme patrimonio vegetale e animale che oggi consente di vantare una biodiversità difficilmente paragonabile ad altri luoghi del mondo, con una produzione agroalimentare di pregio e prodotti eccellenti a livello nutrizionale”. 

Vaccini – Dopo i grandi proclami dell’assessore Gucciardi all’indomani della decisioni di alcune regioni italiane (Emilia-Romagna e Toscana in primis) di rendere obbligatori i vaccini per l’iscrizione all’asilo e alle scuole elementari, in Sicilia è ancora tutto fermo. è ancora in stand-by, infatti, il disegno di legge già approvato dalla Giunta Crocetta. Il piano, che aspetta di essere discusso in commissione Sanità, prevede l’obbligatorietà per asilo, materna e scuola primaria. 

Vitalizi – Dimenticato anche il disegno di legge relativo ai vitalizi degli ex deputati e dei loro eredi e vedove, che costa alla Sicilia un milione e mezzo al mese e 18 milioni l’anno. Tempo fa, per altro, Marco Falcone di Forza Italia ha proposto una norma che prevede il taglio del 50% della parte eccedente i 5.550 euro e la decurtazione, sempre del 50%, in presenza del doppio e del  terzo vitalizio. La materia aveva già subito una razionalizzazione in passato. 

Istruzione e formazione – Ferma all’Ars anche la proposta di legge che dovrebbe riformare il settore della Formazione, grossa spina del fianco del governo siciliano. Da tempo, infatti, si attendono risposte su importanti questioni come l’albo regionale, tempo e organizzazione dei corsi, risorse e bandi, ma il caos sembra ancora regnare sovrano. Al momento, infatti, si continua a litigare sull’Avviso 8. 

Codice Etico – Arenato tra i banchi dell’Assemblea regionale siciliana anche il Codice etico degli eletti a cariche pubbliche, presentato dall’ex presidente della commissione Antimafia, Nello Musumeci, già annacquato da oltre 200 emendamenti e privato della norma che avrebbe introdotto una sanzione pecuniaria per i deputati che cambiano partito a proprio piacimento e la perdita del contributo che l’Ars assegna a ciascun deputato per l’attività politica. 

Rifiuti – La frase “emergenza rifiuti” è ormai diventata un mantra tutto siciliano. In attesa di un piano che rifondi il settore e dia solide garanzie, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha prorogato la gestione emergenziale fino al mese di maggio. La linea del ministero era stata comunque piuttosto morbida nei confronti della Regione che non ha rispettato tutti gli obiettivi e le scadenze.
Turismo – Dimenticato anche il disegno di legge presentato lo scorso 18 gennaio dall’assessore Barbagallo sulla riforma dell’intero settore turistico. La proposta, che essenzialmente recepisce le richieste fatte in questi ultimi due anni dalle associazioni di categoria, non ha oneri di spesa e determina il riordino del settore (strutture ricettive, agenzie di viaggio, Pro loco e associazioni senza scopo di lucro) considerando prioritaria la lotta all’abusivismo e al sommerso.

24 Maggio 2017 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: www.qds.it







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