L’ultimatum romano alla Sicilia
Nuova legge entro il 15 luglio o impugnativa
Un ultimatum in tutto e per tutto. L’assessore regionale all’economia Alessandro Baccei è tornato a mani vuote ieri da Roma. Era andato per ottenere garanzie sul trasferimento dei circa 300 milioni di euro derivanti dall’accordo in conferenza Stato – Regione inseriti in finanziaria regionale e indispensabili per pagare forestali e precari in genere già a fine luglio. Da questi soldi dipendono gli stipendi anche se ancora non quelli dei regionali.
Ma invece di portare soldi in cassa Baccei è tornato con un ultimatum. Entro il 15 luglio dal ministero vogliono vedere approvata la legge che modifica la finanziaria regionale 2015 o sarà impugnativa. dunque c’è tempo solo fino a mercoledì della prossima settimana.
Niente soldi, dunque, per il momento almeno fino a quando non saranno soddisfatte le richieste romane. Le norme prove di copertura ammonterebbero a circa un miliardo di euro. Fra i provvedimenti contestati anche quelli che impegnano proprio i 300 milioni in questione.
Dal governo, però, una via d’uscita a questa situazione la indicano, anche se non proprio semplice. Approvata la legge di modifica della finanziaria, il ministero rilascerebbe i 300 milioni ed eviterebbe l’impugnativa solo sulle norme che hanno effetti sul bilancio corrente, quello di quest’anno. Resterebbero sotto la spada di Damocle dell’impugnativa, però, le norme che regolamentano il bilancio triennale e dunque che hanno effetti su 2016 e 2017.
Dunque una impugnativa rischia di arrivare comunque ma in questo modo si darebbe tempo alla Regione di correggere i conti con la prossima finanziaria anche se trovare circa 680 milioni di euro nel 2016 non è cosa facile. Insomma più si va avanti, più difficile si fa la situazione economico/finanziaria della Regione. Non sembra esserci nessun accenno di rientro dalle esposizioni, al contrario il debito cresce e i nodi al pettine aumentano.
Oggi, intanto, la legge di rettifica è in commissione. A sala d’Ercole dovrebbe arrivare domani. Per rispettare i tempi imposti da Roma dovrebbe essere approvata entro la fine della settimana ma c’è da aspettarsi, ancora una volta, deputati indignati perché ‘scippati’ ancora una volta delle proprie prerogative. Insomma il parlamento rischia di essere ridotto ad un mero organo di ratifica di quanto deciso altrove.
07 Luglio 2015
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