Sabato scorso la morte dei fratellini
Tragedia Macalube d’Aragona
Le precisazioni di Legambiente Sicilia
Dopo i tragici fatti di sabato scorso
nella Riserva Macalube d’Aragona, Legambiente Sicilia che gestisce il
sito ha tenuto una conferenza stampa ed inviato una nota in cui
ricostruisce la vicenda formulando anche alcune precisazioni.
Ecco cosa scrive il direttore della Riserva, Mimmo Fontana.
La Riserva Naturale delle Macalube di Aragona è gestita per conto della Regione Siciliana, in convenzione, da Legambiente, che da 18 anni ha l’incarico di occuparsi di:difesa degli habitat naturali, fruizione e valorizzazione,ricerca scientifica.
Rispetto ai primi due aspetti, seppur con mezzi insufficienti, la passione e la professionalità di operatori e volontari ha garantito ottimi risultati. Tanto che quest’anno le recensioni e i giudizi degli utenti di Tripadvisor (la Riserva viene visitata da una media di 15.000 persone all’anno provenienti da tutto il mondo) le hanno assegnato il certificato di eccellenza.
Per quanto riguarda la ricerca, purtroppo, dopo il primo studio redatto dal INGV, tutti i progetti presentati in questi anni per monitorare il fenomeno e approfondire le conoscenze, non sono stati finanziati per mancanza di risorse.
Se è un posto pericoloso, allora perché non lo chiudete? E’una domanda che ci è stata posta da più parti e che potrebbe essere rivolta a tutti i gestori di aree naturali protette. Questa la risposta: la convenzione con la quale la Regione affida la gestione prevede che Legambiente possa limitare la fruizione per motivazioni di urgenza e necessità. Ciò è sempre avvenuto quando siano stati rilevati i fattori che potevano determinare laumento del rischio per la pubblica incolumità.
Si conosce l’esistenza delle Macalube, che in arabo significa proprio ribaltamento, da almeno duemila anni. Prima dell’istituzione della Riserva, nel 1995, l’area semplicemente non era gestita. Ci lavoravano i contadini, ci pascolavano le greggi, le persone ci passeggiavano senza la presenza di cartelli informativi. È comunque doveroso distinguere tra pericolo e rischio. Il fenomeno è pericoloso, ma i rischi possono essere contenuti, come è avvenuto in questi 18 anni in cui circa 200mila persone hanno visitato i vulcanelli. Lo stesso vale anche per i vulcani come l’Etna o il Vesuvio.
La proprietà dei terreni su cui è avvenuto l’incidente, dove si concentra il fenomeno geologico appartiene al demanio della Regione Siciliana che nel corso degli anni ne ha portato a compimento l’esproprio. A integrazione, Legambiente, grazie ai fondi del progetto LIFE, ha inoltre acquistato il resto dei terreni della zona A per tutelare larea di maggior pregio naturalistico-vegetazionale dalle aggressioni esterne. Anche tali terreni dal 2008 sono dati in uso alla Regione.
Il monitoraggio del rischio. Legambiente gestisce per conto della Regione Siciliana la Riserva delle Macalube, nella qualità di delegato di pubbliche funzioni. In questi anni, grazie alla competenza di geologi dipendenti della Legambiente che hanno avviato la sua gestione e sempre seguito la sua conduzione, gli operatori attualmente assegnati alla riserva hanno maturato un’esperienza tale da poter garantire la fruizione in condizioni di sicurezza.
Ciò significa che ogni volta che i sopralluoghi hanno rilevato anche il minimo segnale di aumento del grado di pericolo, la Riserva è stata immediatamente chiusa in via preventiva, come nello scorso mese di agosto. È innegabile che l’evento di sabato è stato di carattere straordinario, tanto che nel monitoraggio concluso dall’operatore poco prima del ribaltamento non erano stati ravvisati segnali di rischio. Siamo da sempre convinti del fatto che la ricerca scientifica debba essere sostenuta e continueremo a esserlo, che studiare a fondo fenomeni naturali come questo possa essere uno strumento efficace per ridurre i rischi. Ma riteniamo che le anomalie relative al tragico episodio avrebbero probabilmente reso inefficace anche un controllo strumentale.
I fondi messi a disposizione per la gestione della riserva Macalube di Aragona sono stati poco più di 30.000 euro l’anno, destinati alle spese di funzionamento (affitto sede, utenze, carburante) e gestione ordinaria (pulizia e fasce parafuoco), non potevano essere destinati a interventi strutturali e di ricerca scientifica come una rete di monitoraggio fissa.
Le operazioni di soccorso. Appena saputo dell’incidente, gli operatori della Riserva sono tornati immediatamente sul posto e hanno partecipato in prima persona al tentativo di estrarre le vittime. Lo può testimoniare chiunque fosse sul luogo, lo dimostra il fango di cui erano ricoperti. Legambiente ha anche collaborato alle operazioni dell’elicottero della Guardia di finanza. Dispiace leggere ricostruzioni diverse, che denunciano l’assenza di Legambiente in quelle ore cruciali.
Speriamo di avere contribuito a fare chiarezza su alcune questioni che, inevitabilmente, hanno prodotto equivoci ed errata informazione. C’è un’indagine della magistratura a cui abbiamo già dato la nostra piena disponibilità e collaborazione. Riteniamo che si debba però avere la lucidità di comprendere che il rapporto con la natura ci mette a confronto con pericoli anche di questo tipo.
Legambiente Sicilia è vicina alla famiglia Mulone per la sciagura che ha tolto la vita ai piccoli Laura e Carmelo. Il cordoglio si estende anche ai Carabinieri (il padre dei piccoli è un appuntato dell’Arma) e alle comunità di Aragona e Joppolo.
I funerali delle due vittime si terranno domani nella chiesa Madonna di Pompei ad Aragona.
Ecco cosa scrive il direttore della Riserva, Mimmo Fontana.
La Riserva Naturale delle Macalube di Aragona è gestita per conto della Regione Siciliana, in convenzione, da Legambiente, che da 18 anni ha l’incarico di occuparsi di:difesa degli habitat naturali, fruizione e valorizzazione,ricerca scientifica.
Rispetto ai primi due aspetti, seppur con mezzi insufficienti, la passione e la professionalità di operatori e volontari ha garantito ottimi risultati. Tanto che quest’anno le recensioni e i giudizi degli utenti di Tripadvisor (la Riserva viene visitata da una media di 15.000 persone all’anno provenienti da tutto il mondo) le hanno assegnato il certificato di eccellenza.
Per quanto riguarda la ricerca, purtroppo, dopo il primo studio redatto dal INGV, tutti i progetti presentati in questi anni per monitorare il fenomeno e approfondire le conoscenze, non sono stati finanziati per mancanza di risorse.
Se è un posto pericoloso, allora perché non lo chiudete? E’una domanda che ci è stata posta da più parti e che potrebbe essere rivolta a tutti i gestori di aree naturali protette. Questa la risposta: la convenzione con la quale la Regione affida la gestione prevede che Legambiente possa limitare la fruizione per motivazioni di urgenza e necessità. Ciò è sempre avvenuto quando siano stati rilevati i fattori che potevano determinare laumento del rischio per la pubblica incolumità.
Si conosce l’esistenza delle Macalube, che in arabo significa proprio ribaltamento, da almeno duemila anni. Prima dell’istituzione della Riserva, nel 1995, l’area semplicemente non era gestita. Ci lavoravano i contadini, ci pascolavano le greggi, le persone ci passeggiavano senza la presenza di cartelli informativi. È comunque doveroso distinguere tra pericolo e rischio. Il fenomeno è pericoloso, ma i rischi possono essere contenuti, come è avvenuto in questi 18 anni in cui circa 200mila persone hanno visitato i vulcanelli. Lo stesso vale anche per i vulcani come l’Etna o il Vesuvio.
La proprietà dei terreni su cui è avvenuto l’incidente, dove si concentra il fenomeno geologico appartiene al demanio della Regione Siciliana che nel corso degli anni ne ha portato a compimento l’esproprio. A integrazione, Legambiente, grazie ai fondi del progetto LIFE, ha inoltre acquistato il resto dei terreni della zona A per tutelare larea di maggior pregio naturalistico-vegetazionale dalle aggressioni esterne. Anche tali terreni dal 2008 sono dati in uso alla Regione.
Il monitoraggio del rischio. Legambiente gestisce per conto della Regione Siciliana la Riserva delle Macalube, nella qualità di delegato di pubbliche funzioni. In questi anni, grazie alla competenza di geologi dipendenti della Legambiente che hanno avviato la sua gestione e sempre seguito la sua conduzione, gli operatori attualmente assegnati alla riserva hanno maturato un’esperienza tale da poter garantire la fruizione in condizioni di sicurezza.
Ciò significa che ogni volta che i sopralluoghi hanno rilevato anche il minimo segnale di aumento del grado di pericolo, la Riserva è stata immediatamente chiusa in via preventiva, come nello scorso mese di agosto. È innegabile che l’evento di sabato è stato di carattere straordinario, tanto che nel monitoraggio concluso dall’operatore poco prima del ribaltamento non erano stati ravvisati segnali di rischio. Siamo da sempre convinti del fatto che la ricerca scientifica debba essere sostenuta e continueremo a esserlo, che studiare a fondo fenomeni naturali come questo possa essere uno strumento efficace per ridurre i rischi. Ma riteniamo che le anomalie relative al tragico episodio avrebbero probabilmente reso inefficace anche un controllo strumentale.
I fondi messi a disposizione per la gestione della riserva Macalube di Aragona sono stati poco più di 30.000 euro l’anno, destinati alle spese di funzionamento (affitto sede, utenze, carburante) e gestione ordinaria (pulizia e fasce parafuoco), non potevano essere destinati a interventi strutturali e di ricerca scientifica come una rete di monitoraggio fissa.
Le operazioni di soccorso. Appena saputo dell’incidente, gli operatori della Riserva sono tornati immediatamente sul posto e hanno partecipato in prima persona al tentativo di estrarre le vittime. Lo può testimoniare chiunque fosse sul luogo, lo dimostra il fango di cui erano ricoperti. Legambiente ha anche collaborato alle operazioni dell’elicottero della Guardia di finanza. Dispiace leggere ricostruzioni diverse, che denunciano l’assenza di Legambiente in quelle ore cruciali.
Speriamo di avere contribuito a fare chiarezza su alcune questioni che, inevitabilmente, hanno prodotto equivoci ed errata informazione. C’è un’indagine della magistratura a cui abbiamo già dato la nostra piena disponibilità e collaborazione. Riteniamo che si debba però avere la lucidità di comprendere che il rapporto con la natura ci mette a confronto con pericoli anche di questo tipo.
Legambiente Sicilia è vicina alla famiglia Mulone per la sciagura che ha tolto la vita ai piccoli Laura e Carmelo. Il cordoglio si estende anche ai Carabinieri (il padre dei piccoli è un appuntato dell’Arma) e alle comunità di Aragona e Joppolo.
I funerali delle due vittime si terranno domani nella chiesa Madonna di Pompei ad Aragona.
29 Settembre 2014
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni commento anonimo sarà cestinato, verranno pubblicati tutti tranne quelli offensivi e/o volgari, si ricorda che commentare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si dice. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. Quelli con profilo Anonimo DEVONO essere firmati alla fine del commento altrimenti saranno cancellati. Il titolare del blog declina ogni responsabilità per i commenti rilasciati da terzi. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro rimozione.