I SOLDI DELLA REGIONE
Maxi debiti e patrimonio dimezzato
Svenduto il futuro della Sicilia
Ogni siciliano ha sulle spalle un debito da 1.600 euro. Mentre il valore dei "beni" è crollato. Ipotecati i prossimi decenni.
di Accursio Sabella
PALERMO - Di sicuro c'è che i siciliani dovranno pagare fino al 2044, o addirittura fino al 2045. Perché una delle eredità che verranno lasciate dai governi che hanno guidato l'Isola negli ultimi 15 anni, è proprio questa: 8,2 miliardi di euro di mutui da pagare. In comode rate, a volte trentennali. Una cifra spesso nascosta da Palazzo d'Orleans, che fino a pochi giorni fa, ad esempio, tramite il governatore Crocetta "brindava" a un bilancio finalmente in attivo. Dimenticando il fardello che nel frattempo aveva contribuito a piazzare sulle spalle delle future generazioni. E scordandosi anche di sottolineare come, nel frattempo, mentre si caricava l'Isola di rate, il patrimonio della Regione si sgonfiava clamorosamente. Dopo l'ultimo accertamento, addirittura dimezzato.
Il presidente gelese ci ha messo del suo. Non che i suoi predecessori avessero brillato, in questo senso, ci mancherebbe. Ma il ricorso a mutui e indebitamenti vari è stato massiccio negli ultimi anni. L'ultimo "partirà" proprio tra tre giorni: il 30 giugno scatta il primo pagamento del prestito per gli investimenti degli enti locali: 145 milioni di euro da restituire in 29 anni e mezzo. Insomma, si parte il 30 giugno e si arriva allo scadere del 2045. E la data di avvio dell'ultimo mutuo è anche a suo modo simbolica, visto che quello sarà il giorno del giudizio di parifica della Corte dei conti sul bilancio regionale.
Uno dei capitoli di quel giudizio sarà certamente dedicato al peso dei prestiti della Regione che, come detto, è cresciuto negli ultimi anni. Solo in era Crocetta, infatti, sono stati accesi mutui per oltre tre miliardi di euro. Sette prestiti in poco più di tre anni: tra cui quello da 1,7 miliardi utilizzato per ripianare i debiti della Sanità. Un mega-prestito che porta oltre i due miliardi la spesa per finanziamenti solo nell'ultimo esercizio finanziario. Una uscita in parte ridotta da una rinegoziazione dei mutui già accesi e dall'estinzione, proprio nel 2015, di mutui accesi all'inizio del nuovo secolo. Operazioni che hanno fatto risparmiare quest'anno circa 700 milioni.
Ma la cifra sulle spalle dei siciliani è quella: 8,183 miliardi di prestiti, da restituire gradualmente: una prima fetta si estinguerà tra il 2022 e il 2025. Un altro pacchetto (mutui accesi per cofinanziare i programmi nazionali) "scadrà" tra il 2031 e il 2032. E poi c'è la sfilza di mutui accesi dai governi Lombardo e Crocetta: dopo la ridiscussione dei termini del mutuo col Ministero, questi scadranno tra il 2044 e il 2045. A ogni siciliano (anche a quelli che verranno) è stato regalato un debito di circa 1.600 euro a testa. Da pagare in comode cambiali per i prossimi decenni.
Mutui da garantire nonostante il patrimonio della Sicilia sia di gran lunga inferiore a quanto si era immaginato e certificato in questi anni. Come emerge dal rendiconto del 2015, infatti, la Sicilia ha una condizione patrimoniale gravissima. Per intenderci, se si trattasse di una azienda il fallimento sarebbe certo. Anzi certissimo. Un patrimonio che è "dimagrito" di circa 7,7 miliardi, dopo, probabilmente il riaccertamento dei cosiddetti "residui attivi": somme storicamente inscritte al bilancio come entrate, ma non più incassabili dallo Stato. E così, se la pulizia dei residui, voluta dall'assessore Baccei, è stata una "operazione verità", quello che resta è un patrimonio con "attivi" per 7,8 miliardi e "passivi" per 16,4 miliardi. In pieno e pericolosissimo "squilibrio", insomma.
È questa la Sicilia che i governi stanno lasciando alle future generazioni e agli amministratori che verranno. Una Regione che ha evitato il default semplicemente mettendo la polvere sotto il tappeto o spostando i problemi al futuro, quando a occuparsene saranno classi politiche e generazioni diverse. Che dovranno sobbarcarsi altri sacrifici. Quelli regalati ai siciliani dal recentissimo accordo "storico" firmato dal presidente Crocetta con lo Stato. Un accordo che "scongela" mezzo milione, destina all'Isola entrate per 1,6 miliardi. Ma obbliga la Regione a nuovi sanguinosi tagli. Ma solo più in là. Quando questo governo non ci sarà più. E il nuovo, già indebitato e con un patrimonio ridotto all'osso, tra le altre cose dovrà anche impegnarsi, negli anni dal 2017 e il 2020, a ridurre la spesa corrente "in misura non inferiore al 3 per cento per ciascun anno rispetto all'anno precedente". Un altro mezzo milione almeno. Sulle spalle dei siciliani.
27 Giugno 2016
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