TANTI RIFUGI SUGGESTIVI IN MONTAGNA ORMAI SONO IN STATO DI ABBANDONO A CAUSA DI UNA POLITICA CHE DA ANNI NON SI OCCUPA DI ORGANIZZARE E UTILIZZARE IL COMPARTO DEGLI OPERAI FORESTALI
Ricevo e pubblico
dal Presidente MAB Sicilia
Salvatore Ferrara
Tanti rifugi suggestivi in montagna ormai sono in stato di abbandono a causa di una politica che da anni non si occupa di organizzare e utilizzare il comparto degli operai forestali
I rifugi in tutto il mondo fanno parte della rete turistica e sono molto richiesti, da noi attualmente per una cattiva gestione politica e amministrativa non certo imputabile agli operai forestali sono attualmente in stato di abbandono isolati e aperti occasionalmente. Noi del MAB Sicilia reclamiamo da tempo l’urgente utilizzo degli operai forestali per il loro recupero ed impiego. Un rifugio come il Rifugio della Galvarina a 1818 metri di quota sull’Etna, sotto i maestosi coni vulcanici. Oppure un rifugio come quello di Case Leone o Case di Gebbia all’interno del Parco dei Sicani. E poi quello di "Monte Catalfano", a quota 300 metri nel comprensorio marittimo di Aspra che guarda il golfo di Palermo. No, niente di tutto questo. La Sicilia e il Governo Regionale dei rifugi montani non si occupano e non guardano alle progettazioni mozzafiato delle montagne siciliane. La forestale un tempo ben gestita è stata fautore attraverso le maestranze “operi forestali” del recupero delle vecchie abitazioni all’interno dei demani forestali con la loro trasformazione in rifugi, il modello dev'essere quello dei Parchi Americani o delle Alpi, una costellazione di strutture accoglienti che si incontrano lungo le traversata, rifugi in pietra, con una storia, attrezzati, dove c’è sempre una parte invernale aperta, riforniti, dove si esprime l'attitudine al mutuo-aiuto tipica di chi ama la montagna: la possibilità di accedere alla riserva di risorse economiche donate dagli escursionisti. E tutti, alla fine, lasciano più di quel che trovano. Non come da noi dove, si trovano chiusi o sono spariti anche le panche; oppure sono spesso isolati perché la strade e i sentieri non vengono puliti e sistemati. Basterebbe guardare anche un po' più su per ispirarsi a un nuovo modo di gestire i rifugi in Sicilia, dove le strutture sono ben fatte, in muratura, e dove esistono anche bivacchi particolari come il grande tubo ecosostenibile sul Monte Bianco (realizzato senza che nessuno urlasse allo scempio). Le strutture attrezzate in Sicilia aperte agli escursionisti nella stagione estiva e invernale si contano sulle dita di una sola mano. Le altre strutture sono fatiscenti e abbandonate, chiuse, un patrimonio che di certo non frutterebbe economia di massa, ma sarebbe in grado di dare, se messa a sistema, una marcia in più al piccolo turismo montano, oltre che essere un servizio agli escursionisti. I rifugi andrebbero recuperati anche per intercettare il turista, la cui attitudine è di cercarli per il puro gusto di vivere la montagna. E' il cosiddetto “turismo itinerante” che, altrimenti, rischiamo di perdere. La classe politica e dirigenziale deve avviare urgentemente con l’ausilio costante di operai forestali, che di certo non mancano, un percorso di recupero e mantenimento e accoglienza dei rifugi di montagna a tutto tondo con un più ampio intervento anche per i sentieri. Come Associazione MAB Sicilia siamo convinti che ci si riuscirà ma solo grazie all’ausilio di una buona organizzazione e gestione degli operai forestali, e forse potremo avere qualche motivo in più per strappare, in senso buono, i turisti alle montagne del Nord.
Presidente MAB Sicilia
Salvatore Ferrara
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